5 giugno 2012
MARGIN CALL
di J.C. Chandor [U.S.A., 2011, 109′]
con Kevin Spacey, Jeremy Irons, Demi Moore, Stanley Tucci, Paul Bettany, Zachary Quinto, Penn Bradgley
Margin Call, esordio alla regia di J.C. Chandor, inizia con il licenziamento di Eric Dale, direttore dell’ufficio gestione rischi di un’importante società finanziaria. La bianca e impersonale scatola di cartone, immagine frequente nei film americani, contiene tutti i ricordi e gli oggetti dei vent’anni passati nell’azienda. Tutti tranne la sua chiavetta Usb.
Il gesto con cui la sua mano passa il piccolo oggetto a Peter Sullivan, suo giovane collaboratore, è accompagnato da un paterno “stai attento”. Misteriose e protettive al tempo stesso, queste due parole ci anticipano il contenuto dei file: un’analisi meticolosa dell’irresponsabile e distruttiva condotta finanziaria della società. Tutto ciò che segue è un viaggio al termine della notte, un’ascesa piramidale in cui la decisione viene presa da un uomo solo. La scelleratezza e l’arroganza dell’amministratore delegato sono, quindi, l’inizio di un’apocalisse. Homo homini lupus. Il feroce mondo economico raccontatoci da Chandor ci riporta a una concezione primitiva dell’uomo. La vendita dei prodotti finanziari si trasforma in una truffa premeditata, la sopravvivenza di un’unica società avviene a scapito di un terremoto nell’intero sistema.
“Parli come se lo spiegasse a un bambino piccolo o a un golden retriever, non è stato il cervello a portarmi fin qui, questo glielo assicuro”, chiede proprio il CEO a Peter Sullivan. Le redini di una società che gestisce miliardi di dollari sono in mano a una persona a cui mancano le più semplici basi economiche, al quale professionalità e conoscenza non sono servite per arrivare ai vertici. Distaccato e spietato, il personaggio interpretato da Jeremy Irons è l’impersonificazione di un mondo che non ammette tentennamenti o crisi morali.
Margin Call ci mostra, invece, tutte le crepe nell’animo delle persone che lo circondano. Individui che indossano maschere per vendere soldi e accumularne, il soldo come unico valore e scopo. Eric Dale non può che rimpiangere un’epoca lontana in cui, costruendo ponti, permetteva alla popolazione locale di risparmiare tempo. Tempo, appunto, non denaro.
Marco Santarpia
In sala a Milano: The Space Cinema Odeon, Orfeo, Plinius Multisala
questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia