2 luglio 2012

musica


 

CONCERTI E PROGRAMMI

 

Prima di chiudere per la pausa estiva – seguiremo ancora qualche concerto fra i pochi che ci verranno proposti in estate – ci prendiamo la libertà di riproporre il “pezzo” del 12 febbraio 2009, con il quale più di tre anni or sono, insieme ad ArcipelagoMilano e quasi per gioco, nasceva questa nostra rubrica di musica e che da allora ha accompagnato per ben 155 numeri tutte le uscite del giornale. Quel pezzo si intitolava “Sentir musica a Milano” e diceva testualmente:

“Pochi milanesi o lombardi sanno di vivere in uno dei rarissimi luoghi al mondo – insieme a Parigi, Londra, Berlino, New York e a non molte altre città – in cui è possibile ascoltare, con elevatissima frequenza, e dal vivo, i più grandi interpreti ed esecutori di musica “colta”.

Se facciamo un rapido calcolo di quante persone vivono in queste poche grandi “città musicali” e quale modesta percentuale di essi abbia la disposizione d’animo per frequentare le sale da concerto, ci rendiamo facilmente conto che la fortuna di poter ascoltare tanta musica di così grande livello artistico e professionale arride a una sparuta minoranza di esseri umani; e noi abbiamo questo privilegio “in casa”!

Milano infatti, oltre a ospitare quel monumento musicale straordinario che è il teatro alla Scala, dispone di altre magnifiche sale da concerto con una programmazione molto vivace come l’Auditorium di largo Mahler, le sale Verdi e Puccini del Conservatorio, il teatro Dal Verme, il teatro degli Arcimboldi e molte altre meno note (dalle Aule Magne delle Università Statale e Cattolica alla palazzina Liberty di largo Marinai d’Italia, solo per fare degli esempi), ma anche di molte chiese che accolgono abitualmente importanti eventi musicali (come ad esempio San Simpliciano, San Marco, San Vincenzo, Santa Maria della Passione, San Satiro, la chiesa protestante di via del Giardino, ecc.).

Milano gode anche della presenza di numerose e qualificate istituzioni che promuovono e gestiscono attività e intere stagioni di opere e concerti come – oltre alla Scala, ovviamente, con le sue stagioni di opere liriche, concerti sinfonici, balletti, ecc. e con le sue due orchestre, la stabile e la Filarmonica – la Fondazione Orchestra Verdi, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, la Società del Quartetto, le Serate musicali, la Società dei Concerti per citare le più celebri, ma anche Musica Rara, l’Orchestra Milano Classica, e tante altre. Né va taciuta la ricca offerta musicale degli altri capoluoghi lombardi, con Bergamo, Brescia e Pavia in testa.

Ciò che è curioso, e che vorremmo porre come “questione musicale” ai nostri lettori, è la totale incomunicabilità fra le diverse istituzioni, la totale assenza di coordinamento fra le diverse iniziative, la sostanziale mancanza di specializzazione delle diverse proposte.

… la più tradizionale delle abitudini è quella di abbonarsi a una o più “stagioni”, magari una di musica sinfonica e un’altra di musica da camera, mediamente due concerti alla settimana … il nostro melomane finirà fatalmente per ascoltare solo quello che gli viene proposto attraverso gli abbonamenti, non sceglierà più né un programma né un interprete, altri sceglieranno per lui; poi interverrà la forza di inerzia e di appartenenza, per cui si abbonerà ogni anno al medesimo ciclo e finirà per essere definitivamente uno “scaligero”, un “quartettista”, ecc.

Ma perché non immaginare un vero e proprio “sistema” milanese che offra la possibilità di scegliere – stagione per stagione – un percorso musicale su misura dei propri interessi e tendenze, magari scandito dalle celebrazioni dei vari anniversari … o dalle “opera omnia” di alcuni autori, o piuttosto dalla lettura di cicli “integrali” di opere…?

Sarebbe straordinariamente affascinante che – pur nella indispensabile e preziosa diversità e nella libertà di scelta e di proposta delle varie istituzioni – potessimo sfruttare appieno la ricchezza musicale delle città lombarde, e di Milano in particolare, per godere di una programmazione “intelligente” – complessiva, creativa, mirata, colta – volta a promuovere una grande unica stagione piena di alternative stimolanti e, nel corso degli anni, fondativa di una completa esperienza musicale”.

Ci sembra che la proposta sia ancora attuale. In questi tre anni e mezzo abbiamo riscontrato che la programmazione musicale segue molto le mode e si appoggia sempre di più alle ricorrenze. Per cui si sentono spesso gli stessi autori e le stesse musiche, e soprattutto i giovani – che non hanno avuto ancora il tempo per ascoltare molta musica – non riescono ad arricchire quanto vorrebbero la propria cultura attraverso un’offerta ragionevolmente ampia. Questo fatto, insieme all’alto costo dei biglietti e alle scarse facilitazioni per gli studenti, li spinge verso la musica registrata che – come abbiamo più volte sostenuto – è soprattutto un business per le case discografiche ma per noi è pur sempre una “conserva di musica”, un surrogato privo di aroma e di freschezza.

Basterebbe che le nostre istituzioni musicali si sedessero una volta l’anno intorno allo stesso tavolo e concertassero i programmi secondo una logica che può andare dall’enciclopedico al monotematico – ce ne sono tante e ognuno potrà scegliersi la sua – purché sia capace di incontrare le esigenze di coloro che dalla musica viva non si aspettano solo la piacevole serata, ma anche di seguire un lungo percorso di crescita e di maturazione.

Ci piacerebbe molto sapere cosa ne pensano, per esempio, Stephan Lissner o Luigi Corbani che sono sicuramente i nostri due più importanti manager del settore pubblico e di quello privato.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 

 



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