26 settembre 2012

AMBIENTE: COME LA REGIONE CI TARTASSA PER FIGURARE PRIMA DELLA CLASSE


A fine anno scorso la Regione Lombardia ha adottato una delibera (2601/11) per regolamentare gli impianti termici (residenziali). È un testo di 42 pagine in perfetto burocratese, che istituisce un catasto regionale, un albo di ispettori e una lunga lista di dettagliatissimi adempimenti, per i quali sono previste ben 24 diverse possibili sanzioni. Tutto questo comporta costi molto elevati che finiscono ovviamente a pesare su tutti i condomini. Quale vantaggio potrà ricavare l’ambiente da questo censimento e dalla nuova marea di carte richieste? Nella delibera non vi è alcun riferimento a ricerche per stimare l’entità dei benefici che potrebbero derivarne (di quanto si pensa di ridurre le emissioni di C02 con questa normativa?) né per stimarne il costo complessivo, diretto e indiretto, per la collettività. Evidentemente non si è neppure pensato a confrontare il costo sociale per ridurre per questa via una tonnellata di CO2 col costo di misure alternative. Non mi stupisco, questa classe politica pensa solo alla propria immagine (a poter dire: siamo all’avanguardia…) e non si pone nemmeno il problema dei costi per i “sudditi”.

La delibera rende anche obbligatoria, tra l’altro, l’istallazione di apparecchi per la termoregolazione e contabilizzazione del calore su tutti i caloriferi entro il 2014. Ogni valvola costa tra i 130 e i 150 euro per calorifero (+IVA), cui va aggiunto il costo annuo per il servizio di lettura e raccolta dati oltre ai notevoli costi per l’adeguamento delle centrali termiche al nuovo regime del calore, nella maggior parte dei casi. Un grosso investimento che graverà sulle spese condominiali (ben più di mille euro per un appartamento medio-piccolo), aggiungendosi ai tanti altri rincari che gravano sulle famiglie in questi anni di crisi. Gli esperti stimano che l’istallazione di questi apparecchi possa ridurre i consumi del 5-7%. Facendo delle stime su casi concreti si arriva alla conclusione che per recuperare l’investimento col risparmio di consumo occorreranno tra i 40 e i 50 anni. Se si considerano anche gli interessi e gli inevitabili interventi di manutenzione l’operazione comporta per l’utente una perdita certa e notevole.

In un precedente articolo ho commentato la propensione della Regione a governare per editti. Si sono chiesti, ad esempio, come potrebbero mai tutti i condomini della Lombardia dotarsi di queste apparecchiature entro il 2014? Ci sono sufficienti imprese in grado di fornire tanti apparecchi e tanti servizi, e stilare i relativi contratti? La Regione erogherà sanzioni a tutti gli inadempienti o prorogherà ulteriormente le scadenza, com’è malcostume in Italia?

D’altronde questo non è il solo caso di leggi regionali il cui principale intento sembra quello di primeggiare per sensibilità ambientale. Ricordiamo l’introduzione dell’obbligo della certificazione energetica per tutte le unità immobiliari che vengano vendute o affittate. Ogni certificazione può costare tra i 300 e i 1000 euro, cui va aggiunto il dispendio di tempo e, per l’amministrazione comunale, l’onere di protocollare, archiviare e gestire quest’enorme massa di carte. I parametri sono tali che praticamente tutte le vecchie case di Milano risultano in classe G, la più bassa. Si tratta quindi di un esercizio assolutamente inutile nella maggior parte dei casi, che in altre Regioni è stato evitato consentendo l’autodichiarazione in classe G senza certificazione. La certificazione può essere un utile incentivo per le nuove costruzioni; per i vecchi edifici sarebbe assai meglio spendere per interventi migliorativi piuttosto che per inutili pezzi di carta.

Si obietterà ovviamente sottolineando l’importanza di abbattere le emissioni di CO2 e richiamando tutto l’armamentario ideologico ambientalista. Ma il punto è: dobbiamo affrontare questi problemi in una logica di mercato o con editti e burocrazia? Non esistono modi assai meno costosi per la collettività per raggiungere certi obiettivi? I carburanti per riscaldamento domestico in Italia sono già super tassati a confronto di altri paesi: perché non lasciare gli individui liberi di decidere se sia per loro conveniente o meno l’istallazione di apparecchi per la termoregolazione del calore? Mercato significa libertà di ottimizzare scelte e investimenti sulla base dei prezzi relativi, e liberazione da tutto l’armamentario burocratico di notifiche, ispezioni, verifiche, sanzioni.

Imposte di carattere generale come quelle sull’emissione di CO2 inducono a scelte d’investimento ottimali per raggiungere l’obiettivo, salvaguardando la libertà e la funzione del mercato. Interventi “burocratici” su specifici settori rischiano invece di portare a veri disastri come nel caso degli incentivi alle fonti rinnovabili che hanno fatto crescere del 50% il costo della produzione di energia elettrica in Italia, a fronte di limitatissimi ed elusivi vantaggi per l’ambiente. In questo caso, come per gli editti della Regione Lombardia, sembra che la nostra classe politica si senta investita del potere di regolamentare a suo arbitrio l’economia e la nostra vita prescindendo del tutto dalla logica dei prezzi e del mercato. Il risultato è l’impoverimento progressivo del paese.

Si continua a ripetere che uno dei maggiori freni alla crescita è l’eccessivo peso della burocrazia e ogni nuovo governo proclama di impegnarsi per semplificare e alleggerire gli oneri burocratici, ma la cultura non cambia, nemmeno con questo governo, e le Regioni contribuiscono non poco ad aggiungere sempre nuove contorsioni al dedalo di norme, adempimenti e sanzioni.

 

Giorgio Ragazzi

 



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