18 settembre 2012

RENZI ARANCIONE: IO C’ERO


Luca Beltrami Gadola nel suo intervento su Renzi lo cala nell’area dove forte è stata l’esperienza arancione. Ci sono senz’altro delle analogie, l’entusiasmo che ha caratterizzato le primarie milanesi è identico. Ero alla riunione svoltasi all’ArciBellezza e mi ha colpito il clima di partecipazione, molto simile a quello che avevo percepito durante la nascita dei Comitati Prodi poi Comitati per l’Ulivo. Un’esperienza poi esauritasi, che ha ritardato di quindici anni una vera stagione di riforme.

Quello che fa oggi la differenza è che, una figura come Pisapia il PD ce l’ha “in casa”, non c’è bisogno di cercarla all’esterno, con tutti i risvolti negativi che comporta delegare al di fuori la leadership, basta pensare al ruolo del PD a Milano. Inoltre cosa molto importante Renzi, non parla solo a un pezzo di società, quella che si riconosce nel centrosinistra per intenderci, ma a tutta nel suo complesso. In questo senso è un uomo del XXI secolo espressione di un mondo in cui vecchi schemi, come quello delle classi rigide, sono superati.

Che è finito questo mondo lo si dice da più di venti anni, poi chissà perché l’armamentario ideologico, le rappresentanze, sono sempre le stesse. In Italia c’è una richiesta di modernità talmente forte, che in questi ultimi anni ha cercato delle risposte anche nel primo Berlusconi e prima ancora, negli anni ‘80, nel PSI di Craxi. Dall’altra parte le risposte di Bersani vengono percepite come conservatrici, centrate più sulla protezione di quello che rimane del partito, che comunque non è poco.

Infatti quello che ha caratterizzato l’incontro di Milano, era la presenza di moltissimi giovani, con il loro entusiasmo e anche probabilmente qualche ingenuità, ma credo che questa nuova generazione, meno ideologizzata e più pragmatica di altre, le supererà in fretta. Giovani precari che però citavano continuamente Ichino, che in qualche circolo del PD crea ancora brusii di disapprovazione.

Per tutta la prima parte della campagna per Renzi sarà facile attaccare certe vecchie incrostazioni, “sparare sul quartier generale” come si diceva una volta è abbastanza semplice, poi vengono i contenuti. Su questo aspetto non mi preoccuperei molto, visto che in questi ultimo venti anni non ho visto “visioni” particolarmente originali, sia da parte nostra, men che meno da parte del centrodestra.

L’“agenda Monti” sarà l’orizzonte all’interno del quale si collocheranno tutte le proposte di governo, sia di centrosinistra, sia di centrodestra. A destra prevarrà lo spirito liberista all’italiana, poche liberalizzazioni dei servizi e dei mercati, tanta nel mercato del lavoro. A sinistra quello liberale e liberalsocialista, vere liberalizzazioni, anche con necessarie forzature legislative, welfare solidale e temperato.

Se vogliamo fare un paragone, azzardato, Monti sta alla politica italiana del XXI secolo, come Hegel alla filosofia. Come abbiamo avuto la destra e la sinistra hegeliana, avremo la destra e la sinistra montiana. Mi era venuto in mente anche la destra e la sinistra peronista, ma non vorrei portasse male.

Tornando a Renzi, se vuole riempire di contenuti il suo entusiasmo, c’è un giacimento al quale può attingere. Sono le competenze interne al PD. Mi riferisco a quegli iscritti, che all’interno del loro lavoro sviluppano delle capacità eccellenti, ma che non hanno mai trovato nel partito un canale per poterle mettere a disposizione. I tentativi di aggregazione di conoscenze all’interno del PD sono diversi, ma non ancora riusciti ad avere un ruolo propositivo.

 

Massimo Cingolani



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