12 settembre 2012

libri – MENTITA SPEME


 

MENTITA SPEME

Due racconti in versi

Alberto Bellocchio

Moretti & Vitali 2012

pp.134, euro 12

 

“Mentita speme” è un autentico libro dell’inquietudine, ma non perché Bellocchio faccia il verso a Pessoa. Al contrario, sull’onda del brano struggente della “Favorita” di Donizetti, i protagonisti dei due racconti in versi misurano sulla loro pelle quanto sia stretto e impervio il sentiero dell’adolescenza/innocenza verso la maturità (mai raggiunta), subendo gli sgambetti e i tormenti dell’amore non corrisposto.

Vittorio e Prospero Maria, i due protagonisti che ricoprono i ruoli, talvolta intercambiati del bambino buono e del bambino cattivo, appaiono infatti, ugualmente invischiati in “promesse mentite”- e puntualmente smentite – “ed esposti a frangenti che non sono in grado di governare”, come racconta, in un distacco partecipato, l’autore che farà precipitare Vittorio “dal trono del favorito” al momento dell’arrivo dei nuovi bambini, che fagocitano, distogliendola, l’attenzione del padre e costringendo l’innocente, zelante e arrogante primogenito “nella selvatichezza dell’isola di Robinson” da cui non si dipartirà più.

“La vita del giovane Prospero Maria, persona fisica” (Ah! l’irruzione del diritto!!!) è il secondo dei due racconti, questa volta dedicato al bambino cattivo e articolato su modalità narrative apparentemente vicine alla prosa, con versi lunghi, sonori, avvolgenti, come quelli dedicati alla “promiscuità perturbante” della classe mista, sezione E del Ginnasio Fratelli Bandiera, “incubatoio e lusinga”, illuminato dalla sapienza del decrepito docente di greco e di latino, il professor Amsicora Radini Tedeschi.

Anche Prospero Maria inciampa in mancate promesse e poiché a lui il destino ha riservato, appunto, il destino del bambino cattivo, dovrà pesantemente espiare in un delirio psicotico sempre in bilico tra l’amore per il diritto romano e quello per il magistero della chiesa, vissuti come un doppio demone di cui è vittima cosciente.

Ingombranti filoni autobiografici, potenti istanze culturali, improvvisi lampi di luce, che illuminano di colpo epoche e storie diverse, dalle foreste di Teutoburgo all’Imperatore Bao Dai, tutto stupisce e sgomenta nei versi di Bellocchio, che ci lasciano con il dubbio di avere qualche punto in comune con Vittorio e Prospero Maria, e che non dimenticheremo facilmente.

Così, come in alcune delle più belle opere di Bellocchio, ci ritroviamo nell’atmosfera del “Libro della famiglia” (Il Saggiatore 2004) o membri de “La banda dei revisionisti” (Moretti e Vitali 2002) ovvero, ancora, avviluppati nelle forme dell’immaginario dei “Segni dell’Eldorado. Zelda acchiappami avanti ch’io sia perso” (Moretti e Vitali 2009).

Tutte cose queste da leggere e da meditare. (Paolo Bonaccorsi)

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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