15 maggio 2012

musica


 

PIANO CITY

Non so bene perché, ma questa storia di Piano City mi ha convinto assai poco, nonostante si sia detto che abbia avuto molto successo di pubblico e – se così fosse – bisognerebbe dargliene merito perché … “musica vincet semper” … e dunque l’importante è che si faccia e si ascolti musica, in ogni possibile situazione.

Dunque fra venerdì, sabato e domenica in città si sono tenuti 161 (centosessantuno) concerti di pianoforte a due e quattro mani con uno o più pianoforti, in ogni genere di luogo: teatri e sale da concerto, musei e gallerie, scuole e università, ristoranti, showroom, librerie e biblioteche, chiese, ospedali, stazioni, case e cortili privati. La parte del leone l’hanno fatta la Rotonda della Besana con 31 pianisti e Villa Simonetta con 12, ma l’evento più curioso è stato quello che si è svolto nella Villa Necchi-Campiglio, in via Mozart, dove per 13 ore di seguito ben 25 pianisti si sono avvicendati nell’esecuzione di Vexations di Erik Satie, “una strana e misteriosa composizione in cui lo stesso tema viene ripetuto innumerevoli volte“!

Mi ha convinto poco perché non comprendo il senso di un così grande impegno organizzativo, e del dispendio di tante energie e competenze, diffuso in tanti rivoli per cui ciascun ascoltatore non ha potuto goderne che in minima parte, per giunta scegliendo a casaccio perché sia il programma stampato che quello in internet fornivano di ogni concerto solo i nomi dei pianisti e la marca dei pianoforti (potenza delle sponsorizzazioni!) ma non le musiche eseguite.

Piano City è stata inventata dal pianista tedesco Andreas Kern che in un weekend di ottobre del 2010, a Berlino, organizzò 70 concerti di pianoforte invitando – unico italiano – Ludovico Einaudi che si è innamorato dell’idea e ha voluto riprodurla in Italia, ovviamente a Milano. L’idea deve essere piaciuta a non pochi – ed Einaudi deve essere stato molto convincente – per riuscire a coinvolgere tanti luoghi e tanti pianisti fra cui qualche nome molto noto agli amanti della musica classica come, per dirne alcuni, Bruno Canino, Antonio Ballista, Luca Schieppati.

Ospiti d’onore, nella sala delle assemblee della Edison – che insieme a Banca Intesa e al Comune di Milano ha sponsorizzato l’intero evento di Piano City – sono stati Monica Leone e Michele Campanella, una coppia nella vita e al pianoforte, che hanno eseguito a quattro mani la Fantasia in fa minore D. 940 e la Sonata “Gran Duo” in do maggiore D. 812 di Schubert con due bis, di Debussy e di Fauré, dedicati ai loro figlioli. Un magnifico concerto breve, in un clima di intimità e di sentimenti affettuosi non solo grazie alla musica di Schubert ma anche per il modo con cui è stata presentata. Un’ora o poco più di musica di grande intensità, poco conosciuta perché – come ha detto Campanella nella sua prolusione – i testi per pianoforte a quattro mani sono da sempre considerati testi minori, spesso semplici trascrizioni a fine didattico, per lo studio o la preparazione all’ascolto di opere liriche o sinfoniche. Monica Leone e Michele Campanella, insieme o separatamente come solisti, sono di casa in molti teatri del mondo e li vorremmo più spesso a Milano non solo per la qualità delle loro esecuzioni ma anche per i programmi sempre intriganti e suggestivi che abitualmente propongono.

A proposito di programmi, un magnifico concerto di violino e pianoforte è stato costruito da due bravissimi musicisti americani, Hilary Hahn e Cory Smythe, con vasta presenza internazionale, che hanno messo insieme tre pezzi “classici” – le Sonate di Beethoven e di Bach che portano il n. 2 ed uno sconosciuto, ma non per questo meno prezioso, Scherzo di Brahms, senza numero d’opera, appartenente a una Sonata i cui altri due tempi furono scritti da Schumann e da Dietrich “nell’attesa dell’arrivo del loro amico stimatissimo e amatissimo Joseph Joachim” – e otto piccoli pezzi contemporanei dall’origine assai curiosa. Nascono infatti da un progetto della bella ed elegantissima trentatreenne violinista che ha chiesto ed ottenuto, da 27 compositori di altrettanti paesi, 27 brevi pezzi di 4/5 minuti l’uno e uno più bello dell’altro, da utilizzare come bis, o “encores”.

Ed ecco il programma, che Hilary Hahn ha eseguito tutto a memoria con grande lucidità e spiritualità: nel primo tempo gli “encores” di un giapponese, una neozelandese, un serbo, un’americana e la conclusione di Beethoven; nel secondo tempo dapprima Bach per violino solo poi, ancora con il pianoforte, i pezzi di una svedese, un israeliano, una cinese e un finlandese per concludere con Brahms. Un modo molto raffinato di mettere la musica di oggi a confronto con quella di ieri, rappresentare gli elementi di contiguità e di contraddizione fra epoche tanto diverse (dal primo settecento di Bach all’ultimo di Beethoven, dall’ottocento di Brahms ai contemporanei) e far riflettere gli ascoltatori senza tediarli.

 

Musica per una settimana

 

*mercoledì 16 al Conservatorio (Società dei Concerti) il pianista Rudolf Buchbinder esegue cinque Sonate di Beethoven: n. 5 in do minore, n. 12 in la bemolle maggiore, n. 22 in fa maggiore, n. 4 in mi bemolle maggiore e n. 14 (Chiaro di luna) in do diesis minore

*giovedì 17, venerdì 18 e domenica 20, all’Auditorium, l’Orchestra Verdi diretta da Zhang Xian esegue il Triplo Concerto per pianoforte (Simone Pedroni), violino (Luca Santaniello), violoncello (Mario Shirai Grigolato) e orchestra di Beethoven e “Das Llied von der Erde” (Il canto della terra) per contralto (Carina Vinke), tenore (John Daszak) e orchestra di Mahler

*giovedì 17 e sabato 19 al Teatro Dal Verme l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali in un programma che vede Massimo Quarta, violinista e direttore in Èaikovskij (Serenata malinconica opera 26, Valse-scherzo opera 34 e Serenata opera 48) e Prokof’ev (Pierino e il lupo, con Giulio Casale voce recitante)

* venerdì 18, domenica 20 (alle 15) e mercoledì 23 alla Scala spettacolo di balletto con Svetlana Zakharova, Roberto Bolle e Massimo Murru – al pianoforte Davide Cabassi – con musiche di Liszt (Marguerite and Armand, dalla Sonata in si minore, coreografia di Sir Frederik Ashton per Nureyev) e di Šostakovič (dal Concerto n. 2 in fa maggiore, coreografia di Alexei Ratmansky per il New York City Ballet)

*sabato 19 (prima) e martedì 22, alla Scala, il “Peter Grimes” di Benjamin Britten diretto da Robin Ticciati con la regia di Richard Jones

*domenica 20 alle ore 11 alla Palazzina Liberty l’Orchestra da camera Milano Classica con il coro femminile Convivia Musica, diretti da Marco Testori, eseguono la Missa Sancti Leopoldi e il Vespro in fa maggiore di Johann Michael Haydn, fratello minore di Franz Joseph

*lunedì 21 alla Scala l’Orchestra Filarmonica diretta da Fabio Luisi esegue tre Canzoni di Gabrieli trascritte per orchestra da Claudio Ambrosini, il Concerto n. 4 per pianoforte (Rafal Blechacz) e orchestra di Beethoven, la Paganiniana di Casella e le Feste Romane di Respighi

*lunedì 21 al Conservatorio (Serate Musicali) il pianista Stephen Hough esegue la Sonata “Al chiaro di luna” di Beethoven, una Sonata “broken branches” scritta da lui, la Sonata n. 5 in fa diesis maggiore di Skriabin e la Sonata in si minore di Liszt

*martedì 22 al Conservatorio (Società del Quartetto) il Quartetto d’archi di Cremona, con Andrea Lucchesini al pianoforte, esegue tre Quintetti: in mi bemolle maggiore opera 44 di Schumann, in sol minore opera 57 di Šostakovič, e in fa minore opera 34 di Brahms

 

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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