UN AMORE DI GIOVENTÙ

di Mia Hansen-Løve [Un amour de jeunesse, Francia, Germania, 2011, 111′]

con Lola Creton, Sebastian Urzendowsky, Magne Brekke, Valérie Bonneton, Serge Renko

 

A Parigi, nell’inverno del 1999, Camille (Lola Creton), una studentessa di quindici anni, vive la sua prima storia d’amore con Sullivan (Sebastian Urzendowsky), un ragazzo di pochi anni più grande di lei. I loro caratteri sono antitetici. Camille è romantica e possessiva mentre Sullivan è sfuggente agli impegni di coppia, evita volutamente promesse che sa di non poter mantenere.

Il viaggio in Sud America del ragazzo è il motivo della loro definitiva separazione. Nonostante la distanza, l’amore di Camille è puro e immutabile. La presenza invisibile di Sullivan la costringe a una vita di isolamento volontario, prigioniera di un sentimento soffocante. La sua quotidianità è così scandita da gesti meccanici e ripetitivi. Nulla riesce a distrarla dall’attesa spasmodica dei resoconti di viaggio di Sullivan e dal rito di fermare la sua posizione con una puntina sulla carta geografica.

Mia Hansen-Løve, regista di Un amore di gioventù, compie un salto temporale di quattro anni ma Camille, nonostante il nuovo taglio di capelli, è ancora immersa in questa silenziosa elaborazione del lutto. E’ un momento del film, più laconico di quello precedente, in cui la regista ha scelto di dilatare il tempo per mostrarci il lento allontanamento della ragazza dal fantasma di Sullivan.

Il lavoro diventa il simbolo della ricostruzione personale di Camille e della sua apertura verso la collettività. La ragazza, nell’ultimo atto della storia ambientato nel 2007, è finalmente serena e realizzata. Lorenz, il suo insegnante di architettura, sembra liberarla definitivamente dalla gabbia fatta di solitudine e ricordi.

La convivenza e la crescente autonomia lavorativa la rendono più sicura ma è solo con il ritorno sul palcoscenico di Sullivan, otto anni dopo la sua “morte”, che Camille può provare ad abbandonare definitivamente questo opprimente e ossessivo amore di gioventù.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Apollo

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 



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