18 luglio 2012

LOMBARDIA FILM COMMISSION: IL PUNTO


L’intervento di Gianfilippo Pedote “Com’è difficile fare film a Milano” è ampiamente condivisibile. Ritengo di dover però aggiungere un commento come direttore generale della Lombardia Film Commission, chiamata in causa con questa affermazione: “La nostra Film Commission è stata fino a oggi una cenerentola che si è sforzata di fare il suo lavoro con scarsi mezzi finanziari e con scarsa esperienza specifica. Non all’altezza della città.” Questa osservazione poteva valere fino a tre anni fa, ma da allora molte cose sono cambiate. Se guardiamo al bilancio del mandato triennale appena scaduto, non si può negare che si siano fatti progressi davvero notevoli, tanto che il Corriere della Sera, mai tenero con la Regione Lombardia, ha addirittura titolato a tutta pagina “Miracolo a Milano”.

Come è stato possibile? Non potendo intervenire sulla dotazione finanziaria né sul film fund che sono rimasti assai modesti, abbiamo innanzitutto cominciato a convocare tutti gli operatori in incontri tenuti all’Anteo battezzati “Il grande orecchio dell’audiovisivo”. Facendo tesoro delle analisi condivise, abbiamo impostato un progetto di rilancio con un respiro pluriennale e di sistema, che mirasse al potenziamento dell’indotto specifico, al mantenimento del know-how della post-produzione milanese, all’offerta di servizi ai produttori, a un complessivo sviluppo del comparto audiovisuale così da assicurare un futuro agli allievi delle diverse scuole. E poi al ridimensionamento della burocrazia comunale, grande vero punto dolente che fa scappare i produttori.

S’era cominciato a fornire alla Giunta comunale precedente tutti gli elementi di benchmark con le film commission più performanti, mentre i problemi più scottanti venivano risolti con interventi diretti (ed eccezionali, come nel caso di Romanzo di una Strage) del Capo di Gabinetto del Sindaco. Con il cambio della Giunta, il cinema è rientrato assai più correttamente nelle deleghe dell’Assessorato alle Attività Produttive, e tutto il lavoro è ricominciato: ci si è posti l’obiettivo di creare lo sportello unico del cinema come è stato fatto a Torino, e in questa fase i nuovi amministratori stanno attualmente “prendendo le misure” delle concrezioni burocratiche accumulate negli anni e che sono assai difficili da sciogliere. Basti sapere che ci sono location per le quali può occorrere un andirivieni di 16 permessi diversi, presentare domande con 30 giorni di anticipo, rivolgersi a sette diversi vicecomandi di vigilanza urbana per le riprese notturne e via di questo passo… mentre a Torino in 5 giorni e on-line si ottengono tutti i permessi. Per non parlare delle problematiche dei permessi per i cinemobili.

Ma come mai le produzioni arrivano ugualmente, anzi stanno crescendo a vista d’occhio? Perché non potendo dare denari (ma questi li stanno ora finendo tutti) la Lombardia Film Commission ha iniziato a offrire ai produttori servizi che per loro costituiscono veri e propri risparmi. Si mette a disposizione un supervisore tecnico in grado di ottimizzare il piano di produzione, si offre gratuitamente una stazione di Final Cut per la visione del girato giornaliero e pre-montaggi, si rende consultabile un data-base con oltre 26.000 immagini categorizzate di location milanesi e lombarde, si offre gratuitamente un efficiente cineporto con sale riunioni, camerini per trucco e parrucco, magazzino scenografie, garage per cinemobili, oltre che convenzioni con alberghi e – davvero importante in questa fase – la quotidiana assistenza nel faticoso e aggrovigliato percorso dei permessi.

Se siamo riusciti a strappare a Torino la parte più significativa di Romanzo di una Strage (l’esplosione reale alla Banca dell’Agricoltura), a portare settecento pecore in piazza Duomo, a garantire il supporto logistico alla fiction Una grande famiglia in nove diversi comuni della Lombardia, a interessare ed esaudire le esigenze di diverse produzioni di Bollywood (e sono solo alcuni esempi) vuol dire che a Milano finalmente esiste una Film Commission come dio comanda. Adesso però è la municipalità che deve dimostrare di comprendere le grandi opportunità di crescita di un articolato indotto e le ottime prospettive di cineturismo: riportando la burocrazia nel suo corretto alveo di servizio e non di ostacolo. Se ci sono riusciti altri, Milano non può fallire. Noi siamo sempre sul pezzo e pronti a dare quotidianamente il nostro contributo.

 

Alberto Contri*

 

*Direttore Generale Lombardia Film Commission

 



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