19 giugno 2012

Scrivono vari 20.06.2012


Scrive Ferdinando Mandara a Giacomo Marossi – Apprezzo molto l’articolo di Giacomo Marossi: considerazioni validissime e molto ben espresse. Mi auguro che non siano troppo pochi quelli che le condividono: ben consapevoli di correre il rischio di cadere in quella trincea, ma che fanno ogni tanto almeno il tentativo di uscirne… Mi permetterò di inoltrare i paragrafi iniziali agli amici. Forse è superfluo aggiungere che la fede non implica necessariamente il concetto di “possedere” la verità; per il cristiano, secondo il Vangelo, la verità è Cristo: che si può cercare di incontrare, non certo di possedere…

PS Forse se il professor Martinotti avesse potuto leggere l’articolo di Marossi prima di scrivere quello sulla “famiglia del Vaticano” avrebbe usato un tono un po’ più pacato: non si sarebbe forse tanto meravigliato che il Vaticano – che pure ha molte colpe – abbia una sua idea di famiglia e dei suoi valori (il prof. Martinotti non è certo obbligato a condividerli, ma non ne ha a sua volta?) o per lo meno non avrebbe fatto finta di dimenticare che il Papa, del quale si può pensare tutto il bene o tutto il male, non è soltanto il capo di uno stato estero (e l’aggettivo estero sembra persino superfluo, non trattandosi di Napolitano…)

 

 

Scrive Luigi Caroli ad ArcipelagoMilano – Dell’articolo di LBG non condivido solo un pezzettino. “lo scoglietto“. Dove l’hai vista la contestazione della sinistra della maggioranza? Brividi da quartana, sonno profondo o letargo? I mal di pancia potranno venire a quelli del Pd. Per aver mangiato troppo! Lascia che a parlare della sindrome della sinistra – un suo ritornello – sia il buon D’Alfonso. Fa il tris col buon Tabacci e la buona De Cesaris. Sul territorio noto che la stima per Pisapia, che volgeva al declino, ha avuto una salutare impennata negli ultimi dieci giorni. Nella polemica con Boeri – circa la gestione dell’EXPO – Pisapia ha dovuto constatare (non credo con piacere) che le considerazioni di Boeri non erano campate per aria. Meglio tardi… Come già ho detto in una mia lettera a Paola D’Amico del Corriere, preconizzo quanto accadrà in città. Altro che le “riduzioni” di cui scrive Arcidiacono. Ottimo e illuminante l’articolo di Giuseppe Vasta. È la certificazione del valore dei terreni edificabili (te n’è rimasto ancora qualcuno?) in cinque miliardi che ha spinto De Cesaris e a suo tempo Masseroli ad approvare con urgenza cose ignote ai più. La riduzione degli spazi complessivi – spropositati in Masseroli – non impedirà la nascita di mostri grazie alla premialità di De Cesaris. Pensa se l’operatore aggiungesse il premio per il risparmio energetico! L’housing sociale è – soprattutto per le periferie – un frutto avvelenato. I poveri devono per forza essere costretti a vivere in quartieri bruttissimi?

 

 

Scrive Marco Romano a Luca Beltrami Gadola – Caro Luca, razionalizzare la spesa non è così semplice. L’incrocio di piazza Maggi era una sofferenza, e quando mi capitava di frequentarlo nelle ore di punta le code erano interminabili, figurarsi per quelli che dovevano passarci tutti i giorni, e per gli stessi residenti la fila delle automobili con il motore acceso era inquietante: tant’è che quando i DS – se così si chiamavano allora – pensarono bene di schierarsi a fianco del consueto comitato di oppositori all’ecomostro persero in quella zona, alle successive elezioni, una avvertibile fetta dei loro elettori. Oggi che abbiamo dimenticato le code di allora lo svincolo ci sembra sovradimensionato, ma succede sempre così, perché non potrebbe essere sottodimensionato.

Quanto alla tangenziale est, mi è capitato di trovarmici dentro al mattino o alla sera soltanto di rado, ma mi è sembrata un altro collo di bottiglia: non so bene se quella lunga teoria di camion e di automobili sarebbe resa più umana dalla nuova bretella – se esistono analisi dei flussi di traffico dovremmo saperlo – ma se ci riuscisse quanti ne sono oggi le vittime ne sarebbero sollevati: e il comitato Nimby che protesta è soltanto un fatto fisiologico, come i brufoli degli adolescenti.

Ma non ho una specifica competenza per giudicare ex-post la congruità di queste opere e tanto meno per valutare quelle future – salvo beninteso quella da tempo manifestata del ritenere l’Expo uno spreco questo sì inutile -, piuttosto mi sembra evidente nella scelta dei tuoi casi esemplari un clamoroso contrasto con le intenzioni sempre ricorrenti di cogliere la vocazione metropolitana di Milano, perché questi sono per l’appunto programmi che tengono conto del disagio del nostro hinterland – forse estensibile, sostiene Carlo Tognoli e conferma Mario Botta, allo spazio regionale – e di quello dei suoi abitanti: forse il modo coerente di comportarci per noi milanesi che vorremmo ampliare la nostra giurisdizione, è stato quello di estendere la linea verde della metropolitana fino alla campagna lontana.

 

Replica Luca Beltrami Gadola: Caro Marco, passando spesso per il cavalcavia ho notato che si forma una coda per chi entra in città e va verso il cavalcavia di via Schiavoni, perché da quella parte la viabilità preesistente non è stata adeguata e comunque il tutto si sarebbe potuto risolvere egregiamente con uno svincolo a due soli livelli assai meno invasivo. Io intendo stigmatizzare la “magniloquenza” di molte nostre opere pubbliche vedi la maggior parte degli svincoli sulla linea dell’alta velocità Milano – Torino dove alcune strade vicinali hanno assunto il ruolo di arterie di traffico. Potenza dei produttori di cemento.

 

 



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