11 luglio 2012
ITALIA, CRESCI O ESCI!
MERITOCRAZIA E REGOLE PER DARE UN FUTURO AI GIOVANI
Roger Abravanel e Luca D’Agnese
Garzanti, maggio 2012, pp.165, euro 9,90
Non è un ricettario, come tanti, per uscire dalla crisi in cui si dibatte il nostro Paese, e, in misura diversa, buona parte del “mondo conosciuto”. Il nome e il prestigio degli Autori, costituiscono, già di per sé soli, una garanzia e uno stimolo a intraprendere e meditare la lettura della loro opera. Centosessantacinque pagine che scivolano via veloci ma che impongono una serie di sussulti, riflessioni, confronti e giudizi. Si comincia con una cronaca impietosa del quinquennio trascorso, cadenzato con i più comuni “idola fori”, che hanno offuscato la nostra già flebile capacità di giudizio.
1) 2007 – 2008: la finanza anglosassone dei “lupi cattivi”;
2) 2008 – 2009: se la nostra economia è così solida, perché siamo piombati nella peggiore recessione del dopoguerra e non sappiamo come uscirne?
3) 2010: dopo tanti salvataggi di stato, chi salverà gli Stati?
4) 2011: la politica ha fatto bancarotta. Dal Congresso USA alle contorsioni dell’euro
Dalla scansione dei periodi, gli Autori passano alla mitografia, che trabocca dalle pagine dei giornali e dai dibattiti televisivi. Il primo mito riguarda l’origine dei problemi dell’Italia. Per molti la colpa sarebbe della crisi internazionale, della globalizzazione, della finanza cattiva, che vengono accusate pur di non vedere i mali di casa nostra. Le schiere di sostenitori di questa posizione fingono di non capire che la nostra crisi non è affatto causata dalla crisi globale del debito, ma dalla incapacità di crescere, di svilupparsi e di adeguarsi della nostra economia, in una situazione di stallo che dura dai primi anni ’90. Con la conseguenza che il resto del mondo ha scoperto oggi che l’impoverimento progressivo degli italiani rischia di diventare un problema anche per loro.
Il secondo falso mito è che l’Italia possa recuperare il proprio benessere e superare i problemi attuali riportando indietro le lancette dell’orologio e riscoprendo le radici dello sviluppo nei decenni passati. Ecco tornare le lodi al “piccolo e bello”, alla forza del “territorio”, alla solidarietà famigliare e aziendale, come rete di protezione in sostituzione di quella, malconcia, creata dallo Stato.
Un altro falso mito afferma che per crescere dobbiamo “copiare il modello tedesco”. Illusione pericolosa perché oramai le fabbriche costituiscono solo una piccola parte di una moderna economia e i veri piani su cui competere sono altri che attengono, come evidenziano gli Autori, allo sviluppo complessivo della società. Non meno pericoloso è il tanto invocato rilancio del “made in Italy”, che però ha fatto il suo tempo e deve oggi essere sostituito dal “created in Italy” concepito in Italia.
Un ultimo mito, forse il più pericoloso, afferma che la concorrenza, il rispetto delle regole e del merito sono valori anglosassoni estranei al DNA degli italiani. Si giustifica così, anche nemmeno tanto indirettamente, l’evasione fiscale, il lavoro nero, i privilegi di piccole e grandi corporazioni, il familismo amorale, le raccomandazioni brulicanti. In realtà il DNA degli italiani va benissimo. Funziona quando facciamo carriera nelle grandi multinazionali. Quando ci affacciamo con le nostre imprese sui mercati internazionali e vinciamo la sfida della concorrenza. Quando occupiamo posizioni di vertice nelle principali istituzioni di ricerca in Europa e in America.
Per uscire dalla stretta dell’auto-illusione menzognera, il nostro Paese ha bisogno di articolare una visione a lungo temine sulla crescita e sullo sviluppo. Cosa che oggi manca. È necessario ripristinare un racconto del Paese che vogliamo creare nei prossimi anni.
Ed è per questo che il libro di Abravanel e D’Agnese è diretto ai giovani che vivono in Italia. Per spiegare loro ciò che sta veramente succedendo e quanto ciò sia diverso da quello che sentono ripetere tutti i giorni. Per convincerli che la trasformazione, ancorché epocale, è davvero possibile. E per dare loro suggerimenti concreti su ciò che debbono fare per crescere e non “uscire”. Vale a dire:
1) fare tutto il possibile per raggiungere al più presto l’indipendenza economica dalla famiglia;
2) cercare la migliore istruzione, “indipendentemente dal pezzo di carta”, per entrare nel mondo del lavoro il prima possibile;
3) coltivare sempre le proprie passioni, nello studio e nella vita;
4) abbandonare la “comfort zone”;
5) iniziare a “restituire”;
6) investire nella capacità di comunicare;
7) non avere paura dei fallimenti, accettandone i benefici nascosti;
8) ricercare incessantemente il merito e il rispetto delle regole.
questa rubrica è a cura di Paolo Bonaccorsi