19 giugno 2012

INVESTIRE NELLA COESIONE NON È SOLO TECNICA ELETTORALE


È ormai quasi certo che il prossimo appuntamento elettorale sarà quello delle elezioni politiche, a seguire quelle della Regione Lombardia. Il dibattito che si è aperto a tutti i livelli e in modo trasversale, liste civiche e/o liste di partito, si potrebbe sintetizzare con il classico “il dito e la luna”. Il tema è quale offerta politica può essere adeguata ai nostri tempi?

La caduta del governo Berlusconi e la nascita del governo Monti, sostenuto da una maggioranza anomala, hanno provocato un terremoto politico che sta rivoluzionando il panorama delle forze politiche. Al netto degli sviluppi del “Grillo – Montismo”, come definito da Ilvo Diamanti, la partita che si sta giocando ha un significato decisivo per la qualità della nostra democrazia.

Premesso che tutto dipende dalle future leggi elettorali, più ancora da improbabili riforme costituzionali, proviamo a dare una risposta guardando al centrosinistra. Messa in soffitta l’illusione di dar vita a un sistema basato sul bipartitismo, resta il problema del bipolarismo e della governabilità.

È evidente che “la vocazione maggioritaria”, spinta fino all’auto sufficienza del PD di “De Benedettiana” memoria, è miseramente fallita. Escludere dal parlamento, anche per proprie responsabilità, settori significativi della sinistra non ha certamente rafforzato il centrosinistra tutto. Il PD è rimasto un ibrido, cioè partito “coalizione” senza identità. Quella che è in crisi non è la “forma” partito, ma l’idea stessa di partito (non nel senso di participio passato!), in quanto rappresentante di una “parte” e non della totalità.

L’esperienza delle elezioni amministrative, a partire da Milano, hanno dimostrato che dove si è investito nella coesione, nella partecipazione, nella ricerca quasi spasmodica di ciò che unisce (invece di ciò che divide nella illusione identitaria!), rappresenta l’offerta politica che si è dimostrata vincente. Non so se questo si chiama il vento “arancione” e/o la “lista civica dei sindaci”, non mi interessa, quello che credo interessi a tutto il popolo del centrosinistra è superare una stucchevole discussione sulle “tecniche” elettorali per andare alla sostanza del progetto politico.

Personalmente credo che la sostanza sia presentare alle prossime elezioni politiche “Un nuovo centrosinistra”, consapevoli che siamo tutti caratterizzati da un certo grado di inadeguatezza, e tutti siamo chiamati a ricostruire i campi culturali e politici nei quali muoverci.

Prima di tutto occorre, come dice Vendola, “un vincolo di coalizione per impedire di replicare i penosi spettacoli dell’ultimo governo di centrosinistra”. Questo vincolo si può costruire su due pilastri: le primarie di coalizione, per individuare il candidato premier e un programma sottoscritto che vincoli ogni componente della coalizione. Poi, sulla base di quale sarà la legge elettorale, con la quale si andrà al voto, si potrà stabilire come e quali liste elettorali presentare per ottenere il consenso dei cittadini.

Proprio l’esperienza della giunta Pisapia ci ha insegnato che anche ereditando una situazione disastrosa è possibile vincere la sfida del governo con la buona politica, fatta di sobrietà, trasparenza e responsabilità. Misurandosi con i problemi da risolvere, dando risposte concrete e non sollevando demagogicamente domande retoriche.

Pensare che si possa uscire da una crisi profonda dell’economia, che è anche crisi sociale e culturale, agitando ognuno le proprie bandierine nuove o vecchie che siano, è velleitario e pericoloso. Qualcuno avrebbe detto: “la confusione sotto il cielo è grande, la situazione è eccellente”.

 

Marco Cipriano



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