22 maggio 2012

musica


 

MAHLER E BEETHOVEN

Che strana idea quella di accostare a una delle opere meno riuscite di Beethoven il capolavoro di Mahler, quasi come per dimostrare che non si può fare di tutt’erbe un fascio, che non basta chiamarsi Beethoven o essere vissuti a cavallo fra il sette e l’ottocento per essere protagonisti assoluti di ogni concerto, e che i grandi geni della musica si trovano anche altrove. Ma trattandosi del “Triplo concerto per violino, violoncello, pianoforte e orchestra” opera 56 di Beethoven e del “Canto della Terra” di Mahler (“Das Lied von der Erde” per tenore, contralto e orchestra) sembra anche che si volesse indagare su forme non canoniche, sperimentali, sulla ricerca di strutture musicali alternative a quelle – largamente sperimentate – della Sinfonia e del Concerto per strumento solista e orchestra.

Il concerto di cui parliamo, che ha avuto grande successo di pubblico, si è tenuto la scorsa settimana all’Auditorium, con l’Orchestra Verdi diretta da Zhang Xian; i solisti erano Luca Santaniello al violino, Mario Shirai Grigolato al violoncello e Simone Pedroni al pianoforte, le voci mahleriane erano della contralto tedesca Carina Vinke e del tenore inglese John Daszak. Tutti molto bravi e immedesimati nelle loro parti, ma dobbiamo dire che eccellevano in modo particolare il violoncello di Grigolato e la voce della Vinke, così come la Xian ci è sembrata più “sul pezzo” del solito. Dunque un gran bel concerto.

Due parole di più a commento di questi testi così particolari.

Il “Triplo” di Beethoven è sempre stato molto discusso, tanto che si è creduto essere stato scritto – e probabilmente è vero – solo per compiacere un allievo più illustre che bravo, quell’arciduca Rodolfo, fratello dell’Imperatore, che infatti alla “prima” svoltasi in casa del principe Lobkowitz sedeva al pianoforte con due bravi professionisti come Anton Kraft e August Seidler; nella stessa sera fu eseguito per la prima volta anche il terzo Concerto opera 37 per pianoforte e orchestra ma – ecco l’indizio! – suonato da Ries e non da Rodolfo (mentre Beethoven dirigeva). Di questo triplo concerto Giovanni Carli Bellola dice, nella sua biografia di Beethoven, trattarsi di “una buccia di banana del genere brillante” mentre Amedeo Poggi ed Edgar Vallora in “Signori, il catalogo è questo”, lo considerano “una pagina distante anni luce dall’organico equilibrio delle Sinfonie concertanti di Mozart“.

A dire il vero a noi sembra un concerto che doveva nascere per violoncello (lo strumento sicuramente dominante) e orchestra e che è stato arrangiato da Beethoven con violino e pianoforte per far suonare il suo munifico allievo e magari per non mettere in competizione – né il pianista né la composizione – con l’altro suo concerto eseguito nella stessa sera.

Tutt’altra musica il Canto della Terra, scritto da Mahler nel suo “maso” di Dobbiaco nel 1908, quando era già afflitto da quella terribile endocardite che lo avrebbe portato alla morte appena cinquantenne, solo tre anni dopo. Che cos’è quest’opera che sfugge a ogni catalogazione, la cui “forma” non ha nome? L’autore la chiama “Sinfonia per una voce di tenore e una di contralto e orchestra” ma la sua forma non nulla a che fare con quella della Sinfonia. Sono sei parti in cui si alternano rigorosamente due voci – mai in duetto – che dialogano con l’orchestra dominata dai fiati, soprattutto dagli ottoni, spesso con lunghi pedali affidati a violoncelli e contrabbassi. Sembrerebbe più un Requiem laico. I testi sono di antichi poeti cinesi (Li T’ai-Pai, Chang Chi, Meng Hao-Jan e Wang-Wei) e il loro significato – scrive Quirino Principe nel ricco programma di sala – è quello di “convincere chi ascolta che la disperazione è il nostro ultimo approdo“. Una musica di grande drammaticità ma anche di infinita e intima mitezza, quintessenza di quella Mitteleuropa di cui il compositore boemo è stato grandioso cantore e forse anche presago dell’imminente e tragico crollo.

 

Musica per una settimana

*mercoledì 23 alla Scala spettacolo di balletto con Svetlana Zakharova, Roberto Bolle e Massimo Murru – al pianoforte Davide Cabassi – con musiche di Liszt (Marguerite and Armand, dalla Sonata in si minore, coreografia di Sir Frederik Ashton per Nureyev) e di Šostakovič (dal Concerto n. 2 in fa maggiore, coreografia di Alexei Ratmansky per il New York City Ballet)

*mercoledì 23, all’Auditorium, l’Orchestra Verdi diretta da Jader Bignamini in un concerto dedicato alla memoria di Falcone, Borsellino e alle vittime delle due stragi, in cui esegue un “Oratorio Laico” per voce narrante, coro e orchestra su testi di Eschilo, scritta per commissione della Verdi da Matteo D’Amico e, a seguire, la Leonora n. 3, la marcia funebre della terza Sinfonia, il Coro dei prigionieri del Fidelio e il terzo movimento della nona Sinfonia di Beethoven

*giovedì 24, venerdì 25 e domenica 27, all’Auditorium, l’Orchestra Verdi diretta da John Axelrod esegue il Concerto per archi di Bacewicz, il celebre Concerto per violino e orchestra in sol minore di Max Bruch e il Concerto per orchestra di Béla Bartók

*venerdì 25, al Conservatorio (Serate Musicali) Leonidas Kavakos con “i suoi amici” (Hohenthal, Poppen, Schlichtig, Demenga, Gnocchi) esegue i due Sestetti di Brahms opera 18 e opera 36

* giovedì 24 e martedì 29 alla Scala il Peter Grimes di Benjamin Britten diretto da Robin Ticciati con la regia di Richard Jones

*domenica 27 alle ore 20,30 alla Palazzina Liberty l’Orchestra da camera Milano Classica diretta da Gianluca Capuano accompagna dal vivo tre film muti con musiche di Saint-Saëns (L’assassinat du Duc de Guise, del 1908), Osvaldo Brunetti (Lo schiavo di Cartagine, del 1910) e Erik Satie (Entr’acte di René Clair, 1924)

*lunedì 28 al Conservatorio (Serate Musicali) il pianista Eduard Kunz esegue 10 Sonate di Domenico Scarlatti, Lilacs e Lieslied di Rachmaninov e infine Consolazioni, Armonie della Sera e Rapsodia Ungherese n. 2 di Liszt

*martedì 29, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, l’orchestra dell’Università diretta da Alessandro Crudele esegue la Suite n. 1 per piccola orchestra di Stravinskij, la Suite per archi di Janàček e la Ottava Sinfonia di Beethoven

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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