1 aprile 2009

LE RANE


In passato c’era il Venditore di rane una figura tipica dell’ immagginario collettivo milanese “EL RANATT”.
Nella stagione, girava a piedi con due cestini pieni di rane che erano catturate nei fossi e lungo le rogge della periferia di Milano, erano rane piuttosto piccole ma molto saporite ed erano spesso usate per fare il risotto. Oggi le rogge e i fossi sono ben coperti dal calcestruzzo e il ranatt si è ” estinto”.Gli esemplari indigeni se la godono nelle pozze a nord di Milano a protezione dell’ecosistema della Padania per la gioia del leghista di turno… e gli esemplari importati dal Sud dell’Asia o allevati nel nostro Paese, “quelli abbronzati per intendersi” sono utilizzati in cucina: dalle rane fritte al risotto con rane e brastiche (i «cunfanon»), i menù di molti ristoranti lombardi offrono un’ampia scelta per gli amanti del genere (Matteo Colombo Corriere della sera 13 luglio 2002).Mi domando se andranno a turbare lo stomaco dei lumbard? Non è che andiamo incontro al leghista biologicamente modificato?
Le rane, spesso erroneamente considerate dall’immaginario collettivo come animali inutili e dannosi … ma buone a tavola … specie con il riso o fritte sono benefiche per molti motivi: in primo luogo, contribuiscono a contenere lo sviluppo delle popolazioni d’insetti nocivi nei boschi, nelle foreste, nei giardini e nei terreni coltivati, sono poi importanti per la ricerca biomedica, giacché hanno molte caratteristiche anatomiche e fisiologiche simili a quelle degli animali superiori, infine sono uno dei più importanti anelli della catena alimentare, essendo esse stesse predatrici d’insetti e cibo per diversi animali, quali uccelli acquatici e bisce.
Molte specie sono state introdotte in varie parti del mondo proprio a questo scopo. Inoltre, fin dai tempi più antichi le rane sono state usate dall’uomo come cibo.
Sebbene siano stati fatti tentativi di allevarle a scopi commerciali, in genere le rane sono catturate nei loro habitat naturali.
La convenzione di Berna (La Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, anche nota come convenzione di Berna fu elaborata nel 1979 e divenne esecutiva dal 1 giugno 1982. È stata recepita in Italia con la legge n. 503 del 5 agosto 1981.) ha cercato di difendere la “fauna minore” disponendo un veto indiscriminato e spesso irrazionale sulla detenzione di tutti i rettili e anfibi europei. Ma non ha avuto alcun impatto sulle specie che pur essendo rare non rappresentano oggetto d’interesse a fine commerciale o alimentare.

 

A questo si aggiunge che poi di fatto l’applicazione della convenzione di Berna è stata demandata, in Italia, alle singole regioni. La Regione Lombardia, con l’ultima legge promulgata, Legge Regionale 31 marzo 2008, n. 10: “Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea” ha normato la cattura delle rane.
“Art. 42. Dal 1° ottobre al 30 giugno di ogni anno è vietata la cattura di tutte le specie di rane. Nel restante periodo dell’anno è consentita la cattura di rane verdi adulte della specie Rana klepton esculenta e rane rosse della specie Rana temporaria, per una quantità giornaliera non superiore a trenta individui complessivi per persona, unicamente mediante l’uso delle mani libere oppure di canne da pesca prive di amo.
Il divieto di cattura non è applicato a chi preleva le specie di rane verdi (Rana esculenta) e di rane rosse (Rana temporaria) da allevamenti amatoriali che abbiano per fine l’incremento della specie e la loro diffusione sul territorio … “.
Secondo Giuseppe Lozia, entomologo dell’Università Statale di Milano: «Le rane sono tornate a popolare le acque pulite, le risaie, soprattutto in Lomellina e i canali, grazie all’impiego in agricoltura di prodotti chimici più raffinati rispetto al passato» Matteo Colombo Corriere della sera 13 luglio 2002.
Ma dalle nostre parti ci sono queste rane? Nel parco del Rio Vallone, un Parco Locale di Interesse Sovra comunale (PLIS) la presenza degli anfibi è stata riscontrata con certezza solo negli stagni entro il bosco umido presso il campo da volo di Bellusco e nelle loro immediate vicinanze (il Parco interessa il territorio di due Province, Milano e Lecco, occupando una superficie complessiva di 1181 ettari, lungo il torrente Vallone e formando un polmone verde in un territorio fortemente urbanizzato, a nord-est della cintura metropolitana di Milano.). http://www.parcoriovallone.it
I ricercatori dicono che il modello globale di raccolta e il declino delle popolazioni naturali di rane sembrano seguire lo stesso percorso già in atto per lo sfruttamento dei mari, che sta causando il conseguente collasso della pesca dovuto alle reazioni a catena provocate in tutto il mondo. I ricercatori hanno proposto di istituire una certificazione di raccolta delle rane per migliorare il monitoraggio e aiutare metodi di caccia che possano essere sostenibili. Infatti, secondo Corey Bradshaw, le zampe di rana non sarebbero solo una prelibatezza francese: “Le zampe di rana sono inserite nei menu delle mense scolastiche di tutta Europa, nei banchi di vendita dei mercati e supermercati, nelle trattorie asiatiche e nei ristoranti d’alta classe di tutto il mondo”. Il commercio annuale di rane è cresciuto spaventosamente negli ultimi 20 anni, da 200 milioni fino a oltre 1 miliardo di rane consumate ogni anno. L’Indonesia risulta essere il più grande esportatore di rane sino ad ora e il suo mercato interno va da 2 a 7 volte tanto. http://www.mondoecoblog.com
Dunque se il saccheggio indiscriminato delle risorse ittiche del mediterraneo è in qualche modo ovviabile con l’installazione di allevamenti marini, nel caso delle rane è evidente che è decisamente anti economico andare per rogge pozze e stagni in cerca di questi simpatici animali che sono tra le altre cose decisamente appetitosi.
Siamo passati da una risorsa alimentare disponibile in loco a basso prezzo, consumato in modo “ecologicamente accettabile” all’importazione di fauna alloctona da utilizzare in modo massiccio e magari fuori stagione.
Riccardo lo Schiavo



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