18 settembre 2012

SANITÀ: IL RIORDINO DELLE CURE PRIMARIE


Il Decreto “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute”, approvato il 5 settembre dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della salute, fornisce nel primo articolo chiare indicazioni alle regioni per riorganizzare l’assistenza sanitaria territoriale.

Il Decreto rimette mano all’articolo 8 del Decreto Legge 502/1992, intervenendo sulla disciplina del rapporto tra il servizio sanitario e i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici specialisti ambulatoriali che rappresentano i professionisti della salute delle cure primarie, ovvero del livello del servizio sanitario più vicino ai cittadini, in grado di farsi carico della quota prevalente dei loro bisogni di salute.

La novità del Decreto e la sua forza sta nella capacità di fornire finalmente una risposta chiara alle attese di rinnovamento delle cure primarie espresse negli ultimi anni dal mondo professionale, dando gli strumenti per attuare quanto contenuto negli ultimi Accordi collettivi nazionali per la medicina generale e la pediatria di famiglia.

L’obiettivo è di garantire ai cittadini un’assistenza territoriale per l’intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana e un’offerta integrata delle prestazioni, attraverso l’organizzazione del lavoro dei professionisti sanitari in gruppi mono professionali o multi professionali.

In un contesto di ridimensionamento dell’offerta assistenziale di tipo ospedaliero e di contrazione della spesa pubblica in ambito sanitario, il Ministero coglie l’urgenza di procedere a un contestuale riassetto delle cure territoriali per renderle in grado di rispondere ai bisogni di cura e assistenza dei cittadini. Tutti i principali portatori di interesse coinvolti, cittadini – professionisti della salute – amministratori della sanità, avvertono infatti l’inadeguatezza dell’attuale organizzazione a rispondere ai bisogni di assistenza sanitaria, radicalmente mutati nel corso degli ultimi decenni per effetto dei grandi cambiamenti demografico epidemiologici, che hanno determinato un incremento delle patologie croniche e delle condizioni di non autosufficienza.

Sarà competenza delle regioni dare forma a tali indicazioni, che prevedono l’adesione obbligatoria dei medici all’assetto organizzativo delineato. Il Governatore della Regione Lombardia, come altri colleghi, si è espresso criticamente sui contenuti del Decreto, denunciando un’invasione di campo nell’autonomia della Regione; in realtà la revisione dell’articolo 8 della 502 è un passaggio considerato da tutti necessario per ridefinire un quadro normativo nazionale, funzionale a consentire alle regioni modalità proprie di riorganizzazione del livello essenziale di assistenza delle cure primarie.

Al di là di quello che sarà l’iter parlamentare, le ricadute del Decreto per la sanità milanese non saranno quindi né automatiche né immediate. Come il Governatore Formigoni ha ricordato, le indicazioni del Decreto si inseriscono in Lombardia in un contesto di sviluppo organizzativo della medicina generale e della pediatria di famiglia con una crescita delle forme associative dei professionisti e la sperimentazione di “pacchetti di cura” per i malati cronici (CreG – Cronic Related Group).

A Milano le forme associative in rete o in medicine di gruppo coinvolgono il 55% dei medici di medicina generale e il 25% dei pediatri di famiglia. La sperimentazione dei CReG coinvolge una cinquantina di medici di medicina generale su un totale di 1122. Come si vede numeri molto parziali e ancora lontani dal rappresentare un’organizzazione delle cure primarie all’altezza dei bisogni di salute della popolazione.

La grande ricchezza dei servizi specialistici ambulatoriali e ospedalieri della città di Milano ha finora supplito alle carenze di assistenza territoriale, costituendo un quadro di utilizzo non appropriato della rete di offerta da parte dei cittadini, non più sostenibile nel tempo. Il Decreto può quindi rappresentare un’opportunità da raccogliere per ridisegnare il sistema cittadino delle cure primarie, raccogliendo gli elementi positivi delle esperienze sviluppate in questi anni, stimolando la partecipazione attiva dei professionisti e dei cittadini nel definirne i contenuti e i requisiti, tenendo conto del contesto territoriale specifico della città di Milano e dei suoi quartieri.

La sfida da raccogliere per ciascun portatore di interesse, in primis per i medici di medicina generale e i pediatri di famiglia, è di superare visioni parziali e rendite di posizione per contribuire a disegnare una rete sanitaria territoriale all’altezza dei bisogni dei cittadini, in grado di rendere sostenibile l’intero sistema di offerta, garantendo continuità delle cure tra territorio e ospedale e integrazione tra prestazioni sanitarie e sociali.

Alla politica, al Comune e ai cittadini il ruolo di partecipare attivamente con una funzione di proposta, stimolo e sostegno a un processo di cambiamento non solo tecnico, ma soprattutto culturale della sanità lombarda.

 

Paolo Peduzzi

 



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