8 maggio 2012

LE DONNE CACCIANO FORMIGONI


Milano, sabato 14 aprile. Pioggerellina sottile e fastidiosa, molto british. Sulla pavimentazione regale che porta a Palazzo Reale e li accanto all’Assessorato alla Cultura si avvicendano via via passi, donne e ragazze che giungono dalla Sardegna, dalla Calabria, dal Friuli Venezia Giulia, dal Piemonte, insomma da quasi tutta Italia. Sull’ascensore che porta alla sala del convegno nazionale organizzato da Se non ora quando? di Milano, detto confidenzialmente Snoq Mi, si sentono accenti diversi ma una domanda è costantemente rivolta a noi milanesi: a quale piano si va?

Solo che noi milanesi non sappiamo rispondere perché in quella bella sala, ampia, luminosa e comoda, resa ora disponibile dal Sindaco Pisapia, le associazioni e i movimenti delle donne di Milano non sono mai entrati. A memoria di quattro o cinque lustri della maggior parte di noi nessuna ricorda di aver mai avuto accesso a quel luogo dove ora il Comune di Milano e Snoq Mi hanno insieme organizzato un appuntamento nazionale, dal seguente e significativo titolo “Politica:
Sostantivo Femminile?” sulla base del comune interesse, pubblico, di riflettere su rappresentanza e sottorappresentanza delle donne in politica come nell’economia o nelle professioni.

Dopo i saluti di Francesca Zajczyk, delegata dal Sindaco per le pari opportunità, apre l’incontro Elena del Giorgio e mette in luce il senso dell’appuntamento nazionale sottolineando “i paradossi della crescita di democrazia nei paesi delle primavere arabe mentre da noi la democrazia, rappresentativa, diretta e paritaria è soggetta a continua erosione e dove la nostra classe dirigente è una delle più vecchie d’Europa, per età, pensiero e anzianità ‘di carriera’“.

Conclude la giornata Elena Lattuada, con la sala ancora attenta e strapiena, dopo aver illustrato i prossimi passi e il senso di un progetto e di un documento, in working progress da concludersi con l’apporto di tutte, by mail, qualche giorno dopo l’incontro. “Mai più senza di noi. Rappresentanza, Democrazia paritaria, Buona Politica” è la conclusione. “Oggi è più che mai importante che a questa politica, ancora una volta travolta dagli scandali e segnata dalla propria incapacità di dare una prospettiva al Paese, le donne chiedano pulizia, onestà, dignità, trasparenza … Vogliamo essere protagoniste della nuova stagione politica che si sta aprendo … assumendo responsabilità dirette, insieme agli uomini nella ridefinizione di un quadro di regole e prassi che appare sempre più inadeguato“.

Quel che è interessante è che la giornata, le conclusioni e il documento-progetto scaturito dall’incontro non hanno tratti di rivendicazione ma di assunzione di responsabilità. Tra l’avvio dell’incontro e le conclusioni si sentono tante voci e tonalità diverse, dalle donne degli Snoq di altre città e da assessore e consigliere comunali che portano le loro esperienze e le loro differenze perché se la parità di trattamento tra uomini e donne è un diritto lo è nella sintesi tra il valore della differenza di genere e il dovere della garanzia di parità di chances. E in fondo è anche questo il senso della felice formula del “50e50ovunque si decide” lanciata dall’UDI nel 2007.

E in questo senso una citazione di civiltà, di quelle che in una giornata di pioggerellina insistente e dispettosa scaldano il cuore per la limpidezza dell’orizzonte e la voglia di risultati positivi per la comunità, la dona alle donne riunite in convegno un giudice. Un giudice autorevole, il Consiglio di Stato, che con una sentenza del 27 luglio dello scorso anno, ci ha fatto partire per le vacanze di ottimo umore. La citazione, più graffiante delle canzoni di Bruce Springsteen, dice in poche e sintetici parole che “va posto fine al perpetuarsi del costume, improponibile prima sul piano culturale e civile che su quello giuridico di affermare grandi e importanti principi di civiltà avanzata per poi disattenderli puntualmente in fase applicativa“. E tenendo conto che quel giudice con quelle parole ha dichiarato la illegittimità della Giunta della Regione Campania composta da una donna e undici uomini, il pensiero delle donne di Milano corre subito alla Giunta regionale lombarda e alla imminente sentenza che come pool di avvocate e cittadine lombarde stiamo aspettando dal medesimo giudice. È un pensiero stupendo e in fondo quando se non ora?

 

Ileana Alesso

 



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