30 maggio 2012

libri – OBBEDIENZA E LIBERTA’


 

OBBEDIENZA E LIBERTÀ

Critica e rinnovamento della coscienza cristiana

Vito Mancuso

Fazi Editore, aprile 2012

pp.216, euro 15

 

Mai come in questo momento storico, di forti turbative all’interno della Chiesa di Roma, diventa illuminante un libro coraggioso come quello del giovane teologo ribelle Vito Mancuso, dal titolo Obbedienza e libertà, ove i due termini sono posti in relazione armonica, e non subordinata, per un primato della coscienza individuale. Sin dalle prime pagine l’autore espone il senso del suo libro.

Egli si chiede qual’e la causa di quel diffuso senso di malessere dell’intelligenza, nei confronti della religione cattolica, che serpeggia oggi in Occidente e di cui parlava già Simone Weil? Per potere risolvere il quesito egli propone un discorso sul metodo, non più basato sul principio di autorità, ma di autenticità, le cui due condizioni preliminari sono la libertà della mente e l’amore della verità, entrambi forieri di possibili eresie, intese come “scelte”, dal temine greco haìresis

L’autore osa sottoporre il magistero della Chiesa alla sua analisi critica e le imputa una inadeguatezza di fondo nel realizzare quello che, secondo l’insegnamento di Cristo = amore, dovrebbe essere il massimo desiderio del vero cristiano, “amouriser le monde” (Teilhard de Chardin). Inadeguatezza dovuta a una dottrina ecclesiale incoerente e antiquata, legata a una visione del mondo e dell’uomo superata, l’ortodossia appunto lontana dalla prassi. Vedi nel campo della bioetica, della morale sessuale, dei divorziati.

E la principale causa della malattia della Chiesa è da ricercarsi nella sua concezione del potere, asservito a interessi politici contingenti profani, quello stesso potere contro il quale lottava Cristo e a causa del quale è morto. E non lui solo. Mancuso non ha timore di fare emergere i problemi causati dalla menzogna e da secoli di sangue da parte di quelli che già all’epoca di Dante erano qualificati “dottori magni che son derelitti” (Dante Paradiso IX, 133). Significativo a questo proposito è l’elenco provvisorio in Appendice del testo, di quegli italiani, eroi della libertà, (dei quali il più noto è Giordano Bruno) che si opponevano strenuamente ai diktat della Chiesa del loro tempo, uccisi in quanto eretici dall’Inquisizione.

L’autore auspica dunque una “libera teologia”, intesa come “libera ricerca spirituale” per avvicinare i cattolici alla volontà originaria del Maestro verso una vita spirituale più evangelica, per liberarsi, grazie alla bontà dell’intelligenza, dalla triplice catena che ci rende schiavi, la catena del cibo, del sesso, del successo sociale. Una teologia laica, che nasce dalla fede, ma il cui criterio ultimo non è la dottrina, ma il bene comune, per una nuova equazione: non più verità = dottrina, ma verità – dottrina = bene, per un primato spirituale, non dogmatico.

Mancuso ricorda che Gesù stesso non è la verità, ma piuttosto la “via vera” verso la verità, in funzione della verità, come dal noto passo di Giovanni 14,6: “Io sono la via, la verità e la vita”, e ancora “Quando verrà lo Spirito della verità, lui vi guiderà a tutta la verità”(Giovanni 16,13). Quanto detto conduce a una visione non statica e dottrinale della verità, ma fisica e dinamica.Del resto verità deriva da “ver” che significa in latino primavera, e cioè generazione continua di vita.

Una moltitudine di pensieri germinano dalle pagine di Mancuso, che non è dato in poche righe sunteggiare. Certo piace l’idea di una “teologia della relazione”, dove all’impassibilità di Dio si contrappone il continuo mutare ed evolversi del mondo e quindi della relazione mondo – Dio, in una creazione continua dell’essere – energia, dove il logos è sempre all’opera. E ancora piace la considerazione che Dio non ha bisogno del sangue per salvare gli uomini, perchè “la salvezza è da sempre presente nella creazione”. Infatti la morte delle specie viventi, vegetali e animali, già esisteva milioni di anni prima che comparisse l’uomo, da cui deriva che la morte non possa essere il castigo per la colpa del peccato originale.

Quanto basta per fare gridare all’eretico. Con buona pace degli atei e degli agnostici.

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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