26 settembre 2012

musica


 

CONCERTO SPAGNOLO

Che sia stata una felice circostanza o un programma ben congegnato, fatto sta che la coincidenza della mostra di Picasso a Palazzo Reale, aperta giovedì scorso, e il concerto di musiche spagnole all’Auditorium che si è tenuto proprio quella sera, sembravano rispondere a un preciso disegno, quello di rappresentare un paese e un’epoca attraverso la lettura incrociata di musica e arte visiva.

Il concerto all’Auditorium era costruito su un programma compatto e intrigante: il “Capriccio spagnolo” opera 34 di Nikolaij Rimsky-Korsakov, la”Sinfonia spagnola” opera 21 di Edouard Lalò, la suite da “Il cappello a tre punte” di Manuel De Falla e ovviamente, per concludere, il “Bolero” di Maurice Ravel. Dei quattro autori, come si sa, solo De Falla è autenticamente spagnolo, mentre Ravel è basco-francese (nato nel delizioso borgo di pescatori di St-Jean-de-Luz, fra Biarritz e San Sebastian, proprio sul confine franco-iberico) e gli altri due sono uno russo di Novgorod e l’altro francese del nord, di Lille, entrambi affascinati dai ritmi delle danze spagnole. Tutti, come Picasso, nati nell’ottocento e morti nel novecento, con l’eccezione di Lalò che per pochi anni non ha fatto in tempo a superare il passaggio da un secolo all’altro.

Nel programma di sala Enzo Beacco osserva giustamente che la musica colta spagnola – come dicemmo qui qualche settimana fa a proposito di quella inglese – scompare misteriosamente alla fine del XVII secolo per ricomparire solo verso la fine dell’ottocento, e il concerto di cui parliamo ha voluto rappresentare proprio questa rinascita, non solo proponendoci la produzione nazionale spagnola (De Falla) ma anche rivelandoci l’interesse che i musicisti europei, francesi e russi in particolare, hanno mostrato verso di essa.

La nuova musica spagnola è costruita soprattutto su antiche danze popolari – alborade, fandanghi, seguidillas, farruche, jote, fino ai travolgenti flamenchi e boleri – intimamente legate alle tradizionali feste e celebrazioni che si svolgono ovunque nel paese (dall’Andalusia alla Galizia, dall’Estremadura alla Navarra) e che, nel concerto dell’Auditorium, sono esplose con la loro gioiosità ma anche con quella vena di malinconia e di nostalgia che sempre le permea; sicché la relazione fra quelle musiche e le tele, i disegni, le sculture, le ceramiche di Picasso non poteva lasciare indifferenti coloro che poco prima avevano visitato l’esposizione di Palazzo Reale. Ricordando peraltro che la scenografia della prima rappresentazione del balletto di De Falla (Londra 1919) fu realizzata proprio del grande artista andaluso!

Musica deliziosa, dunque, ma una esecuzione non delle migliori; la necessità di sostituire all’ultimo momento Zhang Xian (si è molto parlato del parto, anticipato e improvviso, che le ha fatto abbandonare il podio) ha costretto il bravissimo direttore Jader Bignamini a prendere in mano la bacchetta per un programma non suo, studiato in poche ore, e ciononostante realizzato con grande professionalità e impegno. È mancato purtroppo quell’ésprit de finesse che nell’esecuzione fa la differenza, e anche la giovane violinista nippo-canadese Karen Gomyo – che pure ha sfoggiato grinta e tecnica straordinarie – non ci è apparsa una raffinata interprete di Lalò; con eccessiva durezza ha tradito lo spirito “spagnolo” di un’opera che, come si sa, è più un Concerto per violino e orchestra che una Sinfonia, e che Lalò dedicò al grande violinista e compositore navarrese, Pablo de Sarasate, noto per le sue romanticissime opere come la “Fantasia dalla Carmen di Bizet”, i Capricci baschi, le Danze spagnole, le Arie tzigane e le Serenate andaluse.

***

A proposito di forfait dichiarati all’ultimo minuto, la sera successiva al Conservatorio per il festival MiTo, la English Chamber Orchestra avrebbe dovuto essere diretta da Sir Colin Davis in un programma che prevedeva il poema sinfonico “Le Ebridi” e la quarta Sinfonia (“Italiana”) di Mendelssohn, e al centro l’ottava Sinfonia (“Incompiuta”) di Schubert; ma il grande direttore inglese, che compie in questi giorni 85 anni, ha avuto un malore nel pomeriggio, è stato ricoverato (speriamo che nel frattempo si sia già ripreso) e l’orchestra è stata costretta a eseguire tutto il programma senza nessuno sul podio; il primo violino ha fatto sì le veci del direttore ma seduto al suo posto e suonando, dunque in grado di dare solo gli attacchi essenziali, e tuttavia il concerto si è svolto in assoluta tranquillità senza minimamente drammatizzare la situazione.

L’esecuzione è stata impeccabile, l’interpretazione di grande intensità; vero è che l’ECO è un’orchestra da camera, quindi non molto grande, che probabilmente era in tournèe e che dunque direttore e orchestrali avevano studiato molto bene e per tempo il programma. Ma lo spettacolo dell’orchestra che esegue due sinfonie tanto impegnative senza direttore ha lasciato incredulo il pubblico, costringendolo a riflettere molto attentamente. Potremmo dire, usando una parola particolarmente appropriata al caso, che è stato un evento “sconcertante”… ma evidentemente non troppo!

 

DA NON PERDERE

Domenica 28 ottobre alla Scala la Philharmonia Orchestra di Londra, diretta da Esa-Pekka Salonen, eseguirà due grandi capolavori: la Sinfonia n. 7 di Beethoven e la Sinfonia Fantastica di Berlioz. Il concerto serve a raccogliere fondi a sostegno di Villa Necchi Campiglio (un gioiello di architettura degli anni ’30, di Portaluppi, visitabile in via Mozart 14) e i biglietti sono già in vendita: prenotazioni e informazioni: FAI, Fondo Ambiente Italiano, telefono 02.467615237, e-mail concerti@fondoambiente.it

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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