19 giugno 2012

DUE O TRE COSE CHE (FORSE) HO CAPITO DI QUESTA CRISI


L’Europa ha bisogno di una banca che sia prestatore di ultima istanza. Lo dicono tutti, un’unione monetaria senza il prestatore di ultima istanza è destinata a essere sempre in balìa della speculazione. Ma cosa significa prestatore di ultima istanza? Significa, in generale, la possibilità per la banca centrale di immettere riserve nel sistema bancario in modo da limitare i rischi di insolvenza e quindi i fallimenti.

Le cose, però, non sono così semplici, e infatti abbiamo riso tutti quando Berlusconi ha suggerito di coniare moneta in libertà. In uno scritto del 1980 Hyman Minsky sostenne che la Federal Reserve, in quanto prestatore di ultima istanza, si trova “tra l’incudine e il martello”. Faccio una lunga citazione. “Ogni volta che la Riserva Federale interviene come prestatore di ultima istanza, essa impedisce il crollo di qualche istituzione finanziaria o di qualche mercato finanziario. Così facendo, vengono introdotte nell’economia passività addizionali della Riserva Federale e viene estesa la garanzia della Riserva Federale su una certa serie di pratiche finanziarie. Così, nel 1966 la Riserva Federale protesse le banche che facevano uso di certificati di deposito, nel 1969-70 protesse il mercato della carta commerciale, e nel 1974-75 estese la sua garanzia a coloro che possedevano passività nelle filiali estere delle banche americane. Legittimando le pratiche del mercato finanziario attraverso il suo avallo implicito, nel 1966, nel 1969-70 e nel 1974-75 la Riserva Federale ha preparato il terreno per il finanziamento di una susseguente esplosione inflazionistica.”.

In precedenza, in uno scritto del 1966, Minsky aveva spiegato che “se si verifica una crisi finanziaria, la banca centrale deve abbandonare qualunque politica restrittiva (proprio quello che oggi si richiede alla BCE). Presumibilmente, la banca centrale dovrebbe intervenire prima di un crollo dei valori delle attività che porterebbe a una grave depressione. Tuttavia, se agisce troppo presto ed è troppo efficace, non vi sarà alcuna pausa apprezzabile nell’espansione che ha reso necessaria la politica restrittiva”. (…) “Se invece le limitazioni vengono allentate dopo che una crisi si verifica effettivamente, (…) ma l’uso efficace della funzione del prestatore di ultima istanza impedisce una caduta troppo grande dei prezzi delle attività, allora si porrà termine all’euforia e si stabilirà un rapporto più sostenibile, in termini di domanda di domanda di investimento, tra lo stock di capitale e il capitale desiderato.

Se le funzioni del prestatore di ultima istanza vengono esercitate troppo tardi e troppo poco, il declino dei prezzi delle attività porterà a una stagnazione dell’investimento e a recessioni più profonde e prolungate.”. Il prestatore di ultima istanza non è un bancomat, ma un regolatore. La sua specifica funzione sta nell’intervenire nel momento opportuno, né troppo presto né troppo tardi, né troppo né troppo poco. Se interviene troppo presto e troppo incoraggia il modus operandi che ha provocato la crisi, se interviene troppo tardi e troppo poco non riesce a evitare il collasso del sistema finanziario.

Vale l’esempio di Lehman Brothers: se la Fed avesse salvato la Lehman il sistema finanziario americano avrebbe sopportato costi inferiori a quelli causati dal fallimento. È proprio vero? Forse sì. Ma forse no. Dipende da quello che si considera il “punto di caduta” e dalle valutazioni sull’efficacia delle riforme del sistema finanziario americano che hanno fatto seguito al fallimento della Lehman stessa, soprattutto la limitazione delle attività di investimento e di rischio per le banche in seguito salvate dall’intervento della Fed.

Se la Fed avesse salvato Lehman Brothers avrebbe poi avuto la forza di stroncare, o almeno limitare decisamente, il modus operandi che aveva portato a quella crisi? Oppure, e questi erano i timori, avrebbe finito con l’incoraggiare gli spiriti animali che avevano portato il sistema vicino al collasso? Qui sta il punto. La Lehman non era l’unica banca in difficoltà, ma se fosse entrata in insolvenza una banca ancora più grande, per esempio Goldman Sachs, il crollo sarebbe stato probabilmente inevitabile. Se però avessero lasciato fallire una banca troppo piccola, la lezione non sarebbe stata sufficientemente salutare da scoraggiare gli spiriti animali.

In Europa c’è la banca centrale, la BCE, che però non ha per statuto il ruolo di prestatore di ultima istanza. Cionondimeno, la BCE ha svolto questo ruolo in diverse occasioni, forzando i limiti dell’operatività del proprio statuto stesso. In un certo senso, mi sembra di poter dire che, in mancanza di un prestatore di ultima istanza legalmente riconosciuto, questo ruolo di regolatore sia stato comunque assicurato, anche se in modo non esaustivo, dalla dialettica tra stati forti e stati deboli e tra le varie istituzioni finanziarie.

La Grecia si sarebbe potuta salvare già due anni fa a un prezzo relativamente basso rispetto ai costi già sostenuti sommati a quelli che ancora dovranno essere pagati. Ma questo non avrebbe finito con l’incoraggiare le tendenze in corso, per esempio, in Spagna e in Italia? A prescindere da come la si pensi sull’operato del governo Monti, non sono lontani i tempi in cui Berlusconi invitava a non cambiare stili di vita, a consumare il più possibile, a evitare di pagare le tasse e così via. Il mancato salvataggio tempestivo della Grecia è forse il prezzo che l’Italia e altri paesi hanno dovuto sostenere per un cambio delle politiche economiche e dei loro governi.

Il prezzo è giusto? Lo vedremo in seguito. Dipende da cosa il governo Monti sarà in grado di fare per l’Italia e da cosa l’Europa sarà in grado di fare per la Grecia e per se stessa. Se in tutto questo c’è un po’ di verità, anche la politica fin qui seguita della Germania dovrà essere riconsiderata in seguito con più indulgenza.

 

Mario De Gaspari

 



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