2 luglio 2012

PGT: LA CITTÀ DEI SERVIZI


In una recente dichiarazione sulla stampa, il presidente di Ance Milano Assimpredil Claudio De Albertis afferma che “L’Amministrazione ha ritenuto, abbassando gli indici e introducendo l’obbligatorietà dell’housing, di comprimere la rendita fondiaria.” e conclude che questo potrebbe congelare gli investimenti privati. A nostro avviso invece si tratta proprio di misure che possono contribuire a rilanciare una seria politica di profitto immobiliare, di responsabilizzazione degli imprenditori e non di mera speculazione fondiaria.

Nel nostro paese, a differenza di altri stati europei e perfino americani, la rendita prima assoluta e poi differenziale e infine finanziaria (il mattone di carta) ha condizionato pesantemente sia la qualità e attrattività della città che quella delle imprese e degli investitori. La recente svolta del PGT di Milano è il segnale di un modo diverso di intendere la crescita, come già discusso nei precedenti articoli comparsi negli ultimi numeri di ArcipelagoMilano: nella fase recessiva del nostro paese diventa infatti urgente la proposizione di un nuovo sviluppo urbano, meno dissipativo delle risorse ambientali e urbane. La politica dei servizi ne rappresenta un tassello importante, perché richiede innovazioni significative ed efficaci per contrastare la crescita delle disuguaglianze anche all’interno della stessa città.

Il Piano dei Servizi rivisto si è mosso nella direzione di riconoscere un ruolo effettivo alla città pubblica, superando alcune impostazioni concettuali inaccettabili dello strumento adottato e rafforzando la costruzione di strategie spaziali tese a raggiungere un equilibrio dinamico fra la giusta profittabilità dell’iniziativa imprenditoriale e il miglioramento complessivo delle dotazioni urbane. In questa ottica la città si trasforma formando un rapporto reale tra la complessità delle sue attività e non disgiungendo la più sensibile delle relazioni, quella che deve realizzarsi tra residenza e servizi.

Per dare corpo alla città dei servizi in primo luogo sono stati riconosciuti (e resi conformativi) tutti i servizi pubblici e di interesse pubblico esistenti di livello urbano e territoriale, ivi compresi quelli privati accreditati: sembra un’operazione scontata ma non possiamo dimenticare che il piano della giunta Moratti assimilava i servizi esistenti, a eccezione di quelli esclusivamente di proprietà comunale, al resto del tessuto urbano (consentendo immediate dismissioni e trasformazioni per funzioni private).

In secondo luogo è stato avviato un progetto di servizi, che ha coinvolto le Associazioni e le Zone del decentramento amministrativo in una fase di ascolto e riprogettazione collettiva nei sei mesi di stesura delle nuove controdeduzioni e che non si è fermato, collazionando un nutrito materiale documentario e di proposte che sarà messo a disposizione delle Zone. Anche in questo caso la distanza tra il PGT rivisto e quello adottato è misurabile concretamente. Infatti ieri il piano programmaticamente trascurava di prevedere nuove aree verdi e attrezzature, dichiarando in modo spregiudicato di affidarsi alla sola sussidiarietà orizzontale, cioè al supporto, anche creativo, dei soggetti non appartenenti all’amministrazione (privati e terzo settore), da catturare con premi volumetrici e soprattutto con l’ampliamento della nozione di servizio pubblico alle attività anche a scopo di lucro.

Oggi il piano pone le premesse per disegnare la struttura della città pubblica dei servizi costruendola con le Zone che nel frattempo ricevono sempre maggiori competenze. Obiettivo è rispondere ai bisogni emersi, salvaguardare e potenziare i servizi esistenti e produrne di innovativi, oltre a generare le condizioni favorevoli per attrarre produzioni e lavoratori qualificati, studenti e docenti, a scala nazionale e internazionale.

Con quali misure e con quali risorse? Sostanzialmente attraverso due meccanismi. Il primo si avvale della perequazione delle “pertinenze indirette”, già introdotta dal piano adottato, ma la finalizza a obiettivi pubblici, in una logica profondamente differente. Infatti si tratta di una manovra che non è più pervasiva e destinata ad acquisire aree ovunque cui attribuire diritti edificatori (perfino ai suoli del Parco Sud) per densificare senza limiti la città esistente, ma al contrario di un processo selettivo che individua solo le aree effettivamente necessarie per realizzare verde attrezzature ed edilizia sociale (un’innovazione rispetto alla gamma precedente) in quantità adeguata ai fabbisogni espressi dalle comunità locali; l’edificabilità attribuita è ridotta (da 0,50 mq/mq a 0,35 mq/mq) e può atterrare sui tessuti esistenti senza stravolgerli (perché sono fissati limiti di densità). L’insostenibile dispositivo perequativo del piano adottato è stato totalmente depotenziato nei suoi effetti più deteriori e se ne propone al contrario un uso strumentale per accrescere le dotazioni pubbliche e ridisegnare selettivamente parti di città.

Il secondo meccanismo è decisamente più significativo. Con un’astuta acrobazia normativa il piano Moratti commisurava la quantità di aree a standard (con facoltà di monetizzazione) al 100% della nuova slp per funzioni private (e al 36% dell’edilizia sociale), limitatamente alla sola quota eccedente la quantità di slp prodotta dall’applicazione dell’indice unico (sia nei tessuti esistenti che nelle ATU). Nel piano rivisto invece lo standard è dovuto (nella medesima quota pari al 100% per funzioni private e 36% per edilizia sociale) interamente per la slp di nuova realizzazione o derivante dai cambi d’uso. È stato inoltre introdotta la regola della cessione obbligatoria di tali aree per servizi per almeno il 50% della superficie di intervento (nelle maggior parte delle ATU e nelle ARU con dimensione ragguardevole).

Sul fronte ambientale, merita riconoscere lo sforzo compiuto in questi mesi per dare sostanza all’ipotesi di Rete Ecologica Comunale (REC), all’interno di un disegno di scala vasta per rafforzare i corridoi verdi. Il piano ha effettuato una ricognizione completa dei possibili ambiti di intervento, ne ha disciplinato i requisiti minimi progettuali, ha introdotto la perimetrazione del PLIS Parco Media Valle del Lambro e ha creato le condizioni per realizzare una fascia verde attrezzata, integrata al disegno del Parco Sud Milano e del Parco Forlanini (la cui edficabilità nell’ATP è stata cancellata). Dare respiro alla città e valorizzare le risorse esistenti: un contributo di sostenibilità di cui garantire presto l’attuazione.

 

Giovanni Dapri e Laura Pogliani*

 

*Gli autori sono membri della Consulta Tecnico – Scientifica CTS per la revisione del PGT.

 



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