26 settembre 2012

libri – LA STAGIONE DELLE SCELTE


 

LE STAGIONI DELLE SCELTE

LODOVICO MENEGHETTI ARCHITETTURA E SCUOLA

a cura di Daniele Vitale

Il Poligrafo

Padova giugno 2011

 

L’occasione di questo libro è stata l’invito rivolto a Lodovico Meneghetti da Guido Canella e Daniele Vitale a tornare nella nostra facoltà di architettura della Bovisa, dove aveva insegnato fino al 2001, per raccontare la sua storia, fatta non solo di una importante vicenda professionale, ma anche, e forse ancor più, di insegnamento e impegno politico e culturale. Oltre al suo appassionato e documentato racconto, il libro raccoglie anche una serie di testimonianze di chi ha avuto e ha ancora con lui rapporti significativi. Tra gli altri, oltre a Canella e Vitale anche Antonio Monestiroli, Massimo Fortis, Giancarlo Consonni, Sergio Brenna e Federico Bucci, che sono stati colleghi del Politecnico, ma anche compagni di lotta politica come Fausto Bertinotti, Cesare Bermani e Sergio Rizzi, fino ad alcuni suoi ex studenti.

Io stesso sono stato invitato a dare la mia testimonianza, e ciò mi ha offerto l’opportunità di rievocare il momento per me particolarmente significativo della mia iniziazione all’architettura, allorché nel 1958 entrai come apprendista nello studio degli Architetti Associati, che egli aveva fondato qualche anno prima a Novara assieme a Vittorio Gregotti, con la successiva cooptazione di Giotto Stoppino. Nel periodo di permanenza nel loro studio ebbi la possibilità di assistere al passaggio dalla stagione degli esordi a quella dell’affermazione e del riconoscimento del loro lavoro anche a livello internazionale. Transizione alla quale corrispose una drastica conversione dei riferimenti di contenuto dei loro progetti da un colto razionalismo a un sofisticato storicismo.

Questo passaggio cruciale corrispose per Meneghetti alla fase del suo più coinvolgente impegno politico, come militante della sinistra del Partito socialista, che lo portò a diventare assessore all’urbanistica di Novara dal 1956 al 1960, pur senza rinunciare a partecipare molto attivamente al lavoro dello studio, incarnando quella che a mio parere ha rappresentato un’intrinseca contraddizione ma vissuta, da marxista, in modo particolarmente significativo: essere al contempo un colto architetto impegnato nella ricerca di linguaggio e un politico di orientamento marcatamente progressista.

Proprio in quella fase furono infatti progettati e realizzati alcuni edifici, arredamenti e mobili che si imporranno all’attenzione dei colleghi già più affermati, come Ridolfi, Albini e Rogers, e che porranno il loro studio a pieno titolo al centro del dibattito sul neoliberty. Ma fu anche la stagione del determinante contributo al fervore culturale che si era manifestato attorno alla Triennale di Milano, che gli offrì l’opportunità di partecipare alla progettazione della straordinaria sezione dedicata al tempo libero della tredicesima edizione. È in quello stesso periodo che Meneghetti, esaurito il suo mandato come assessore all’urbanistica, realizzerà il nuovo piano regolatore di Novara ed altri piani di settore alla ricerca di una concretezza dell’azione politica e del proprio impegno che, nella prima metà degli anni ’60, l’urbanistica sembrava ancora consentire.

La stagione successiva si era nel frattempo già avviata nel 1963 con la scelta di trasferire lo studio a Milano, l’assunzione di impegni professionali di maggiore consistenza con gli interventi per le cooperative edilizie, tra i quali resta memorabile quello di via Palmanova che porta a compimento l’esperienza compositiva inaugurata a Novara con il complesso di via S. Francesco d’Assisi, depurato dalle inflessioni stilistiche e arricchito di un affinamento tipologico molto significativo. Milano sarà anche lo scenario nel quale si esaurirà l’esperienza professionale del sodalizio con Gregotti e Stoppino con la chiusura dello studio nel 1969 e la scelta di Meneghetti di dedicarsi completamente all’insegnamento nella Facoltà di Architettura, dove già dal 1964 aveva iniziato a collaborare come assistente di Franco Albini.

Ma la scelta più rilevante operata da Meneghetti in questo passaggio cruciale è rappresentata dall’orientarsi verso la ricerca e l’insegnamento dell’urbanistica che, riprendendo il filo del discorso avviato con l’esperienza di assessore e autore del piano di Novara, trova ora l’opportunità di riformularsi in termini scientifici basandosi sullo studio delle dinamiche sociali e del territorio in collaborazione con Piero Bottoni, figura emblematica del Movimento Moderno nel nostro paese, e interagendo sempre da protagonista con il gruppo di vivaci assistenti che si era raccolto attorno a lui.

A rendere più significativa l’esperienza accademica ci fu la concomitanza con l’inizio delle agitazioni studentesche, che ad architettura anticiparono il Sessantotto fin dalla prima occupazione del ’63. È infatti nella Facoltà di Architettura che Meneghetti, ottenuta in seguito la cattedra di urbanistica, ha certamente dato il meglio di sé, esprimendo in modo diretto e senza mediazione le istanze di un impegno a tutto tondo, interagendo con le altre figure impegnate nella battaglia per il rinnovamento dell’urbanistica e dell’architettura nel nostro paese.

Al di là della vicenda biografica di Meneghetti questo libro ripercorre mezzo secolo di storia del nostro paese e della lotta, purtroppo fallita, per affermare una cultura architettonica e urbanistica dei contenuti e dei valori, invece che di pura immagine e di consumo, con conseguente distruzione dell’ambiente. Una lotta alla quale egli non ha tuttavia mai rinunciato, riproponendone le tematiche e aggiornandole alle nuove contraddizioni che la storia ha fatto inesorabilmente esplodere davanti a noi e che le discipline del progetto appaiono sempre meno in grado di fronteggiare, surclassate, come sono, dal dilagante liberismo e economicismo.

La sua collaborazione al sito web fondato nel 2003 e diretto da Edoardo Salzano (www.eddyburg.it), per il quale ha scritto decine di interventi, raccolti e pubblicati in quattro volumi, rappresenta oggi il terreno, praticato con efficacia, del suo impegno e del suo contributo al dibattito sull’architettura e sull’urbanistica. (Emilio Battisti)

 

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 

 



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