29 maggio 2012

DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, SI PUO’


Come migliaia di milanesi, ho cominciato a partecipare attivamente alla politica milanese durante la campagna elettorale per Giuliano Pisapia. In quell’occasione ho conosciuto e sperimentato l’energia creativa che è scaturita da quel progetto comune e da allora ho cominciato a spendermi perché questo coinvolgimento delle persone, cittadini, abitanti di qualunque età, rimanga attivo in quanto fondamento per la riuscita e la “tenuta nel tempo” di ogni progetto comune. Ma lo scopo, spontaneamente sorto, che ci ha uniti in campagna elettorale è stato raggiunto e quindi ora si tratta di proseguire costruendo progetti comuni da affrontare in modo nuovo.

Avvicinandomi progressivamente al tema, ho scoperto e conosciuto l’esistenza di pratiche e tecniche già ampiamente sperimentate di coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali, di progettazione, rifacimento, modifica di destinazione d’uso e quant’altro, inerenti a diverse problematiche esistenti sul territorio. Ecco, di questo abbiamo parlato e discusso nell’incontro, promosso con Libertà & Giustizia, il 25 maggio alla Cascina Cuccagna, che, già da sé rappresenta la riuscita di uno dei più bei progetti partecipati di Milano. Tant’è che questo luogo, appena terminato, è già molto frequentato, amato e, oggettivamente accogliente e ben riuscito, diversamente, ad esempio, dalla “Fabbrica del Vapore”, che pure avrebbe potuto avere ogni requisito per un buon successo, ma che tuttavia è rimasto, malgrado gli sforzi dell’Amministrazione, solo una triste “cattedrale nel deserto”, senza alcuna interazione con la città che le sta intorno.

Nel primo caso, il processo decisionale e di progettazione è stato costruito, tra mille difficoltà, ma dagli abitanti e associazioni operanti sul territorio con fatica, impegno, confronto creativo durato decenni, mentre nel secondo la decisione (di assegnazione degli spazi e quant’altro) è piovuta dall’alto, senza nessun confronto con le realtà locali, già attive, esistenti e vive nella zona. In un caso ci sono le radici perché il progetto si mantenga e cresca, nell’altro no.

E quindi perché la nostra Amministrazione, che pure ci ha fatto sognare di questo, ora non sceglie di affrontare in modo partecipativo le varie questioni di Milano (come la Darsena, il Vigorelli, la piscina Caimi, solo per fare qualche esempio, e magari anche MACAO….). Perché ad esempio, dopo i chiarimenti dell’Assessore Boeri circa la storia di Palazzo Citterio, invece di scegliere la disarmante strada dello sloggio coatto, non si è proposto a quelli di MACAO di organizzare proprio nel Palazzo la presentazione dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, fornendo loro tutto il materiale: progetto, capitolato dei lavori, costi, iter complessivo e organigramma dell’attuazione del progetto, in modo che, con la massima trasparenza, tutta la cittadinanza sia messa in condizione di conoscere, apprezzare, capire e seguire, se non la costruzione del progetto (che ormai sembrerebbe definito), almeno le esecuzioni delle opere che dovrebbero iniziare a breve?

Io credo sia questa una delle priorità richieste con forza da MACAO e l’Amministrazione, nascondendosi dietro a evidenti pretesti, dimostra di non voler comprendere l’importanza del problema, confondendo, talvolta ad arte, l’ascolto con la partecipazione e simulando un coinvolgimento che di fatto non esiste. Con ciò provocando le ben note reazioni di insofferenza, che, a questo punto, dopo il secondo sgombero nel giro di pochi giorni, sono, e saranno in futuro, sempre più difficili da contenere.

Io credo e spero che, fino a oggi, abbiano solo erroneamente sottovalutato il problema, si siano occupati di altre priorità, e/o, non abbiano approfondito con il dovuto interesse la conoscenza dell’esistenza anche di metodi diversi (come i cosiddetti: OST, Open Space Technology), molto sperimentati all’estero ma già utilizzati, in varie occasioni, anche dalle amministrazioni più illuminate in Italia; perché diversamente si dovrebbe sospettare, o prendere atto, di una volontà di esclusione incompatibile con le premesse e i programmi della campagna elettorale.

Noi cittadini attivi, che tanto abbiamo creduto in un radicale cambiamento, effettivo e sostanziale, nell’Amministrazione della nostra città, continuiamo nel nostro impegno perché siamo convinti che questo “tesoro” scaturito in campagna elettorale, e ancora presente in Milano, non debba andare perduto né trasformarsi in fronde reattive di difficile contenimento, e confidiamo che la nuova Giunta voglia consentire, anche nella sostanza, una vera partecipazione aprendosi, collaborando e rendendosi disponibile ad apprendere, e poi anche ad applicare, le tecniche, già sperimentate con successo, del procedimento partecipativo.

 

Cristina Mordiglia

 



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