15 maggio 2012

LA MONETA LOCALE. UNA STRADA CONTRO LA STRETTA CREDITIZIA


Un’unità di conto, legata all’euro da un rapporto fisso di uno a uno ma utilizzata solo per gestire una camera di compensazione multilaterale fra le imprese di un territorio: può apparire astruso ma in realtà non vi è nulla di più sensato in una situazione di crisi del credito come quella in cui versano le imprese da un anno a questa parte.

Proviamo a spiegarci. Ogni impresa può avere dei clienti solo se ha la possibilità di rifornirsi presso i propri fornitori, e quindi ogni impresa è al contempo potenzialmente creditrice e debitrice, rispettivamente verso i propri clienti e verso i propri fornitori. Ma precisamente questo è il senso della crisi del credito attuale. Molte imprese non riescono a evadere gli ordini che pure avrebbero perché il sistema bancario lesina loro la liquidità necessaria per acquistare materie prime e semilavorati e per pagare i lavoratori. Ma la cosa non si ferma qui. L’illiquidità di un’impresa porta con sé la crisi delle altre, a valle e a monte. I fornitori non forniscono, i clienti non hanno da comprare.

Certo, le imprese potrebbero farsi credito fra loro. E il sistema è noto: si firmano cambiali per le forniture e si paga a incasso fatto. Solo che in questo caso il debito è bilaterale, e ogni creditore deve aspettare che il suo debitore lo paghi, posto che a sua volta il debitore riesca a incassare dai suoi creditori. Se le cose stanno così, si può cominciare ad apprezzare il vantaggio connesso alla multilateralità. Se ogni creditore potesse immediatamente spendere il proprio credito presso i propri fornitori, quel credito si rivelerebbe eminentemente liquido, anzi diventerebbe proprio moneta.

È questo il senso di una camera di compensazione: i crediti sorti con i propri partner diventano crediti nei confronti della camera di compensazione e dunque sono immediatamente spendibili presso tutti gli altri aderenti alla camera di compensazione. La quale crea dunque liquidità per le imprese partecipanti. Una liquidità che esse possono utilizzare per pagarsi fra loro senza ricorrere a prestiti bancari. E che di fatto distruggono ogni volta che spendono i loro crediti. Con l’effetto di non alimentare spirali inflazionistiche. Il progetto che la città di Nantes sta attuando va precisamente in questa direzione. Una banca pubblica, il Crédit Municipal, offrirà alle imprese un servizio di pagamento in compensazione in moneta locale per tutte le transazioni sul territorio. Ogni impresa parteciperà alla camera di compensazione in ragione del suo coinvolgimento nell’economia locale.

Non solo le imprese si pagheranno fra loro, ma potranno anche utilizzare la moneta locale per la contrattazione di secondo livello con i lavoratori. Una parte dei salari potrà, infatti, essere pagata in moneta locale, con l’effetto di sostenere la domanda locale di beni locali e dunque di sostenere la capacità del sistema territoriale nantese di sostenere i livelli occupazionali. La domanda locale comprenderà anche un certo numero di servizi pubblici che il Comune di Nantes accetterà di fornire in moneta locale. E infine, una parte degli attivi in moneta locale potrà finanziare il terzo settore nantese, attraverso una politica di incentivi alle donazioni.

Quello di Nantes non è un semplice espediente locale, o peggio localista, per fare fronte alla crisi del credito. È il primo tentativo di mettere a punto su scala adeguata un modello di credito e di circolazione monetaria locale che potrebbe essere replicato in Francia, ma anche in Italia. L’interesse da parte degli amministratori pubblici innovativi sta crescendo. E nel frattempo i circuiti di credito in compensazione autogestiti vanno aumentando, senza nemmeno attendere la sponsorizzazione pubblica. Ma è bene che spontaneità della società civile e senso di responsabilità della classe politica s’incontrino. Una nuova possibilità può essere colta.

 

Massimo Amato*

 

*Università Bocconi, Milano

 



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