25 luglio 2012

PISAPIA: CANDIDATURE E NOMINE FEMMINILI NEGLI ENTI PARTECIPATI


Dall’insediamento della nuova amministrazione sono stati emessi sette bandi (1) per rivedere la composizione dei Consigli di Amministrazione e/o Consigli di Gestione in oltre 40 aziende partecipate del Comune di Milano per un totale di più di cento nuovi incarichi. Il risultato finale è di una presenza femminile vicinissima a quel 50% richiesto dalle donne in quanto confine simbolico e concreto insieme di democrazia e pari nel riconoscimento di talenti e competenze. Ad essere più precisi parliamo di una percentuale che varia tra il 47% e il 49% a seconda che si faccia riferimento alla composizione di nuovi Cda oppure di consigli di gestione.

In ogni caso sono valori in assoluta e decisa controtendenza rispetto a un passato che ha sempre teso a favorire indiscriminatamente gli uomini rispetto alle donne tanto che con la precedente amministrazione la presenza femminile in questi organismi non aveva neppure raggiunto il 30% (fermandosi per la precisione al 27%). Insomma, sotto l’aspetto del risultato finale un vero abisso nel lasso di tempo di un solo anno!

Allora, tutto bene? Problema risolto anche grazie all’attenzione e alla sensibilità del Sindaco? In realtà la lettura dei dati relativi a questi bandi merita una riflessione più ampia e approfondita.

Un primo aspetto riguarda le candidature, ossia il numero di donne e di uomini che hanno presentato domanda. Ciò che balza immediatamente agli occhi è che, nei bandi considerati, su un totale di oltre mille e cinquecento candidature, solo il 26% delle domande sono state presentate da donne (e, quindi, il 74% da parte di uomini).

La prima osservazione, dunque, è che le candidature femminili sono in numero decisamente inferiore a quelle maschili anche se occorre dire che, una volta conosciuta l’esistenza del bando e i requisiti per accedere allo stesso, le donne che decidono di mettersi in gioco sembrano seguire poi le stesse logiche degli uomini: ovvero partecipare per più enti entro lo stesso bando, oltre che, naturalmente, per bandi diversi. Tanto che sia uomini che donne si sono proposti in media per 2,5 posizioni, ossia per più enti nello stesso bando, oltre che naturalmente anche per bandi diversi.

Graf. 1 – Candidati per genere

Un secondo aspetto a che fare con la distribuzione delle domande tra i differenti enti messi a bando. Sotto questo profilo, uomini e donne sembrano seguire strategie e criteri parzialmente differenti. A una lettura più analitica dei bandi si può infatti notare che si verificano alcune forme di concentrazione delle domande per tipologia giuridica e ancor più per oggetto della ragione sociale dell’ente. Significa, per esempio, che nelle S.p.a. la quota di candidature femminili si colloca intorno al 20%, quindi inferiore alla media del 25%; così come, al contrario, ci sono alcuni enti – soprattutto di area culturale, educativa, assistenziale – che vedono una decisa maggiore presenza di domande da parte di donne piuttosto che di uomini.

Come è noto le candidature presentate per ogni Bando vengono sottoposte a un vaglio di idoneità, sia formale che sostanziale. Dal momento che la percentuale di domande idonee risulta essere sostanzialmente molto simile tra uomini e donne (il 69% per i primi e il 64% per le seconde) il risultato è che, in termini quantitativi, rimane il gap numerico determinato dal differente peso delle candidature: alla fine, infatti, la proporzione fra soggetti ritenuti idonei risulta di 1 donna ogni 3 uomini.

Inevitabile, poi, che anche sul piano delle idoneità si riflettano – seppure parzialmente – gli effetti del diverso peso delle candidature maschili e femminili per tipologia di ente e di settore di competenza: in alcune fondazioni (per esempio negli ambiti della medicina e ricerca scientifica), così come in alcuni di quegli enti caratterizzati da settori “tipicamente maschili” (trasporti, politica estera, casa, etc.), si è riscontrata una percentuale di idoneità femminili inferiore alla media

Ma se questo è il quadro che emerge dall’andamento dei bandi emessi dalla amministrazione Pisapia nel corso del primo anno come è stato possibile raggiungere il risultato finale di una quota di nomine femminili quasi paritarie rispetto a quelle maschili?
E, d’altra parte, rimane dunque aperta la domanda sul perché, indipendentemente dalla loro distribuzione tra enti e bandi, le donne si siano presentate ai bandi di selezione in numero così basso e, comunque, così inferiore a quanto hanno fatto gli uomini.
Per quanto riguarda il primo punto i dati parlano da soli e ci dicono che è stato nominato un numero proporzionalmente maggiore di donne rispetto agli uomini: rispettivamente il 6,9% e il 2,8% se si considerano i numeri sulle idoneità femminili e maschili (dell’1,9% vs il 4,4% se si considerano le candidature).

Graf.2 – Percentuale di nomine su idonei per genere

Ciò significa, in altre parole, che il sindaco Giuliano Pisapia, non soltanto ha rispettato la promessa fatta di valorizzare i talenti e le professionalità femminili negli enti partecipati del Comune, dopo averlo fatto a livello di Giunta, ma ha fatto ben di più.

Al fine di ridurre la forte asimmetria di partenza nella presenza di genere negli organi di governo e di gestione degli enti controllati dal Comune e per compensare la ridotta partecipazione femminile alla selezione dei bandi, il Sindaco ha premiato le candidature femminili praticamente invertendo il rapporto uomo-donna di 3 a 1, sia delle candidature che delle idoneità, portando le nomine a un rapporto di 1 a 3 a favore delle donne

In questo quadro, tuttavia, rimane aperta la questione sul perché le donne, proprio – e anche – a Milano, città nella quale il tema della democrazia paritaria è stata al centro del dibattito prima e dopo le elezioni amministrative della scorsa primavera, si siano presentate in numeri così scarsi ai bandi che si sono succeduti tra il mese di luglio 2011 e il gennaio 2012.

Senza avere naturalmente la presunzione di poter rispondere in modo certo, riteniamo utile portare alla discussione le seguenti possibili argomentazioni.

a) Le donne sono in genere meno informate; hanno meno conoscenza di opportunità lavorative, bandi, call. E sono relativamente meno informate anche perché meno inserite degli uomini in reti e networking interessati a posizioni di potere e/o a che fare con lo spazio del sistema pubblico e in particolare della politica. Questa motivazione potrebbe riguarda anche una presunta maggiore difficoltà delle donne a trovare “sponsor” che presentino la loro candidatura (ricordo che non erano ammesse candidature singole, bensì presentate da partiti politici e/o soggetti della società civile, come enti, associazioni, gruppi di cittadini/e, etc.)

b) Lo sanno, ma ritengono di non essere adeguate. E ciò può valere in generale, ma ancor più soprattutto per quei settori, tradizionalmente “maschili”, dove si ritiene particolarmente agguerrita la competizione da parte degli uomini.

c) La percezione di inadeguatezza non riguarda tanto la loro professionalità, quanto piuttosto un ruolo che percepiscono come vicino/interno alla politica. Insomma, non un compito per cui si verrebbe scelti in base esclusivamente alle proprie competenze tecniche certificate dal curriculum, bensì un ruolo e un compito molto contiguo alla politica. Ambito, quello della politica, che molte donne vivono – come sappiamo – con particolare diffidenza e negatività,

Insomma, le donne milanesi erano informate dei bandi, oppure no? E se lo erano, perché non hanno fatto domanda e in numero consistente così da avere maggiori probabilità di raggiungere l’obiettivo tanto ambito e richiesto della parità di genere anche nelle aziende partecipate del Comune di Milano? Obiettivo poi comunque raggiunto, ma – occorre dirlo ad alta voce – per esclusivo merito del sindaco della nuova amministrazione cittadina.

 

Francesca Zajczyk

 

 

(1) Si tratta di cinque bandi emessi nel 2011 e 2 bandi nel 2012 espletati dal Sindaco Pisapia.



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