18 settembre 2012

DAL CINISMO AL CIVISMO: ARRIVA LA “GIORNATA DELLA VIRTÙ CIVILE”


«Peggio del terrorismo, delle stragi e dei delitti di mafia c’è solo l’oblio». È con queste parole che il sindaco Pisapia ha aperto lo scorso 3 settembre l’incontro pubblico in occasione del trentesimo anniversario della morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso, come noto, a Palermo proprio il 3 settembre 1982 con Emanuela Setti Carraro. Con lo stesso spirito del suo Sindaco, Milano si appresta a vivere, il 19 e 20 settembre, la “Giornata della virtù civile” promossa dall’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli. Due giorni di dibattiti (interverrà anche il Presidente della Rai Anna Maria Tarantola alla Bocconi), proiezioni, incontri e il tradizionale concerto conclusivo al Teatro Dal Verme, quest’anno dedicato proprio alla figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa (www.associazionecivilegiorgioambrosoli.it).

In due giorni, è ovvio, non si costruisce il senso civico di una città, tanto meno di una nuova generazione. Ma fare memoria, in questo caso, è particolarmente utile per provare a rivivere storie di valore cercando di imparare e assimilare dei comportamenti virtuosi. Scriveva il cardinale Giovanni Montini che «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Le storie di Ambrosoli, Dalla Chiesa, Galli, Tobagi, Alessandrini (ma se ne potrebbe citare ben di più!) hanno portato alla ribalta dei cittadini che hanno saputo essere maestri soprattutto in quanto testimoni.

Non eroi, dunque, ma cittadini nel senso più nobile della parola. In qualche modo testimoni involontari di una cittadinanza attiva e responsabile fondata su grandi e piccoli gesti quotidiani, a cominciare da un profondo senso del dovere e di responsabilità.

La “Giornata della virtù civile” tra i vari compiti ha quello di tenere alti, per dirla con titolo di un bel libro di Claudio Magris, i «livelli di guardia» contro tutte le degenerazioni possibili della vita sociale: il disprezzo per la cultura, la caduta della politica, la degenerazione dei rapporti civili, il populismo strisciante e l’illegalità diffusa. Di fronte a ciò ecco dunque l’importanza dei testimoni che in qualche modo (basta ascoltarli) invitano ciascuno di noi, semplicemente, a tenere un codice individuale di cose possibili.

È il civismo dei piccoli gesti, o meglio, come scriveva il cardinale Carlo Maria Martini «la rivoluzione del buon cittadino» che passa, innanzi tutto, dal rispetto delle regole e del prossimo, compreso l’avversario, il nemico. Le norme, a partire da quelle della Costituzione, sono infatti il più importante strumento disponibile per la tutela dell’interesse generale e proprio attraverso il rispetto di tali norme si gettano le fondamenta per la crescita di un paese intero.

Milano può dare molto alla causa della rinascita civile e in qualche modo è chiamata a tornare a rischiare di assumere il ruolo di guida illuminata, anche dal punto di vista morale, che in certi punti della sua storia ha saputo incarnare. In città ci sono tante eccellenze in molti settori, ma spesso serpeggia un senso di scollamento tra la politica e i cittadini che incide negativamente sulla costruzione di una comunità civica in cui sia il privato che il pubblico collaborano in armonia. Per l’economista Marco Vitale «bisogna allontanare gli uomini dalle tenebre e portare a galla gli esempi positivi». Ecco, il 19 e 20 settembre i milanesi saranno chiamati a riflettere proprio su questo, facendo memoria.

A ben pensarci, dal cinismo al civismo cambia solo una lettera. Forse è il segno che un cambiamento, o meglio, una rivoluzione, è possibile. Infondo basta cambiare una sola lettera, e tenere ben in vista quel codice individuale di cose possibili.

Martino Liva



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