22 maggio 2012

teatro


 

ROSSO

di John Logan traduzione Matteo Colombo

regia Francesco Frongia

con Ferdinando Bruni e Alejandro Bruni Ocaña

luci Nando Frigerio produzione Teatro dell’Elfo

 

“Di una cosa sola al mondo io ho paura, amico mio… che un giorno il nero inghiotta il rosso”. John Logan, sceneggiatore di grandi successi hollywoodiani come Ogni maledetta domenica e Il gladiatore, dimostra tutta la sua abilità nel riuscire a portare in scena una persona realmente esistita (il pittore Mark Rothko) trasformandolo in un personaggio teatrale assolutamente credibile, facendo emergere la sua personalità – le idee, le contraddizioni e il carattere – attraverso il confronto con il suo aiutante Ken, un’aspirante pittore che non riuscirà, in più di due anni di rapporto quotidiano con Rothko, a fargli vedere un proprio quadro.

Logan si concentra sul periodo della vita del pittore in cui, nel 1958, gli viene commissionata una serie di quadri per il ristorante Four Season di New York. Il testo funziona bene perché i nodi tematici e i rapporti personali emergono sempre in relazione alla pittura di questi quadri, che Rothko esita a fare, contempla, e su cui filosofeggia chiedendo a Ken di fargli da spalla nel dialogo, di dargli la battuta; e Ken lo fa, prima con voce rotta e deferente, poi acquisendo sempre più sicurezza fino ad arrivare a dialogare davvero con lui, anche prima che Rothko lo riconosca come uomo e non come semplice aiutante/spalla.

Rothko vorrebbe intrappolare l’osservatore in una stanza in cui tutte le porte e le finestre sono murate, in cui l’unica cosa che gli resti da fare sia sbattere la testa contro i muri. Il pittore vorrebbe creare un tempio per i suoi quadri, per il suo rosso, ma quel tempio – come gli fa notare Ken, prima con rispettosa ironia e poi con irritazione – non è altro che un ristorante in cui persone facoltose s’ingozzano muovendo le fauci, fanno stridere le forchette sui piatti e parlano, parlano, parlano. I quadri di Rothko non sarebbero altro che un addobbo, una decorazione e Ken accusa il pittore di saperlo benissimo, da sempre, da quando ha accettato, e di averlo fatto solo per orgoglio.

Il rapporto fra i due cresce durante gli anni, ma non come ci si aspetterebbe, cresce in maniera originale, per sbalzi, attraverso liti e avvicinamenti, momenti in cui il maestro e l’aiutante si confrontano quasi alla pari e altri in cui il ruolo e l’età li dividono ponendoli su due sponde opposte dello stesso fiume. Il fiume è l’arte, la concezione di creazione e di creatività, il filo conduttore di tutto lo spettacolo: i giovani che scalzano i vecchi e che a loro volta diventano “i vecchi” da scalzare.

In questo dialogo sull’arte si può leggere anche un meta-teatrale passaggio di consegne in cui l’attore affermato e di indiscusso talento, Ferdinando Bruni, accompagna il giovane collega/allievo Alejandro Bruni Ocaña, bravissimo e all’altezza della parte, verso il futuro, così come Rothko, licenziando Ken nel momento in cui “è la prima volta che per me esisti davvero”, lo spinge a cercare, trovare e seguire una sua strada.

Uno spettacolo emozionante, diretto da Francesco Frongia con una grande attenzione estetica agli spazi e alle luci (e non sarebbe potuto essere diversamente, visto che di spazi e luci si parla per gran parte del tempo), dove la sintonia fra i due attori in scena trasforma un bel testo in materia viva.

 

Teatro Elfo Puccini dall’8 maggio al 3 giugno.

 

 

In scena

 

Al Teatro Out Off fino al 3 giugno L’Adalgisa di Carlo Emilio Gadda, regia di Lorenzo Loris.

Al Piccolo Teatro Grassi fino al 27 maggio Pro patria di Ascanio Celestini.

Il 29 maggio (anniversario della battaglia di Legnano del 1176) debutta al Piccolo Teatro Grassi
La battaglia di Legnano, della Compagnia Marionettistica Carlo Colla & figli, in scena fino al 10 giugno.

All’Elfo dal 22 maggio al 3 giugno Angels in America di Tony Kushner, regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani.

Al Teatro della memoria il 24 maggio La prostituzione raccontata al mio omeopata, testo e regia di Laura Tassi.

 

 

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi

rubriche@arcipelagomilano.org



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