22 maggio 2012

IL NUOVO PGT: LUCI E OMBRE


Con le ultime votazioni del Consiglio Comunale sembra che – a meno di ricorsi o di intoppi dell’ultima ora – si stia arrivando alla conclusione della lunga vicenda del PGT. Come noto da alcune anticipazioni, l’Amministrazione Pisapia ha apportato alcune modifiche al Piano a suo tempo redatto e approvato dalla precedente Amministrazione; modifiche che hanno in parte corretto alcuni dei più vistosi limiti del precedente Piano (edificabilità complessiva, dotazioni minime di standard, disciplina del Parco Sud e altro), secondo una logica che in qualche modo sembra volta però più a una “riduzione del danno” piuttosto che a un esteso e più completo aggiustamento del Piano.

Diversi ragionevoli motivi possono essere all’origine di questa scelta: il rischio di ricorsi, il possibile ostruzionismo da parte della minoranza, il poco tempo a disposizione, forse la volontà di non interrompere più di tanto processi già avviati sulla base delle aspettative che si erano formate in base alle precedenti disposizioni; da più parti poi si ritiene che ulteriori modifiche possano essere apportate in fase attuativa o con successivi provvedimenti. Sono tutte ipotesi però, perché purtroppo la comunicazione in merito da parte dell’Amministrazione è stata abbastanza avara: l’apparato motivazionale è quello che è, e anche senza arrivare alla mitica partecipazione, anche il più semplice confronto o dibattito o la ancora più banale messa a disposizione del provvedimento non è stata quella che ci si aspettava per un’occasione come questa.

I problemi ancora presenti nel PGT (a meno di smentite quando verrà finalmente resa pubblica tutta la documentazione) sembrano però importanti e di complessa soluzione, si citano i principali: i criteri per il trasferimento dei diritti volumetrici (di cui peraltro ha scritto in modo più esteso e competente Maria Cristina Gibelli nell’ultimo numero di ArcipelagoMilano) o per il convenzionamento dei servizi; gli aspetti di bilancio economico fra interventi privati e infrastrutture pubbliche; l’indice “unico” sulle aree inedificate e dismesse (con il rischio di convogliare sulle prime la poca domanda edilizia attuale) e altri ancora, come le forme di riutilizzo dei servizi esistenti ad altre funzioni, la localizzazione dei grandi servizi, il raccordo con il tema della mobilità.

Colpiscono però delle nuove controdeduzioni anche aspetti più marginali e di dettaglio, come i numerosi errori nella sintesi delle osservazioni, le risposte contraddittorie a osservazioni simili, o il mancato accoglimento di osservazioni semplici “né di destra né di sinistra” come le segnalazioni di beni storici periferici non tutelati; piccole cose certo, ma sintomo comunque di un lavoro affrettato e forse poco attento.

Appare difficile (e magari anche poco opportuno, visto i gradi di incertezza che può generare) che simili temi vengano risolti in fase attuativa, mentre per gli eventuali provvedimenti correttivi ci vorrà tempo. Con questo PGT avremo dunque a che fare probabilmente per molti anni. Sperando di sbagliare, sembra che si sia persa un po’ un’occasione.

 

Gregorio Praderio

 



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