18 settembre 2012

L’ANNO NERO DELLA SCUOLA MILANESE. IL PEGGIO È DIETRO L’ANGOLO


A Milano si sono riaperte le scuole e i genitori hanno potuto verificare la situazione drammatica della scuola milanese, ampiamente raccontata dai giornali e dagli stessi dirigenti scolastici. Inizia l’anno nero della scuola pubblica, quello delle reggenze, con tutti i dirigenti scolastici divisi tra più scuole e più plessi. In queste settimane il Comune approverà il suo piano di dimensionamento da proporre alla Regione. La situazione di oggi dovrebbe però insegnargli qualcosa, se solo volesse ascoltare le voci di protesta e comprenderne le ragioni.

Con grande chiarezza il professor Pessina, dirigente del liceo Berchet, ha spiegato, su La Repubblica del 7 settembre, la vita di un dirigente scolastico, incaricato della reggenza di un altro istituto e trasformato, così, da educatore in burocrate. “Non avendo il dono dell’ubiquità – ha scritto – sarò costretto a dividermi, un po’ qua e un po’ là. Firmando qualche carta urgente e occupandomi solo delle emergenze. Ecco avvenuta la trasformazione: da educatore ad amministratore. Volevo occuparmi di studenti, mi trovo immerso tra carte e atti amministrativi. Una deriva patologica, sbagliata e pericolosa che riflette una malintesa dirigenza scolastica di tipo aziendalista”.

Le reggenze di oggi, però, non sono altro che la prova generale degli accorpamenti del prossimo anno, con due differenze: 1) l’anno prossimo con il dirigente anche il direttore amministrativo dovrà dividersi tra più plessi (fino a sette) dei nuovi maxi-istituti; 2) le reggenze di quest’anno sono il risultato involontario e provvisorio di un concorso annullato dalla giustizia amministrativa, mentre saranno l’obiettivo finale e permanente del piano di dimensionamento.

Questo piano prevede l’unione, sotto la stessa dirigenza e con un unico direttore amministrativo, di due o più scuole e la riduzione del loro numero da 88 a 73. L’Amministrazione Comunale avrebbe potuto affrontare tale questione diversamente, limitandosi ad accorpare le scuole separate, facendo diventare tutte le istituzioni scolastiche degli Istituti Comprensivi, in un sistema scolastico forte e omogeneo, rispettoso di standard e parametri e della normativa vigente.

Se l’Amministrazione avesse avuto il coraggio e la fantasia di cercare una soluzione innovativa e alternativa, avrebbe anche potuto proporre, in via sperimentale, la realizzazione di una forte collaborazione tra istituti comprensivi e scuole dell’infanzia comunali (dei poli formativi), creando un bacino d’utenza sotto forma di comunità scolastica allargata e realizzando ovunque una piena “verticalizzazione”.

In una Regione che ha già raggiunto gli obiettivi di risparmio di spesa, la scelta del Comune di ostinarsi a proporre un piano di ampiezza eccessiva risulta, invece, incomprensibile, anche perché non porta alcun vantaggio e alcun risparmio all’Amministrazione cittadina. Si pensi che il Senato della Repubblica ha proposto al Governo di indicare una media regionale di alunni pari a 900, la Regione auspica una media provinciale di 1.000 alunni e il Comune, per eccesso di zelo, propone un piano con una media nella sola città di Milano di 1.000 alunni. Così il Comune propone di accorpare, senza ragione, istituti comprensivi normodimensionati, già oggetto di precedenti accorpamenti, indebolendoli, invece di tutelarli, dopo i tagli e le prove di questi anni.

Aspettiamo comunque segnali di ripensamento da tutti gli interlocutori istituzionali, e in particolar modo, dal sindaco Pisapia che da candidato, rispondendo a genitori preoccupati del futuro della scuola disse che “la scuola e la formazione” avrebbero rappresentato “uno degli elementi centrali dell’impegno dell’Amministrazione Comunale”. Non ci resta che sperare che il sindaco torni al suo proposito pre-elettorale e provi a cambiare Milano in meglio. È ancora in tempo per farlo,

 

Roberto Falessi*

 

*Presidente del Consiglio d’Istituto dell’ics E. Morosini B. Di Savoia


 



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