11 settembre 2012

MATTEO RENZI IN TERRITORIO ARANCIONE


Giovedì scorso al circolo Arcibellezza si sono riunite le avanguardie di Matteo Renzi a Milano. Sala piena, dibattito vivace. Prospettive: è tutto da vedere a Milano come nel resto di Italia. A Milano però le cose sono un po’ diverse perché Milano è la culla del movimento “arancione” e l’elettorato milanese in occasione delle ultime comunali ha mostrato un’autonomia di giudizio e un’attenzione alla politica maggiore che altrove.

La giunta arancione funziona e, dopo i primi mesi di assestamento, va avanti e affronta i problemi – dai cosiddetti temi sensibili alle politiche del traffico – con un piglio al quale i milanesi non erano più abituati. Prima ancora che, a metà novembre, arrivasse il governo Monti, la giunta milanese si era già data la sua “agenda Monti” e aveva affrontato di petto la questione di un bilancio ereditato con più buchi di un gruviera. Forse dunque quello che è successo a Milano va guardato con attenzione e capito.

La storia la conosciamo: le primarie, Boeri, Pisapia, il ruolo del Pd, la comparsa dei grillini e la comparsa di liste civiche e altro ancora. Il risultato: una giunta e un consiglio che vede insieme professionisti della politica, qualcuno non certo di primo pelo, neofiti della politica giovani e meno giovani, espressioni della società civile e il supporto di un volontariato motivato, quanto indispensabile a tutti i livelli. La ricchezza delle diversità. È una formula vincente e ripetibile? Non lo so, certo un aspetto interessante nella direzione di avvicinare di nuovo i cittadini alla politica.

Difficile dunque prevedere chi godrà delle simpatie dell’elettorato che ha portato Pisapia a diventare sindaco. Una cosa è sicura: questa incertezza diverrà drammatica se i leader dei partiti attuali che si richiamano all’area di centrosinistra continueranno a dire quel che stanno dicendo sino a ora, chi invocando un Monti bis, chi cercando di appropriarsi della “agenda Monti”, chi proponendosi di correggere l’Agenda Monti nelle sue rigidità poco attente al sociale, chi sparando a zero sul governo Monti. Per questi ultimi la strategia è banale: non avendo proposte credibili e sensate da fare, visto che i sacrifici hanno toccato molti, si vanno a pescare gli scontenti in questo bacino. Ovvio, non sono il primo a dirlo.

Per gli altri il problema è più arduo perché tutti indistintamente, salvo le new entry, devono fare affidamento sulla memoria corta degli italiani ma forse a Milano meno corta che altrove. Dove stavano lorsignori, ora al governo ora all’opposizione, quando fu messo nel cassetto qualunque tentativo di una legge sul conflitto d’interesse? Chi è caduto nella trappola della Bicamerale? Chi ha svenduto ai Benetton le autostrade? Chi, pur disponendo di centri studi pagati dai contribuenti, non ha strillato mentre le banche finanziavano la speculazione edilizia e mobiliare? Chi non si è accorto che le banche e il mondo della finanza inondavano il mercato di carta straccia e titoli spazzatura? Chi ha fatto finta di non vedere, o ancor peggio non ha visto, quello che succedeva all’Ilva di Taranto? Magari anche qui disponendo di gruppi di lavoro sui temi ambientali?

Insomma chi non ha visto tutto quello che è successo e che sta alla base della crisi economica e sociale dalla quale stiamo appena ora scorgendo l’uscita? E a questo proposito, visto che tutti parlano del futuro perché non hanno il coraggio di guardare indietro, chi si fa la banale domanda: Mario Monti sta aggiustando i cocci del modello di sviluppo che stiamo seguendo. Basta così? Nessuna forma di discontinuità?

Questo vorrei chiedere a tutti, non solo a Matteo Renzi ma anche ai t/q (i trenta-quarantenni), lasciando ad altri i gossip sui parricidi o la troppa giovinezza di qualcuno ma con una precisazione tutta milanese: “meta paré metà danee”. Come dire anche: dimmi cosa vuoi fare, con chi, per chi e con che soldi e magari quando. Il resto me lo racconti quando non abbiamo di meglio da fare, magari mentre ci stiamo divertendo sull’esegesi della parola “riformista”.

 

Luca Beltrami Gadola



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