5 settembre 2012

Scrivono vari 05.09.2012


Replica Pier Angelo Tosi ad Andrea Bonessa – L’articolo di Bonessa è probabilmente indotto dalla impossibilità da parte di qualche suo amico di farsi il giardinetto davanti al proprio condominio, non si giustificherebbe, altrimenti, tanto livore nei miei confronti. Le affermazioni gratuite dimostrano l’assoluta ignoranza, da parte di Bonessa, dei ruoli delle Commissioni e dei Consigli di Zona e del vissuto politico/legislativo del sottoscritto. La cultura dell’auto, Milano ha raggiunto un tasso di motorizzazione elevatissimo (55 auto ogni 100 abitanti contro una media europea ben al disotto delle 40 auto su 100 abitanti), non si inverte dalla sera alla mattina, eliminando con la bacchetta magica le auto, ma con azioni graduali prima persuasive e dopo punitive. Dopo la premessa vengo alle risposte.

Nelle commissioni istruttorie non si decide, si illustrano e si discutono gli argomenti, che verranno portati in Consiglio per le delibere conseguenti. Nello specifico il Consiglio decise di escludere via Bronzetti per due precisi motivi: evitare una riqualificazione a spizzichi e bocconi, con un risultato estetico pessimo; consentire un’ulteriore alternativa di sosta ai residenti, che soffrono attualmente i disagi dovuti ai cantieri per la preferenziale del filobus 92 e del teleriscaldamento.

Per quanto riguarda i parcheggi interrati, più che sul carro dei comitati sono salito sul carro del buon senso, che mi ha suggerito, nei dieci anni passati in consiglio, di approvare diversi parcheggi in Zona 4 e di contrastare tenacemente altri, che avrebbero devastato piazze dal valore estetico immenso (Libia, Grandi) o creato danni irreparabili ai residenti circostanti (Venosa, Cipro). Bonessa può verificare presso gli uffici di Zona 4. A quel salto nella politica retribuita ha già provveduto Bonessa, facendosi nominare in una partecipata comunale per soli 15.300€ annui, come dire “predicare bene e razzolare male”. (*Vicepresidente di Zona 4 e Presidente Commissione Mobilità/Ambiente)

 

Scrive Michele Monte a Roberto Camagni – Ho molto apprezzato il contributo del professor Camagni che costituisce una delle rarissime proposte di riflessione critica rispetto a quella che sembra una ineluttabile deriva verso l’applicazione di un meccanismo, quello appunto della perequazione “indiscriminata”, sicuramente iniquo e potenzialmente pericoloso rispetto al governo delle trasformazioni urbane. Auspico una generale rivitalizzazione dell’attenzione su questo tema, magari estendendo la riflessione anche alla “genesi” dei Diritti Edificatori in un paese in cui sembra che la regola generale sia “che vale tutto”.

 

Scrive Pietro Vismara ad ArcipelagoMilano – Sempre sul tema dell’edificabilità prevista dal PGT (e dei conti che non tornano), volevo segnalare l’intervista apparsa sul sito dell’Ordine degli Architetti ai componenti della Consulta per la revisione del Piano: e in particolare questo punto: “Inoltre, i lotti inferiori ai 5.000mq –non dimentichiamo che si tratta di dimensioni pari a metà dell’isolato del piano Beruto, tiene a specificare Vitillo, dunque non un piccolo intervento- sono numerosissimi, milioni di mq di slp. ” Ma come? Se i soli interventi a permesso di costruire semplice sono stimati in “milioni di mq di slp” (e quindi, essendo il termine al plurale, almeno 2 milioni) come è possibile che sull’intero tessuto urbano consolidato (e quindi contando anche i lotti di superficie superiore) siano previsti solo 2,6 milioni di mq di slp? (come da dato della VAS). A mio parere, ripeto, c’è qualche conto che non torna.

 

Scrive Vito Antonio Ayroldi a Luca Beltrami Gadola – Desidero farle sapere di concordare con lo scorso suo crepuscolare editoriale letto, approvato e sottoscritto, per quanto vale. Finalmente qualcuno che le canti chiare. La vita è fatta di priorità ma chissà perchè a sinistra “ci si vesta di carattere” (espressione idiomatica barese) solo quando si tratta di diritti civili. Io un’idea l’avrei e gliela la porgo: magari perchè sempre più spesso tra gli interessati alligna il giornalista che ti farà il titolone. Uno perchè c’ha la compagna che però è solo separata; poi c’è chi ha saputo che il figlio è gay; l’altra ha una “storia” ma lei c’ha due figlie, mettice quelli che…. vogliono Mario e la spiegazione si tiene. Sono cose che succedono, a Milano direbbe Memo Remigi. Io sono tra quelli che la pelliccia se l’è fatta ecologica, ma scalderà lo stesso. Sono proprio curioso di vedere l’effetto che fa. C’è un libro di Hallberg Lo sguardo del flaneur, appena terminato, che può ispirare molte riflessioni socioeconomiche sulla condizione urbana contemporanea.



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