29 maggio 2012

cinema


 


 

COSMOPOLIS

di David Cronenberg

con: Robert Pattinson, Samantha Morton, Juliette Binoche, Paul Giamatti, Sarah Gadon

 

C’è un dentro e c’è un fuori in Cosmopolis [Francia/Canada/Portogallo/Italia, 2012, 108′] di David Cronenberg. Dentro c’è Eric Packer (Robert Pattinson), giovane genio della finanza, che vive blindato nella sua limousine, dominando dal suo sedile-trono il microcosmo creato ad arte per lui. Quello che sta fuori lo vediamo scorrere dai finestrini e dal lunotto posteriore della macchina di Eric: un mondo in rivolta, immagine calzante della contemporanea crisi economica.

«Uno spettro si aggira per il mondo», è il grido diffuso per le strade deliranti di violenza e agitazione; più o meno con le stesse parole, nel 1848, Karl Marx apriva profeticamente il Manifesto del Partito Comunista. Così Eric “si aggira per il mondo”, all’interno della sua limousine, affrontando un lento ma inesorabile viaggio verso l’autodistruzione. È un viaggio in quella postmodernità che Jean François Lyotard definì come un periodo caratterizzato dalla sfaldamento delle certezze, dalla rapidità delle informazioni che incalzano identità e tempo, e dallo sviluppo tecnologico che porta addirittura a superare le profezie marxiste.

Cronenberg, partendo dal romanzo di Don DeLillo del 2003, mette in scena l’intossicazione iconica allo stadio finale. Se in Videodrome [1983] la metastasi creata dall’immagine televisiva sfociava in mutazione, ora la metamorfosi è completa. Ma non c’è esplosione corporea, non c’è fusione carnale. I dialoghi in Cosmopolis sono flussi di informazione che non portano a risposte, non prevedono confronto e relazione. C’è soltanto passaggio di informazione. E l’informazione è rapida, più veloce delle persone che si trovano a gestirla: un ammasso di dati, incontrollabile e devastante, in un mondo in cui ormai è l’intangibile a dominare.

Cronenberg supera eXistenZ [1999] dove, ricalcando le teorie di Marshall McLuhan, aveva utilizzato i media come estensione del corpo e arriva a fare dell’uomo lo strumento stesso di comunicazione. Ma, in questo caso, la parola non dice più nulla. Siamo all’Horror Pleni di Gillo Dorfles, dove la saturazione della comunicazione è arrivata al dominio di creature virtuali.

L’orrore di Cosmopolis è bello: il mutato è avvenente, ricco, lontano dall’orrore viscerale di La mosca [1986]. Eric è all’apparenza perfetto, freddo, cinico. In realtà, qualcosa sottopelle si nasconde: l’imperfezione è una “covata malefica” pronta a esplodere. Metaforicamente rappresentata – ancora una volta – dal corpo del protagonista. Eric ha una deviazione della prostata, ed è questa imperfezione che condiziona la sua impotenza: non raggiunge il suo obiettivo, non si taglia i capelli, non fa sesso con la moglie, la limousine si muove a fatica ed è sempre ostacolata.

Di quel “dentro”, allora, Eric non è poi tanto Re come crede. Come il Max Renn di Videodrome pare sicuro e determinato all’inizio, ma alla fine il suo equilibrio cede all’asimmetria, all’imperfezione. Anche il suo cosmo viene sconvolto e irrimediabilmente condizionato dalla confusione. Eric, forse, prende coscienza che quel “dentro” fatto di calcolo, aridità e dollari virtuali è la causa stessa del suo smarrimento. La sua mente, il suo essere. Abbandona la limousine, «rompe la sua gabbia» (come Ted Pikul in eXistenZ), e porta a compimento il viaggio proustiano – là fuori – dove l’autodistruzione potrebbe portare, citando Marcel Proust, ad «avere nuovi occhi». «Gloria e vita alla nuova carne», verrebbe da dire.

Paolo Schipani

In sala: The Space Cinema Milano Odeon, Apollo spazioCinema, Anteo spazioCinema, Colosseo, Orfeo Multisala, UCI Cinemas Bicocca, Plinius multisala, The Space Cinema Rozzano, UCI Cinemas MilanoFiori, UCI Cinemas Certosa, Skyline Multiplex, Le Giraffe Multisala, UCI Cinemas Pioltello, The Space Cinema Vimercate – Le Torri Bianche, The Space Cinema Cerro Maggiore, Arcadia Bellinzago Lombardo.

 

 

IL PESCATORE DI SOGNI

di Lasse Hallström [Salmon fishing in the Yemen, Gran Bretagna, 2012, 102′]

con Ewan Mc Gregor, Emily Blunt, Kristin Scott Thomas, Amr Waked

 

Alfred Jones (Ewan Mc Gregor) è uno studioso pigro e sommesso. Il rapporto distaccato con la moglie e la carriera di ricercatore, ferma ai fasti dell’invenzione di un’esca, sono segni evidenti di una personalità remissiva. Non ha nessuna intenzione di dare seguito alle bizzarre richieste di collaborazione della giovane e determinata Harriet Chetwode – Talbot (Emily Blunt) per la realizzazione di uno dei più insoliti progetti che una mente umana potesse ideare: pescare i salmoni nello Yemen.

Il folle sogno di uno sceicco, ai suoi occhi, non è nient’altro che l’ennesimo capriccio di qualcuno che non capisce che il denaro non può comprare i fenomeni naturali. La diabolica e frenetica responsabile dell’ufficio stampa del primo ministro (Kristin Scott Thomas) ha, tuttavia, la disperata necessità di una buona notizia dal Medio Oriente per oscurare le tragedie del contingente britannico nella guerra in Afghanistan. Le ragioni di Stato non si fermano di fronte alla svogliatezza del dottor Alfred e alle feroci contestazioni dei pescatori locali.

L’opinione pubblica non può essere lasciata in balia di cattive notizie. I mezzi di informazione hanno il potere di manipolare la percezione della realtà e questi pesci, unici per forza di volontà, risalendo le calde acque dello Yemen, hanno il compito di diventare un’inconsapevole arma di distrazione di massa.

Lasse Hallström, regista de Il pescatore di sogni, ha scelto di non vincolare la sua ultima pellicola a un unico genere cinematografico. Lo sfondo sentimentale di una sofferta, quanto prevedibile, storia d’amore è intervallato da una brillante satira politica che ha come indiscussa protagonista una Kristin Scott Thomas così istintivamente a sua agio nei panni del cinico burattinaio della comunicazione. La sua interpretazione, insieme a quella di Ewan Mc Gregor, dà consistenza alla pellicola altrimenti troppo debole per risalire la corrente.

Marco Santarpia

In sala a Milano: Colosseo, Arlecchino, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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