9 luglio 2012

“UNA SOLA FAMIGLIA DISTRUTTA DALLA GUERRA È GIÀ TROPPO”


“Una sola famiglia distrutta dalla guerra è già troppo”. È lo slogan prescelto per la Giornata del Rifugiato 2012, istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione del 50esimo anniversario della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato e da allora celebrata ogni anno in tutto il mondo il 20 giugno. Una giornata in cui forse più che in altre si accendono i riflettori sulle difficili condizioni di vita di più di un milione di individui fuggiti o espulsi, forzati a lasciare il proprio paese e la propria casa in cerca di asilo politico in un Paese straniero.

Numeri da record secondo le stime del rapporto annuale dell’Alto commissariato Onu Unhcr, soprattutto a causa delle diverse crisi e guerre civili che hanno investito nel 2011 i Paesi dell’Africa, dalla Costa d’Avorio al Sudan, dalla Somalia alla Libia. Nella Unione europea il triste primato delle domande di asilo spetta agli Afghani, seguiti da Iracheni e Somali.

Una particolare categoria di migranti alla ricerca di protezione e ospitalità, vittime di persecuzioni di discriminazioni politiche, religiose o razziali, di conflitti, torture, violazioni di diritti umani che merita maggior attenzione e consapevolezza da parte dell’opinione pubblica mondiale. Vittime della paura, fuggitivi che fanno appello all’accoglienza e all’inserimento socio – lavorativo per motivi umanitari, che rischiano ogni giorno un futuro di clandestinità e di cadere nella trappola del mercato del lavoro nero.

L’attivista e leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi – ritratta dal regista Luc Besson nel film The Lady – nel suo commovente e energico discorso di qualche giorno fa a Oslo ha messo a nudo l’amara realtà della miriade di campi profughi disseminati ovunque, soprattutto lungo la linea di confine con la Thailandia, ha detto con ferma convinzione che bisogna credere in un mondo senza sfollati, senzatetto e persone che hanno perso la speranza e ha perorato la causa dei rifugiati e lavoratori birmani sfruttati.

Altre storie di vita di donne – un’etiope, un’iraniana e un’ivoriana – vittime di tortura, che chiedevano asilo politico all’Italia per quello che avevano subito nei paesi d’origine o nei paesi di transito sono state rielaborate in chiave narrativo – letteraria grazie ai racconti delle loto interviste: viaggi incredibili, incontri di umanità disparate, scoperta di sentimenti veri tra profughi che si incontrano, che hanno attraversato la palude Stigia del mondo, sono arrivate a un passo dalla morte e ora progettano un futuro.

Giudicate se questa è una donna (1) se possono ancora dirsi donne queste giovani che per mesi viaggiano da sole e non hanno contatti umani, se non con altri profughi. Sì, sono donne vittime di tortura che si danno alla fuga e non smettono di lottare per avere un approdo sicuro e certo. E quando trovano questo approdo possono ricominciare a vivere (. Ma se questo approdo non accoglie i profughi, se il Mare è chiuso (2), i richiedenti asilo fuggiti da persecuzioni e guerre si vedono respinti dopo incredibili sacrifici senza essere identificati né avere accesso alla procedura di asilo: in bilico tra dramma e speranza, riprecipitano nel dramma a causa della violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

“Mai più respingimenti: questo deve essere il nostro impegno in onore dei tanti che hanno perso la vita e dei tanti ai quali abbiamo sottratto la speranza, un’accoglienza rispettosa della storia e dei diritti di ciascuno” – così ha detto il ministro per la Cooperazione internazione e l’Integrazione Andrea Riccardi, intervenendo alla manifestazione per la giornata mondiale del rifugiato.

 

Rita P. Bramante

 

 

(1) LUCA ATTANASIO, Se questa è una donna, Delphinium, Ibiskos Editrice Risolo, 2012

(2) Film documentario sui respingimenti realizzato da Andrea Segre e Stefano Liberti, prodotto da ZaLab con il sostegno di Open Society Foundations e con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e Amnesty International Sezione Italiana.



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