29 maggio 2012

MILANO: UN TERRITORIO A SOVRANITÀ LIMITATA


Che Milano abbia un territorio estremamente ridotto (e lo sarebbe ancor di più senza l’accorpamento dei Corpi Santi) sembra ormai una situazione storica non più modificabile se non con la creazione istituzionale della Città Metropolitana. Dico istituzionale perché di fatto i cittadini di Milano e dei comuni contermini la Città Metropolitana la vivono già, soffrendo però per l’eccessiva presenza di strutture amministrative autonome che rendono difficile la vita di tutti i giorni e che per di più hanno difficoltà a comunicare tra di loro.

Ma dobbiamo purtroppo osservare che la città di Milano, dal territorio così ridotto, non può vantare nemmeno la Sovranità che di diritto gli spetterebbe entro i suoi stessi confini. Infatti enti Provinciali come i Parchi e Statali come le Soprintendenze si sono ritagliati estesi spazi, sottraendoli alla Sovranità Comunale, entro i quali, grazie a leggi “ad hoc” predisposte con eccesso di zelo punitivo verso Milano, possono anche permettersi di contrastare le più che ragionevoli volontà di rinnovamento della città espresse nella nota delibera Comunale “Ricostruire la Grande Milano“, documento di inquadramento delle politiche urbanistiche Comunali (giugno 2000).

Così possiamo notare come la perimetrazione del PASM (Parco Agricolo Sud Milano), redatta con la precisa volontà di difendere le aree agricole, comprenda anche aree non coltivate, abbandonate o di dimensioni esigue e frastagliate, non più utilizzabili secondo gli standard della produttività agricola odierna, ma finalizzate solo ad ampliare al massimo la perimetrazione al fine di aumentare il potere dell’Ente Parco nei confronti del Comune di Milano.

Prendendo come campione una piccola parte del territorio Milanese e precisamente quello a sud delle zone 5 e 6, a cavallo del Naviglio Pavese, non possiamo fare a meno di rilevare nella stesura del PASM e nella successiva gestione una serie di contraddizioni ed errori sorprendenti. Come quando si comprese nel vincolo anche quartieri interi come il Cantalupa (che ha dovuto portare avanti una faticosa battaglia per ottenere una perimetrazione corretta), o mettendo nella perimetrazione aree marginali interessate al passaggio di strade previste fin dal PRG dell’80, rendendo così impossibile la loro realizzazione, o ancora inserendo nel vincolo piccole aree marginali non utilizzate dall’agricoltura ma stralciando, per oscure ragioni, dal vincolo aree ben più grandi e coltivate. Senza contare il parere decisivo sul tracciato del prolungamento della MM2 da Famagosta a Milano – Fiori Assago, che sta provocando in questi giorni le proteste di cittadini infastiditi dal rumore del passaggio dei treni troppo vicino alle case, scelta condivisa dal PASM, che ha preferito schiacciare il percorso contro la residenze per una velleitaria salvaguardia del verde agricolo e senza valutare il disturbo ambientale.

Se su tutto il perimetro del PASM sono stati fatti errori così grossolani come in zona 5 e 6, penso sia ora di rifare la perimetrazione con più attenzione.

Queste aree perimetrate tra le frange del territorio urbanizzato e il verde agricolo dovevano essere soggette secondo la normativa del PASM ai Piani di Cintura Urbana di iniziativa della Provincia, ma fino a oggi non ne è stato predisposto neanche uno, e quando nella preparazione del nuovo PGT il Comune aveva individuato queste zone come Ambiti di Trasformazione Periurbana con una loro normativa, le osservazioni della Provincia al PGT hanno costretto il Comune a stralciarle riconoscendo di fatto di non avere poteri su queste aree facenti parte del suo territorio.

Queste aree dove il verde del PASM incontra le disordinate frange estreme della città urbanizzata, sono importanti per definire un aspetto del disegno urbano fino a oggi sottovalutato. Infatti la decisione dei nuovi PGT di non espandere la città sul verde agricolo al fine di limitare il Consumo di Suolo, fa nascere l’interessante esigenza del disegno compiuto del “fronte della città” non solo verso i terreni agricoli che diventeranno parchi urbani ma anche verso le principali infrastrutture stradali radiali di accesso che saranno le nuove porte della città.

Creare un “fronte della città” vuol dire che la città finisce lì, che non ci saranno più espansioni. Se invece lasciamo le periferie sfrangiarsi nel verde agricolo non diamo l’avviso che la città è finita e questo condurrà prima o dopo a creare nuove sfrangiature in espansione. Creare il “fronte della città” vuol dire che oltre quella linea non si costruirà più. Ma questa linea si deve concretizzare in un “segno” piacevole sul territorio dove la bellezza della città si esprimerà nei siti dove non si sarebbe mai pensato prima.

L’avvicinamento e la visione della città dall’esterno fa parte della storia delle città europee, le città murate, da Carcassonne a Monteriggioni e mille altre in Italia ed Europa provocano emozioni al turista e compiacimento ai residenti e anche se la loro origine era solo difensiva oggi entrano a far parte della piacevolezza del Paesaggio. Gli Ambiti di Trasformazione Periurbana previsti inizialmente dal PGT adottato e cancellate in seguito a osservazione della Provincia, erano un primo tentativo di affrontare il problema del Fronte della Città con Piani Esecutivi di iniziativa pubblica Comune – Provincia, che però senza una intelligente riconsiderazione della perimetrazione del PASM non si potrànno ancora affrontare.

 

Gianni Zenoni

 

 

 



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