15 maggio 2012

FULGIDO COME IL VETRO, BUONO COME IL PANE


Un angolo di Laguna veneta e di Trentino al Fuori Salone a Milano. Angoli di tradizione, di mestieri d’arte tramandati con passaggio generazionale di padre in figlio, esempi della prestigiosa manifattura made in Italy e dell’attenzione alla qualità e alle sue storiche radici.

La magia del vetro lascia attoniti e stregati: con un soffio il maestro vetraio raccoglie con una canna in ferro forata la pasta magmatica informe e viva – composta di sabbia silicia pura portata a fusione a oltre mille gradi – e la lavora con grande perizia, ora canna in su, ora in giù, verticale ferma, o ruotata dolcemente, fino a dar sagoma a un’ampia gamma di prodotti, vasi, calici, specchi e lampadari. Dalla miniatura della bottiglia di profumo a edizione limitata, alle forniture di prestigio per case reali, a trionfali lampadari per alberghi di Las Vegas. Anche Pierpaolo e Gianluca Seguso, attuali titolari della Seguso(*), sono stati stregati dal fascino del vetro come le ventuno generazioni che li hanno preceduti in fornace, come il bisnonno Antonio, il nonno Archimede e il padre Giampaolo: raccontano al mondo il simbolo del vetro di Murano che concentra e custodisce un’arte che ha le sue radici storiche nell’epoca giottesca.

Saper far vetro è competenza che si acquisisce in una scuola informale sul campo: si comincia come garzoni a spiare i gesti del maestro e dopo un percorso di apprendistato di almento quindici anni, da servente a aiutante maestro, si diventa maestro di prima piazza: un lavoro in team, come la coreagrafia di un balletto guidato dal maestro con gesti sapienti. Accanto ai pezzi della tradizione anche la reinterpretazione in chiave moderna dei classici lampadari veneziani con lampade a LED in piccole sculture di vetro; accanto alla perizia manifatturiera dei maestri vetrai anche la managerialità degli attuali discendenti della famiglia Seguso, capace di far incontrare tradizione e contemporaneità e di far dialogare l’importante realtà vetraria muranese con i maggiori studi di architettura internazionali.

 

Matteo, 27 anni, presenta con competenza e entusiasmo il ‘suo’ pane. Cresciuto in una famiglia di fornai, ha frequentato l’istituto alberghiero anche un po’ per pigrizia e senza un’idea precisa di continuare la strada materna e paterna dell’arte bianca, intrapresa sull’altopiano di Brentonico e poi trasferita a Isera, Rovereto. I corsi frequentati dopo il diploma hanno fatto crescere in lui l’interesse, la curiosità e il desiderio di farsi parte attiva nel tramandare la migliore tradizione della panificazione con farina macinata a pietra, lievito madre e sale di Cervia.

Soprattutto l’aria respirata alle iniziative del Richemont Club Italia – organizzazione che si pone come primo obiettivo la difesa della professionalità nel campo della panificazione e l’incontro con maestri di comprovata esperienza – lo ha coinvolto, sensibilizzandolo alla cura nella scelta degli ingredienti alla base di un impasto genuino, capace di far riscoprire gusti e sapori per lo più dimenticati.

Alla comunicazione dell’alta valenza di questo lavoro artigianale ha pensato CEii Trentino – Centro Europeo di Impresa e Innovazione – che ha favorito il connubio tra la bottega artigiana e il design attraverso la cura del brand: la graphic designer Anna Campetti ha fatto parlare l’involucro del pane del Panificio Moderno con un messaggio che punta sul gusto autentico di una volta e sulla condivisione di questo alimento base di qualità con tutti coloro che amano il buon pane.

 

Rita Bramante

 

 

(*) che riunisce i brands Seguso Viro, Seguso Vetri d’Arte, Seguso Interiors, Cenedese e Gino Cenedese Murano



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