5 settembre 2012

VECCHI POLITICI E INUTILI ECONOMISTI


 

PREMESSA – A che cosa servono gli economisti? Io non l’ho ancora capito: ci spiegano in termini economici cosa è successo in passato. A cosa servivano i politici invece l’ho capito guardando quelli attuali confrontati con quelli del primo dopoguerra. I politici dovrebbero guidarci nel futuro non sulla base dei risultati delle analisi di putride interiora o di oracoli stracolmi di vapori d’incenso ma sulla base d’intuizioni, di idee. La crisi di oggi è una crisi d’idee. Ci troviamo di fronte a persone che pur professionalmente di altissimo livello, non fanno il loro mestiere, persone che sulla base dei loro studi economici relativi al passato governano la cosa pubblica ma non osano, non immaginano .

Mancano i Politici quelli con la P maiuscola. Monti è un uomo del “passato”, sta facendo quello che si doveva fare ai tempi di Fanfani. L’avvento di Monti al governo ha automaticamente posto il problema della sua successione per quanto concerne i requisiti minimi dei futuri governanti italiani e quindi ci vuole una generazione di nuovi politici con dei fondamentali ben diversi da quelli degli attuali. Politici si nasce.

Superata questa fase in Italia, si pone il problema di chi apra una nuova fase morale culturale prima che politica ed economica, chi governi il barcone, chi brandisca lo stellone, chi metta le mani nelle tasche degli italiani e in che modo: allo stato attuale non si vede né il candidato né la cosiddetta “piattaforma”. Gli Stati Uniti negli anni sessanta hanno eletto alla Casa Bianca un playboy del New England figlio di un contrabbandiere di alcolici e sono andati sulla luna, negli anni ottanta un attore di film western di serie B che ha attuato la reaganomics, entrambi non erano altro che comparse dietro le quali si celava un blocco sociale con idee ben precise. Ma in Italia? Che in Germania ci sia una modesta e triste ragioniera è un fatto grave per l’Europa e per la politica. Il suo predecessore Kohl che, intervistato, storce il naso rispetto all’attuale cancelliera, si è rivelato un gigante nelle scelte di politica ed economia.

LA CRESCITA – Tempo fa mi è capitato di ascoltare le parole di un noto banchiere italiano “di sinistra” che in modo molto zelante spiegava tutte le possibili strategie di crescita e dava la sua come unica soluzione ai problemi attuali, mi verrebbe da ricordarlo come un campione degli anni ottanta, quelli della Milano da bere. Mi domandavo, mentre questo banchiere parlava, ma è possibile che questo signore non abbia capito che forse la crescita non c’è più e che questa è una parola che ci dobbiamo al momento dimenticare, per lo meno con le tecnologie attuali e sopratutto in Italia. Mio nonno era un piccolo industriale e negli anni cinquanta e sessanta con il PIL che cresceva del 5% annuo (talvolta), era pieno di debiti come un uovo ma tanto l’economia tirava, la popolazione cresceva, c’era la ricostruzione e poi ci furono le svalutazioni competitive. Fu un successo. Ecco oggi a nessuno verrebbe in mente di fare quello che ha fatto mio nonno, chi può gioca con i derivati, non fa impresa o compra BTP.

La popolazione italiana è cresciuta dall’unità d’Italia sino a oggi, ora cresce solo perché nascono i figli degli immigrati. Ascoltando le parole di un politico tecnocrate “di sinistra” che ci erudiva sulla necessità di far più figli, riflettevo sui numeri: se l’Italia oltre i 60 milioni di individui non va, evidentemente ci saranno dei motivi biologici e dei motivi economici. Un tale, forse più di sinistra dei nostri, ha detto unitevi e riproducetevi. Prima la cosa aveva un grande senso, oggi vista la scarsità di risorse direi molto più modestamente, adelante pedro cum juicio (Promessi sposi, cap. XlI). E se immaginassimo un paese a 40 milioni di individui nel 2150? Cosa ci sarebbe di male?

LE RISORSE – È un fatto incontrovertibile che la terra sia un sistema a entropia negativa, che alla fine finirà, e che in mancanza di nuove tecnologie “pulite” ed energeticamente parche le prossime generazioni vivranno in condizioni molto più difficili delle nostre. L’attuale crisi economica prima o poi verrà superata. Ma nessuno pensi che spremendo un poco il limone con l’Imu e con tagli alla spesa il problema sia risolto. Al momento attuale il sistema economico è basato sulla teoria capitalistica che è l’unica più o meno funzionante, applicabile: ce la teniamo cara con tutti suoi difetti, le sue mostruose diseguaglianze, il suo gradiente tanto odiato dalla sinistra. Almeno nell’ottocento e nel novecento c’erano idee diverse su cui discutere scontrarsi. Oggi non c’è nessuno che ha proposto una teoria economica alternativa, e quindi non c’è un politico che la possa attuare.

IL PASSAGGIO CHIAVE – Oramai una quindicina di anni fa un conoscente mi raccontò che iniziava a occuparsi degli HEDGE FUND lasciando la finanza tradizionale, meravigliosi strumenti finanziari che possono generare ingenti ricchezze, io non capii. Si tratta di strumenti finanziari non collegati direttamente all’economia reale. Nascono negli USA nel 1949 e proliferano dagli anni ’90. È nella natura umana ciclicamente generare fenomeni finanziari degenerativi, vedi la crisi dei bulbi dei tulipani del ‘600. Eppure non impariamo, eppure ci facciamo trascinare nel vortice. Questi fenomeni degenerativi si manifestano non solo nella finanza ma anche nell’industria dove talvolta si fanno piani di sviluppo oltremodo grandiosi solo per simulare veloci ritorni finanziari. Eventi simili ci sono stati anche in agricoltura e in particolare nell’allevamento, vedi la crisi della mucca pazza dove si alimentarono i bovini con farine animali provocando l’alterazione degli equilibri biologici negli animali e sta avvenendo qualcosa di simile in agricoltura con gli OGM. Gli equilibri raggiunti in natura vengono copiati dall’uomo nel suo mondo “artificiale”. Il problema che l’armonia e l’efficienza del Sistema Naturae sono difficilmente emulabili.

LA PAURA – La società umana dopo secoli di sviluppo sta cogliendo i primi segnali che il suo modo di stare sul pianeta non è del tutto congruo con i principi generali della natura e iniziano ad aversi esiti assolutamente nocivi. La finanza creativa non è altro che uno dei fenomeni che nascono per gestire mal funzionamenti del sistema umano. Riconsiderare tutto il sistema capitalistico e vedere dove c’è il “buco”, credo sia necessario e non procrastinabile. Sicuramente agganciare l’economia alle risorse naturali è fondamentale, se hai tot suolo tot acqua tot minerali oltre certi limiti non puoi andare, non puoi vendere allo scoperto la vita.

Riccardo Lo Schiavo



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