15 maggio 2012

UNA RISPOSTA A GRILLO: POLITICA … E BASTA


Sostenere di questi tempi l’utilità della Politica è davvero sempre più arduo, difficile e di sicuro impopolare. Giorno dopo giorno “il cupio dissolvi” della nostra così detta classe dirigente sembra non avere mai fine. È di questi giorni, la notizia dell’acquisto da parte dello Stato, di altre quattrocento auto blu che si andrebbero ad aggiungere alle sessantamila già presenti e in parte inutilizzate. Ogni commento ormai è inutile e di questo passo anche l’azione dello straordinario inquilino del Quirinale sembra purtroppo perdere di efficacia.

Già nei lontani anni Settanta un grande scrittore simboleggiava con efficacia la distanza del Potere dalla vita dei semplici cittadini nella metafora del Palazzo chiuso nei suoi affari e intrighi. Da quella immagine a suo modo classica, siamo tristemente passati a un’altra – quella della Casta – ben più gravida di significati negativi e intollerabili. Non si vede all’orizzonte nessuna figura pubblica in grado di arrestare questa deriva davvero molto pericolosa. Infatti con l’esclusione della già ricordata opera quasi eroica del Presidente della Repubblica, si avvicendano sul video o sui giornali pallide controfigure di leader politici, con credibilità vicina allo zero. Da un lato partiti personalizzati che si agitano come polli a cui è stata tagliata la testa, dall’altro grigie controfigure di burocrati aggrappati a vecchie e polverose ideologie ormai totalmente inadeguate alle esigenze del Terzo Millennio.

Il risultato di questo assurdo ma purtroppo attuale scenario è che viene sospinto agli onori della cronaca un ex comico un tempo irresistibile e ora diventato truce alfiere del più retrivo qualunquismo. Il problema non è tanto ciò che l’ultimo epigono di Guglielmo Giannini va dicendo in giro per l’Italia e sulla rete, ma la debolezza estrema delle risposte dovuta in larga misura alla assenza di credibilità di coloro che replicano, rappresentanti di un ceto politico arrivato ai minimi storici di gradimento. Non siamo alla vittoria dell’antipolitica ma alla desolante mancanza della Politica. Come Diogene che con la lanterna ricercava l’Uomo, così i cittadini italiani ricercano disperatamente “qualcuno/qualche cosa” che si occupi della cosa pubblica con il solo obiettivo di favorire l’interesse della comunità di cui fa parte.

Deve ritornare pertanto la Politica senza aggettivi, né rafforzativi, a sostegno di un concetto un tempo nobilissimo – la difesa della polis – e ora ridotto nel fango.

La crisi di oggi non sta nelle istituzioni democratiche, ma nella crisi della rappresentanza politica dei cittadini oggi costituita dal sistema dei partiti. Purtroppo non è possibile credere alle loro capacità di autoriformarsi: troppa è la distanza con la gente e la incapacità cronica di assumere decisioni nocive per il circuito della burocrazia. I partiti non sembrano più capaci di ascoltare i bisogni della società né di offrire una prospettiva di speranza per affrontare questi tempi difficili. Ma continuano a occupare gli apparati pubblici e a dare uno spettacolo di corruzione che non può che alimentare il sentimento “anti casta”. La voce della protesta si fa sentire sempre più alta, ma non è da lì che può venire la risposta.

Altrove vanno ricercate le energie, le idee e i progetti che, fortunatamente esistono in questo Paese. Trovarle non è difficile: i movimenti, le associazioni, il volontariato, le comunità, il Terzo Settore, i comitati, i produttori (imprese e artigiani), i nuovi italiani rappresentano le varie articolazioni di una rete civile vitale ed energetica, che non trova oggi rappresentanza politica adeguata. Rispetto a sistemi parlamentari basati su partiti di massa che hanno ormai da tempo perso ogni capacità di sintesi e mediazione politica in nome dell’interesse pubblico generale, si avverte ormai ineludibile la necessità di riportare il cittadino-elettore al centro del processo politico. Chiamato periodicamente al voto democratico, deve potere esercitare controlli efficaci sulla attività del singolo parlamentare che ha eletto. Quindi vanno costituite regole sistemiche di trasparenza e rendicontazione periodica da parte degli eletti.

Nell’era dei Social Network, burocrazie gigantesche e miriadi di leggi tra di loro contrastanti risultano intollerabili per tutti coloro che vedono soltanto uno Stato precisissimo esattore di tributi, ma pessimo erogatore di servizi e altrettanto pessimo pagatore di forniture. Si approvi pertanto quanto prima una legge elettorale che faccia proprie queste istanze di partecipazione democratica. Sarà l’ultimo compito richiesto a questa impresentabile classe dirigente che senza esclusione alcuna dovrebbe rapidamente prendere la via di casa.

Oggi l’agire politico richiede velocità, decisione, approccio laico e non ideologico, trasparenza, etica e rigore morale: in una parola la ricerca continua e incessante del “BENE COMUNE”. Questo concetto originariamente proprio del linguaggio filosofico ed economico è entrato da poco tempo anche nel linguaggio politico soprattutto con le campagne referendarie sulla proprietà dell’acqua.

Non si tratta però di ripetere uno schema in cui la politica italiana eccelle da oltre cento anni: quello di cambiare etichetta, ma in sostanza ripetere gli stessi comportamenti (magari in forma più moderna). “Gattopardi”, “Trasformisti”, “Rieccoli”…. Così sono stati battezzati nel corso dei decenni coloro che hanno con successo effettuato simili operazioni.

Il concetto di Bene Comune deve essere studiato in modo approfondito e trovate sue forme innovative di applicazione concreta. Non può e non deve essere oggetto di operazioni superficiali di marketing politico, tali da riciclare superate ideologie senza futuro e sterili rigurgiti post sessantottini.

Proviamo allora ad associare questo concetto a un altro altrettanto fondativo: il rispetto della legalità. Quando vediamo una automobile in doppia fila, quando notiamo un mezzo fermo da tempo su un passo carraio o occupando uno scivolo per disabili, quando decine di moto e biciclette impediscono di passare alle carrozzine, siamo di fronte al più evidente e macroscopico esempio di illegalità diffusa e insostenibile. Iniziamo da lì a punire con severità e celerità, per poi salire nella scala dei reati che sono all’ordine del giorno. Sentenze che dopo trent’anni dichiarano la palese incapacità della giustizia di venire a capo di tragedie nazionali o di efferati delitti che rimangono impuniti, sono il terribile segno di questo Paese “fai da te”, che toglie respiro ed entusiasmo a intere generazioni. Riportiamo pertanto al centro la Questione Morale di antica memoria berlingueriana, riempendola però di contenuti civici positivi e non di diversità purtroppo rivelatesi illusorie.

Il lavoro su questo fronte sarà molto arduo e noi faremo la nostra parte per promuovere e diffondere con fatti concreti il principio guida dell’agire per il Bene Comune in politica. In merito nel prossimo autunno verrà infatti dedicata da MMC (Movimento Milano Civica) una intera giornata di lavoro su questi argomenti. Fin da ora comunque sembra utile ribadire che mettere al centro della propria vita il senso della comunità e il rispetto della legalità non solo è cosa buona e giusta ma soprattutto conveniente in quanto stimola comportamenti virtuosi a loro volta portatori di benessere e armonia collettiva.

Nanni Anselmi

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti