18 luglio 2012

CASCINA ZERBONE: LA FINE DI UN TERRENO AGRICOLO


Sono meglio alla periferia di Milano quarantatre ettari di terreno agricolo con una cascina del XIV secolo con 100 mucche che producono ancora latte per Milano o un quartiere per 6.300 abitanti? Ecco la decisione che la città deve prendere vicino a Ponte Lambro.

Tra Ponte Lambro, la tangenziale est e la Paullese al confine con San Donato è sopravvissuto un vasto terreno agricolo vicino al fiume Lambro. Non fa parte del Parco Sud che costeggia il fiume subito a est tra Ponte Lambro e le piste di Linate ma è comunque un terreno che produce granoturco e foraggio per le mucche. Le mucche, dopo la mungitura, pascolano libere in una parte del terreno, se non fa troppo caldo. Scolaresche di Milano vengono a visitare la cascina.

La Cascina Zerbone e il vicino Mulino della Spazzòla sono stati costruiti nel XIV e XIII secolo lungo la strada Paullese, ora via Vittorini, una strada romana che da Milano conduceva a Paullo e poi a Cremona. Ponte Lambro è sorto sul podere della Canova, che apparteneva agli Umiliati di Brera che bonificarono insieme ai Cistercensi la campagna circostante; gli Umiliati avevano a Monluè la propria grangia insieme con case e conventi a Morsenchio e Linate. Il Centro Cardiologico Monzino è stato costruito demolendo nel 1961 la Cascina Canova del XIV secolo. Il podere fu poi acquistato dal “Luogo Pio Elemosiniere delle Quattro Ave Marie”, antica confraternita deputata a opere caritatevoli.

Ponte Lambro si è sviluppato con l’insediamento di artigiani lavandai espulsi dalla città all’inizio del Novecento e poi grazie agli insediamenti industriali sorti tra Linate e Taliedo. Un contratto di quartiere sta riqualificando Ponte Lambro dopo il degrado provocato dal suo isolamento a causa della tangenziale est, delle case popolari costruite negli anni settanta e delle occupazioni abusive.

La giunta Moratti ha pensato di combattere il degrado costruendo un nuovo quartiere di edilizia residenziale di edilizia convenzionata sui terreni acquisiti dal Consorzio Canale Navigabile Milano – Cremona – Po per circa 2.700 abitanti. Il quartiere fu inserito prima nelle otto aree deliberate dal consiglio comunale nel 2008, e poi, non essendo stato aggiudicato il bando di quest’area, fu inserito in un Accordo di Programma (AdP) con la Regione che contribuisce con 7,4 milioni di euro. L’AdP prevede di costruire, su un’area agricola di 74.000 mq, 830 alloggi per una slp di 50.000 mq. Solo 17 alloggi sono di edilizia residenziale sovvenzionata, un miglioramento ottenuto dalla giunta Pisapia prima di approvare l’accordo nel 2012, 166 sono a canone moderato, 415 riservati a vendita convenzionata, 66 ad affitto convenzionato e 166 ad affitto con patto di futura vendita.

L’accordo è definito pomposamente “un intervento di edilizia residenziale ad alta valenza architettonica, ambientale e urbana”. Il master plan è stato affidato a Infrastrutture Lombarde e realizzato dallo studio Macchi Cassia. Secondo il professor Balducci del Politecnico “aumentare la popolazione dell’area è indispensabile per poter riattivare servizi che altrimenti restano lettera morta”, ad esempio la scuola media che deve essere riaperta e la creazione di un “Edu-park” specializzato in campo socio-educativo.

Il master plan dichiara di voler conservare e valorizzare la cascina ma “il necessario ridimensionamento dell’area pone il problema di un ripensamento dell’attività, che potrebbe essere oggetto di specifica progettazione finalizzata alla didattica e alla vendita”. Ma attualmente la cascina è una delle due sole del Distretto Agricolo Milanese che producono latte e il ridimensionamento dell’area per il pascolo non consentirebbe più la produzione, a meno di tenere le mucche perennemente in stalla, non molto bello per la didattica. D’altra parte l’odore degli escrementi potrebbe non essere bene accetto dai nuovi residenti del quartiere.

La proposta del Comune di destinare alla attività agricola il terreno intorno all’albergo dei mondiali in fase di demolizione si scontra con la difficoltà di fare attraversare alle mucche la via Vittorini, piuttosto trafficata in quanto unica via di accesso a Ponte Lambro. È quindi necessario che intorno alla cascina siano previsti gli stessi terreni liberi attualmente utilizzati, senza ridimensionamenti. Inoltre l’eventuale creazione di un agriturismo nella cascina, per sostenere economicamente la gestione, dipende dal numero di ore lavorate nella coltivazione e nell’allevamento.

La cascina è peraltro in vendita all’asta da parte di Fintecna, che agisce come liquidatore del Consorzio Canale Navigabile che ne è ancora in possesso e che ha rinnovato il contratto di affitto alla famiglia Arioli, che la conduce da cent’anni, di anno in anno. Il Comune ha espresso la volontà di vincolare la cascina a uso agricolo, purché nel frattempo non venga venduta, il bando scade il 24 luglio. Il Comune si è impegnato di individuare l’operatore con un bando e a rilasciare i permessi di costruire. Non è stata fatta la Valutazione di Impatto Strategico e il consiglio comunale non è stato coinvolto perché l’intervento è compatibile con le destinazioni d’uso del PRG (servizi) e con il nuovo PGT.

I 43 ettari non sono solo minacciati da questo Accordo di Programma. Il master plan integra nel suo disegno l’area contigua a sud dove è prevista da un AdP approvato nel 2007 la costruzione di alloggi per i dipendenti delle amministrazioni dello Stato che lottano contro la criminalità organizzata. Infine al confine con il comune di San Donato è prevista una cittadella della polizia con una scuola della Polizia e ulteriori alloggi, da costruire con una Società di Trasformazione Urbana e grazie a uno scambio di aree tra Comune e Ministero dell’Interno.

Si tratta complessivamente di altri 2.000 appartamenti per 3.600 dipendenti delle forze dell’ordine in un’area di 160.000 mq. Le imprese che li dovranno costruire sono Grassetto, Valdadige, Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna, Sarmar. Era previsto un finanziamento del Ministero dei Lavori Pubblici di 13 milioni di euro in base all’art. 18 della legge 203/91.

Entro tre mesi le aziende dovevano presentare un Programma Integrato di Intervento a pena di decadenza dell’Accordo di Programma. Il piano non è stato ancora presentato mentre è stata studiata nel 2007 la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana (STU) con uno studio di Garretti Associati, Nomisma, Ernst & Young.

Con questo intervento i 43 ettari saranno tutti edificati, tranne una piccola zona di rispetto stradale lungo la tangenziale, dove una collinetta e degli alberi dovranno mitigare l’effetto del rumore sui nuovi edifici, alti fino a 10 piani. Il Forum Salviamo il Paesaggio si è mosso per opporsi alla cementificazione di questa grande area agricola di interesse strategico per la città. È stato creato un blog, http://cascinazerbone.wordpress.com con tutti i documenti e le iniziative.

Martedì 3 luglio si è svolto un presidio davanti a Palazzo Marino, dal titolo “PORTIAMO AL SINDACO IL LATTE DI PONTE LAMBRO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI”, dove è stato presentato un appello al Sindaco per la tutela dell’agricoltura di Milano per una città capace di futuro: Vogliamo latte, non nuovo cemento sui campi! L’appello è firmato tra gli altri da Acli, Arci, Associazione Parco Sud, Comitati X Milano zona 8 e 9, Confagricoltura, Coldiretti, CIA, Gas Lola, Italia Nostra, Legambiente, Rete dei Comitati Milanesi, Genitori Antismog, Consorzio DAM, Sicet, Società Italiana di Biourbanistica.

Nell’appello si chiede di collocare l’insediamento residenziale in un’area dismessa, fermare la vendita della cascina, valorizzare il suolo agricolo. Se l’agricoltura è importante per il territorio milanese bisogna prendere decisioni conseguenti. L’espansione della città sui terreni agricoli va fermata per non consumare altro suolo prezioso, l’edilizia residenziale convenzionata va costruita nelle aree dismesse.

 

Michele Sacerdoti



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