8 maggio 2012

ELEZIONI: CE N’È PER TUTTI


Siamo contenti? Sì. Le elezioni sono andate bene, non possiamo lamentarci: si aprono nuovi scenari, più o meno tranquillizzanti ma la società è in movimento e questo, in fin dei conti, è quasi sempre un bene. Walter Marossi su queste pagine, guardando i risultati elettorali, ci da un suo commento a caldo, lo fa da analista osservando i numeri e traendone le sue conclusioni, convincenti.

Nei prossimi giorni non saranno le analisi a mancarci ma quelle che bisogna tenere sott’occhio vengono e verranno dall’interno dei partiti perché ci diranno due o tre cose interessanti e utili, per capire se loro per primi hanno capito qualcosa o se continueranno imperterriti a vivere guardandosi l’ombelico in quel curioso mondo a parte che sono i palazzi della politica e del potere, tutti intenti a celebrare la vittoria o a negare la sconfitta e dediti al gioco di tavola a mulino delle alleanze.

La palma delle contraddizioni, per il momento, va ad Angelino Alfano: “Abbiamo pagato l’appoggio dato al governo Monti!”. Già, perché che alternativa avevano, visto che il loro governo ci menava dritti alla bancarotta e al discredito internazionale? Se avevano una pur vaga idea di come venir fuori dal pantano e magari riportare il Pese sulla via della crescita, perché non l’hanno fatto? Misteri. Adesso aspettiamo con ansia la loro “cosa nuova”.

Un secondo meritato posto va al nostro ottimo Bersani: “Adesso contiamo di più”. Di più di chi è andato a ramengo? Meglio dire un’altra cosa. Per esempio: “adesso, finalmente non siamo più costretti a giocare di rimessa, nessuno ci detterà più l’agenda politica, non dovremo più inseguire il partito dell’ex premier nella sua foga di distruzione delle istituzioni per tenerlo fuori dai guai giudiziari.”. Io avrei preferito sentirgli dire “Adesso abbiamo finalmente tempo per dirvi cosa vogliamo fare.”. Arriverà quel momento?

L’agenda del futuro sembra, come il solito, interessare poco e questo vale per tutte le forze politiche, perché la vecchia regola è non compromettersi con dichiarazioni che potrebbero far capire con quale pezzo del Paese realmente stai, cosa rischiosa di fronte ad un’affluenza alle urne in continuo calo e sapendo che la vittoria la si acchiapperà proprio pescando in questo mare di gente che ha rinunciato a esprimere un voto, forse anche perché non riesce a capire chi realmente potrebbe dare una risposta alle proprie aspettative. E non hanno tutti i torti.

Devo dire che da questo punto di vista ho sempre avuto una certa invidia per gli elettori svizzeri che al momento di andare alle urne ricevono a casa dei piccoli opuscoli, tutti uguali per veste tipografica e numero di pagine (poche), a spese della Confederazione o del Cantone o del Comune, nei quali ogni contendente annuncia il suo programma o presenta le proprie posizioni.

Non che questo, come sappiamo, garantisca un maggio afflusso alle urne ma costringe i politici a condensare il proprio pensiero, a trasmetterlo in un linguaggio comprensibile e offre, a chi ha un reale interesse, l’opportunità di riflessioni e confronti. È già qualcosa. Detto tra di noi è anche un modo molto democratico di offrire un uguale strumento d’informazione di là dalle capacità economiche dei partiti o dei candidati. E questo a futura memoria per il finanziamento dei partiti.

Noi invece nelle prossime settimane e nei prossimi mesi dovremo decrittare difficili messaggi, leggere tra le righe, dedicarci alla dietrologia, armati di santa pazienza. Ce n’è per tutti ma quanta pazienza avrà la tribù di Facebook, di Twitter e degli altri social network le cui fila, anche solo per ragioni anagrafiche, si ingrosseranno? Oltre i Grillini avremo anche noi i Pirates? Chi altro si stuferà?



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