4 luglio 2012
LA SCIENZA NON HA BISOGNO DI DIO
di Edoardo Boncinelli
Rizzoli editore, Milano, 2012
pp. 165 (euro 18,00)
Sembra che oggi esorcizzare Dio sia diventato di moda, dimenticando che tra scienza e fede non occorre fare una scelta. Sfatiamo il pregiudizio che chi fa ricerca scientifica non abbia bisogno di Dio o, viceversa, chi vuole credere in Dio non possa essere uno scienziato serio. È nella molteplicità dei saperi che si raggiunge la pienezza.
Edoardo Boncinelli, professore di Biologia e Genetica presso la cattolicissima Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sfrutta il titolo accattivante del suo ultimo libro “La scienza non ha bisogno di Dio”, e attira il lettore. “Chi vusa püsé, la vaca l’è sua”: nell’editoria, come al mercato, lo strillo paga. Così Boncinelli, un po’ milanese anche se fiorentino, mentre dichiara che si può fare scienza senza Dio, usa il nome di Dio per vendere il suo saggio.
Con uno stile colloquiale e un linguaggio cristallino, lo scienziato ci mostra il cursus compiuto dalla scienza e i punti che restano da chiarire nel futuro. Oggi capiamo il 4% dell’universo e il 30% del DNA. Materia oscura e DNA oscuro sono una sfida per gli studiosi. Dieci anni fa, la mappatura del genoma umano ci ha permesso di conoscere l’enorme patrimonio di geni che compongono il DNA. Ma i geni non sono tutto: dentro di loro si annida, ancora ben nascosto, il segreto della vita. Gli errori di trascrizione del DNA, a seguito della costante duplicazione del patrimonio genetico, determinano l’evoluzione biologica, cosicché, molto tempo fa, i popoli sull’Himalaya furono in grado di sopportare meglio le condizioni inospitali di quell’ambiente; oggi, i loro discendenti abitano dove “volano le aquile”. Fu merito di errori o avvenimenti straordinari? È difficile immaginare che da un refuso nella lista della spesa possa derivare una terzina della Divina Commedia. È più facile invece che, sbagliando il nome di un prodotto, si possa acquistarne uno migliore.
Il nostro corpo è una fabbrica di ricambi: le cellule muoiono e vengono rimpiazzate. Noi restiamo in apparenza gli stessi, eppure introduciamo nuova materia che sostituisce la vecchia e prende forma. Una lotta per la vita: la sostituzione al fine di permanere. I veri vincitori, ci spiega Boncinelli, sulla Terra sono i batteri, inalterati da più di tre miliardi di anni.
Nel 1944, il Nobel per la fisica Schrödinger, nel suo libro che diventò musa ispiratrice della biologia, si poneva la domanda: che cos’è la vita? A cinquant’anni dalla sua morte, la nostra sete di sapere non si è placata, nemmeno quando Craig Venter affermò, sbagliando, di essere riuscito a creare in laboratorio un esempio di “vita artificiale”. Forse questo sarà il secolo della genetica.
Si arriva in fondo al libro tutto d’un fiato, per poi constatare, con Darwin, che da un incipit creativo tanto semplice tutte le forme di vita evolute sono degne della più grande ammirazione. Scienza e fede, camminando su sentieri autonomi ma complementari, s’interrogano sul mistero. Al traguardo, la risposta forse sarà uguale per tutti. (Cristina Bellon)
questa rubrica è a cura di Paolo Bonaccorsi