22 maggio 2012

IL GALFA E I VUOTI A PERDERE MILANESI


Chi non ha visto Le mani sulla città”, un film del 1963 diretto da Francesco Rosi, oppure per ragioni di età non ne ha avuto occasione, farebbe bene ad andarselo a vedere (*). Bastano i primi cinque minuti per capire cose s’intendesse per speculazione edilizia negli anni sessanta. Lo stesso possiamo dire della mafia di quei tempi. Erano attività “semplici”, da Paese appena uscito dalla cultura di un’economia contadina e che si avviava all’industrializzazione.

Da un lato si corrompevano gli amministratori locali e la classe politica, dall’altro si praticavano il pizzo, le estorsioni, ci si sostituiva allo Stato nel controllo del territorio. Allora tra mafia e speculazione edilizia cominciarono gli intrecci. Da allora sia la speculazione edilizia, sia le attività della criminalità organizzata sono molto cambiate, si sono evolute, hanno seguito i tempi, hanno anche cambiato pelle ma soprattutto si sono infiltrate come attività e come cultura quasi ovunque rendendo sempre più difficile la distinzione tra lecito e illecito.

Ma veniamo alla vicenda del “piccolo” grattacielo Galfa (Galvani – Farini, Melchiorre Bega architetto costruito nel 1959). L’occupazione da parte del gruppo Macao ha sollevato molti problemi e molti interrogativi. Tralasceremo i primi due – gli spazi per la cultura dei giovani e la strategia delle occupazioni – per occuparci di due altre questioni: gli edifici lasciati vuoti e l’evoluzione della speculazione immobiliare. Sul danno sociale degli edifici vuoti, e non si tratta solo di uffici ma anche di migliaia di appartamenti, Diego Corrado e Gaetano Nicosia
ne parlano su queste pagine e anche quest’aspetto soltanto meriterebbe maggior attenzione da parte di pubblici poteri e il ricorso a strumenti fiscali di disincentivazione del fenomeno mentre Ilaria Li Vigni ed Eleonora Poli ne esaminano altri aspetti.

L’ultimo aspetto riguarda le ragioni per le quali succede che immobili di questa importanza e di queste dimensioni restino vuoti. La ragione è una sola, la “smaterializzazione” dell’edilizia e la sua finanziarizzazione. Per essere chiari diciamo subito che un immobiliarista, ruspante o meno, degli anni sessanta si sarebbe levato il sonno se non fosse riuscito a far rendere un immobile di sua proprietà. Oggi non è più così. Gli immobili sono un cespite di bilancio, sono un cavalluccio della giostra delle garanzie, sono, attraverso meccanismi di rivalutazione, la ciambella di salvataggio di bilanci altrimenti da libri in tribunale, sono insomma dei pezzi di carta da Monopoli.

Si comprano e si vendono tra società dello stesso gruppo, si scambiano, si “parcheggiano” in società amiche il tutto forti di una sola unica convinzione che, mal che vada, anche se l’immobile è obsoleto, anche se non si riesce ad affittare o non lo si vuol affittare, un suo valore lo ha: è una cubatura che vale in quanto tale, che magari si può abbattere e ricostruire, ristrutturare e trasformare probabilmente cambiando la destinazione d’uso ad libitum com’era nelle intenzioni del PGT di Masseroli.

Se a questo ci aggiungiamo che: quasi tutti gli operatori immobiliari si sono larghissimamente finanziati attraverso il sistema bancario, magari con banche “amiche” per intrecci tra consiglieri; che se questi clienti portassero i libri in tribunale molte di queste banche sarebbero costrette a seguirli a giro di posta; che tutto il castello di carte si regge su stime di valori immobiliari aleatori quanto il mercato sottostante, se le banche vanno a fondo avendo dato soldi a chi non si doveva, ecco che il Governo le deve sostenere perché lo spread non vada alle stelle e l’Italia fuori dall’Euro e lo fa con i nostri soldi, quelli di noi contribuenti.

Di cosa dobbiamo preoccuparci allora? Di Macao. Ringraziamo Iddio, si fa per dire, che la maggior parte della gente non sa nulla di quello che avviene nelle stanze della finanza, altrimenti vedremmo l’assalto a Piazzetta Cuccia o a Piazza Affari e nessuno più si porrebbe il problema del significato del dito di Cattelan. Anche la classe politica non ne sa nulla? Ci marcia? Finalmente abbiamo una banca? Ma per finire: quante di queste operazioni vedono passaggi di denaro di dubbia provenienza?

 

Luca Beltrami Gadola

 

*( www.youtube.com/watch?v=DHk-CRPjmqo ).



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti