2 luglio 2012

BILANCIO O CAMEL TROPHY O ORDALIA


Fortunatamente, si fa per dire, il caldo e la missione di Mario Monti a Bruxelles hanno tenuto banco occupando le prime pagine dei giornali mentre la cronaca cittadina ha avuto modo di arrotarsi i denti su le consuete vicende del Celeste Governatore e della sua sanità con gli ultimi arresti e la scoperta, ma si sapeva già da un pezzo, delle passioni incendiarie di Don Verzè che non si sa se pensasse a sé nella veste di Dio che distrugge Sodoma o di Nerone che incendia Roma.

In questo ruolo ahimè non ha la comicità di Petrolini quanto mai attuale anche pensando ad altre maschere del nostro teatrino(http://www.youtube.com/watch?v=_3Y1Ga_Y3gU). In tutto questo affollarsi di notizie anche la delibera sul Bilancio di previsione2012 ha avuto la sua parte anche, se non certo quella più interessante per chi ha a cuore le sorti della nostra città. Quello che come sempre ha fatto più notizia è l’aspetto “muscolare” della vicenda: le riunioni no stop che durano notti intere con l’impietoso spettacolo di ronfate sui banche del Consiglio e defezioni per stanchezza. La prossima volta cosa ci dobbiamo aspettare? Gli Orazi e i Curiazi, l’ordalia, il giudizio di Dio?

In questa stessa pagina Giacomo Marossi, uno della generazione under 30, ci ha bene descritto qual è l’atteggiamento dei giovani nei confronti di questo modo, anche formale, di fare politica. Vogliamo dar loro torto? A chi affidiamo i nostri destini? Agli insonni? In fondo, se qualche tempo fa, quando ve ne erano le condizioni, si fosse modificato il regolamento comunale che consente con il trucco dei “subemendamenti” di trascinare strumentalmente il dibattito praticamente all’infinito, si sarebbe fatta una cosa saggia: andare avanti così è come affrontare le prossime elezioni politiche con il “porcellum”. Un dubbio: ma se anche nella maggioranza a qualcuno piacesse “così” per mantener il dibattito con lo stesso modello dello scontro sindacale? Perché così è stato in realtà: un mercanteggiamento continuo dove alcuni degli interlocutori hanno scopertamente difeso gli interessi del loro microcosmo fatto di preferenze elettorali.

Se mi è consentita una digressione generale, poiché in fondo la parte prevalente del dibattito si è svolta attorno a problemi di natura fiscale, nella sostanza abbiamo visto l’ennesimo schiaffo costituzionale: si sono difesi gli interessi delle “categorie” e non dei singoli contribuenti venendo meno al principio che ognuno debba contribuire in proporzione alle proprie capacità e non in relazione alla categoria di appartenenza, sia essa di tipo professionale, di mestiere, di attività economica o di utente dei beni pubblici, come la casa. Certo era impensabile che un singolo Comune, Milano, ribaltasse una cultura perversa tipicamente italiana connotata da un forte prevalere d’imposte indirette – comunque inique – cosi come dalla strategia dei tagli orizzontali quando bisogna tirare la cinghia. Detto questo non si può non notare altre questioni non meno rilevanti.

Prima tra tutte: visti i venti di guerra dei quali la minoranza non aveva fatto mistero già da mesi, perché aspettare fine maggio per presentare, prima in commissione poi in consiglio, il Bilancio di previsione 2012? Perché la ragioneria, quella stessa che fece il capolavoro dell’ultimo bilancio dell’era Moratti, non fu spinta a produrre prima e meglio, nel senso della chiarezza, il documento di bilancio? Adesso val la pena di voltare pagina e predisporre tutti gli strumenti di regolamento e di sostanza perché la prossima discussione sul bilancio veda un confronto di idee e di politiche, chiare e comprensibili per i cittadini, e non un documento approvato sulla stanchezza dell’avversario o con la minaccia di perdere 30 milioni di contributi statali.

Luca Beltrami Gadola



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