5 settembre 2012

cinema



 

LA KRYPTONITE NELLA BORSA

di Ivan Cotroneo [Italia, 2011, 96′]

con Valeria Golino, Luca Zingaretti, Cristiana Capotondi, Libero de Rienzo, Luigi Catani.

 

Gli occhi di Peppino (Luigi Catani) sono l’immagine che apre La kryptonite nella borsa, opera prima di Ivan Cotroneo, autore dell’omonimo romanzo che si è messo dietro la macchina da presa per adattare personalmente il proprio testo. Gli occhi ingenui e spaesati di Peppino sono nascosti da occhiali troppo grandi per il suo viso ma le lenti, spesse come fondi di bottiglia, sono l’unico strumento che gli permette di osservare nitidamente il mondo che lo circonda.

Questi occhi guardano la sua famiglia unita dall’amore come sentimento dominante ma nel pieno di una tempesta a causa dei tradimenti del padre e dei suoi zii, Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero de Rienzo), ribelli e disinibiti, in continuo conflitto con dei genitori tradizionalisti.

Nonostante l’ammirevole ma sterile sforzo di suo padre (Luca Zingaretti), l’educazione di Peppino è in mano alle donne della famiglia. I suoi occhi fotografano il genere femminile dell’Italia dei primi anni settanta espresso dal regista attraverso il confronto generazionale tra la madre Rosaria (Valeria Golino), la zia e la nonna.

Nonna Carmela rappresenta tenacemente la vecchia generazione, parla poco ma comanda con lo sguardo. Titina, la zia irrequieta, è alla continua ricerca di nuove esperienze. Infine, c’è mamma Rosaria, la sua apparente fragilità sembra racchiudere ogni stereotipo del genere ma è colei che riesce a compiere un’evoluzione, impersonando il prototipo della donna che combatte e sgomita per la propria libertà.

In questa burrasca, Peppino rimane spesso senza degli appigli affettivi. Solo grazie alla sua fantasia e alla mitizzazione di un cugino che si crede Superman riesce a creare un modello che lo aiuti a comprendere l’importanza di trovare la propria identità. L’omologazione e l’emarginazione sono la vera kryptonite.

Marco Santarpia

In sala a Milano: AriAnteo Conservatorio 5 settembre 2012

 

 

QUASI AMICI

di Olivier Nakache ed Eric Toledano [Intouchables, Francia, 2011, 112′]

con: François Cluzet, Omar Sy

 

«Andiamo a respirare un po’», chiede Philippe (François Cluzet) a Driss (Omar Sy). Driss, ragazzone di colore dal fisico scultoreo, è il nuovo badante di Philippe, aristocratico francese costretto a passare il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Uno è un ai margini della società: da poco uscito di galera, disoccupato e affondato nelle bassezze della banlieue parigina; l’altro è ricco, colto e dai modi eleganti e ricercati.

Philippe, da quando è rimasto tetraplegico, è trattato coi “guanti”: gesti e parole sono ponderate in maniera da non turbarlo, ma producono l’effetto esattamente opposto; si sente diverso, inutile. Driss quei “guanti” non li vuole infilare: la sua superficialità si trasforma in pragmatismo estremo, i suoi modi diretti e un po’ rozzi trasmettono a Philippe un nuovo senso di libertà.

Olivier Nakache ed Eric Toledano scrivono una favola che ha le sue radici nella vita reale: Quasi amici [Intouchables, Francia, 2011, 112′] è tratto dall’autobiografia di Philippe Pozzo di Borgo [Il diavolo custode, Ponte alle Grazie] che percorre la sua esistenza fino all’incidente del 1993 che lo paralizza quasi totalmente.

Alla ricerca di un nuovo badante, Philippe incontra (o, meglio, scontra) Driss (Abdel, in realtà) e grazie a lui va a sbattere contro un mondo completamente opposto al suo. La contrapposizione tra i due personaggi è il “cemento” che i registi utilizzano per dare forma a una commedia il cui leitmotiv è un tema delicato che mai – in questo caso – scivola nel piagnisteo o nel perbenismo. Certo, la commedia degli “opposti” e una buona parte della sceneggiatura di Nakache e Toledano non profumano di nuovo, così come non stupisce la popolarità raggiunta dal film in Francia (e fuori), grazie alla “leggerezza” attraente.

Ma l’essere “leggero” non per forza è da vedere in maniera negativa; la leggerezza è la marcia in più di Quasi amici: e questa leggerezza è proprio ciò che serve a Philippe per rompere la sua gabbia immobile e «respirare un po’».

Paolo Schipani

In sala: UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa, Palestrina, UCI Cinemas Lissone, UCI Cinemas Como.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti