25 luglio 2012

Scrivono vari 25.07.2012


Scrive Gianluca Bozzia ad Andrea Bonessa – Confesso: anche io parcheggio anche nelle aree “verdi” tra gli alberi, il marciapiede e la strada. La proposta di fare tornare quelle aree inaccessibili al parcheggio e quindi verdi mi pare ottima: voterei chi dovesse adottarla. La prima volta che l’ho ascoltata ho suggerito però al rappresentante di zona di adottarla con molta gradualità, accompagnandola con uno sforzo di comunicazione positivo circa la bellezza e la salubrità delle aree verdi. La probabilità che sia un boomerang elettorale è evidentemente alta, ma chi ha votato la norma ambigua in zona 4 subirà un danno comunque, perdendo molta credibilità e comunque qualche voto.

 

Scrive Vincenzo Ortolina ad ArcipelagoMilano – Complimenti vivissimi a Luca Beltrami per il pezzo sui “malatii incurabili”.

 

Scrive Alessandra Tami a Michele Sacerdoti – Anch’io sono del pensiero che è non corretto usare aree agricole per edilizia popolare!Serve il verde e serve il cibo!Possibile che non si possano usare aree dismesse o altro per edilizia sovvenzionata? Usare le ultime aree verdi, di un valore immenso in termini di paesaggio e di cultura, per un’ulteriore cementificazione è proprio un delitto, visto che poi per la siccità i raccolti negli USA scarseggiano. Facciamo qualcosa per evitare l’ennesimo consumo di suolo! Altrimenti vorrà dire che mangeremo mattoni!

 

Scrive Gianluca Bozzia a Michele Sacerdoti – Di chi sono i 43 ettari (430.000 mq) di terreno agricolo? Quando e a quanto li hanno comprati visto che le ipotesi prevedono costruzioni per 6.300 persone e 210.000 slp mq? E la cascina a quanto viene venduta dal consorzio? Perchè non fare un consorzio pubblico-privato che si compra tutto finanziandolo con azionariato diffuso?

 

Scrive Giuseppe Vasta ad ArcipelagoMilano– Con riferimento al commento apparso sull’ultimo numero di ArcipelagoMilano volevo precisare che il dato sulla slp prevista dal PGT (12 mln mq) riportato nel mio intervento sul n. 22 di ArcipelagoMilano è quello desunto dalla relazione ambientale VAS, pag. 209-210. Effettivamente però, considerando che le aree industriali “I” nel vecchio PRG erano circa 11,5 mln mq, che le varianti successive ne hanno interessato circa 3 mln di mq, e i PRU e i PII circa altrettanti (ma i due dati in parte si sovrappongono), 7 mln di mq di aree già industriali e ora trasformabili è un dato plausibile. Certo, parte saranno negli AT, ma considerando anche le aree a standard con vincolo decaduto, il dato di PGT che stima l’edificabilità per nuove funzioni urbane all’esterno delle zone di trasformazione in 2,3 mln mq appare veramente molto, MOLTO sottostimato. Chissà se invece non verrà fornita una dimostrazione sulla correttezza del dato?

 

Scrive Vito Antonio Ayroldi ad ArcipelagoMilano – L’altro giorno ero in bici in zona porta Garibaldi / Moscova e con il naso all’insù osservavo il completamento dei grattacieli ormai quasi interamente rivestiti con quegli insulsi cappottini in acciaio e vetro a camuffare già vetuste strutture, anche per motivi sismici, in calcestruzzo. Il Giappone ha oltre il 60 % degli edifici in acciaio (il restante nel più ecologico legno), per le sue proprietà antisismiche e di riuso delle strutture stesse – lì un sisma del tipo dell’Emilia provoca poco più che una scrollata di spalle, qui vengono giù paesi interi e capannoni alti appena 5 m che non hanno dieci anni di vita.

Vi pongo la seguente domanda: al di fuori del senso urbanistico, economico dei progetti, ammesso e non concesso che uno ne abbiano, come si è potuto pensare a iniziative tanto datate tecnologicamente senza che nessuno non dico ponesse il problema ma almeno rilevasse il fatto per discuterne.

Mio fratello, ingegnere strutturista mi dice che, in Italia, una struttura deve ontologicamente essere in cemento armato o non è. Qualche idea sul motivo io l’avrei: come diceva qualcuno molto più scafato di me, io so ma non ho le prove. Sarebbe bello intavolare una discussione dal titolo “microeconomia del calcestruzzo” ci sarebbe di che parlare, credo.



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