8 maggio 2012

VIAGGIO NELL’ITALIA DELL’AMIANTO


Visto così tutto insieme è impressionante. Una bomba ambientale di proporzioni immane. Un’emergenza sanitaria spaventosa di cui non si è fino in fondo consapevoli; una ragnatela tumorale silente e discreta, insidiosa e paziente che non ha fretta; che si prende tutto il tempo necessario che gli concediamo, come si prende le vite. Un polipo tentacolare con cui conviviamo pacificamente, come fosse un elemento intrinseco del paesaggio che ha finito per diventare, ai nostri occhi, fin troppo familiare. Un mostro che accerchia il bel paese dal sud più estremo al nord che più nord non si può. Una distesa che accompagna il paesaggio e non risparmia coste, colline, paesi montani, pianure e fertili campagne dove cresce di tutto: cereali e verdura, vite e frutta, insalata e olivo.

Premetto subito che la traversata dell’Italia che ho intrapreso, da un capo all’altro della penisola, è avvenuta in treno. È avvenuta in treno la traversata, è dunque documenta solo in minima parte la gravità del fenomeno, anche se riguarda la più visibile. Non ha toccato le due isole maggiori e dunque il resto lo possiamo solo immaginare. In ogni caso il bilancio è sconfortante: una delle nazioni più belle del mondo è assediata dall’amianto. Una delle nazioni più belle e visitate al mondo non mette in sicurezza il suo territorio e la salute dei suoi abitanti. Una delle nazioni più ricche al mondo per patrimonio architettonico, quantità di opere d’arte e varietà di paesaggio, non muove un dito per liberarli dall’amianto. Una delle nazioni più invidiate al mondo per qualità di prodotti alimentari e tradizioni culinarie che affondano le radici nella storia più lontana, non si cura di bonificarli dall’amianto.

Quel che è certo è che il mio e il vostro paese non possiede un’anagrafe nazionale dell’amianto; che non sono censiti né i siti né i luoghi. Non bonifica scuole, asili nido, uffici pubblici, treni abbandonati su binari morti, capannoni, tetti, tubature, conduttori e ignora dove va a finire tutto quello che viene rimosso dalle ristrutturazioni di appartamenti individuali. Questa ignavia istituzionale fa il paio con la solerzia di ‘ndranghitisti, mafiosi e delinquenti di ogni risma, che smaltiscono a modo loro per conto di farabutti del Nord e del Sud, sostanze pericolose. Un vuoto decisionale, una colpevole inerzia che lascia avvelenare il territorio e fa prosperare e arricchire le cosche criminali, sulla pelle di un intero popolo.

Quel che è certo è che il mio e il vostro paese non ha un piano per lo smaltimento dell’amianto. Non l’ha predisposto. Non se ne cura. Sindaci, Asl e figure di controllo ignorano quanto amianto c’è nei loro singoli comuni, i luoghi dov’è presente, come rimuoverlo e dove stoccarlo per impedire che si trasformi in killer. Per evitare che finisca nella falda acquifera, in discariche indiscriminate, in campi coltivati, in sottosuolo dove poi si edificano pezzi di città come il quartiere di Santa Giulia a Rogoredo, a pochi chilometri dal cuore di Milano. Il mio e il vostro paese ignora tutto questo e serve in tavola frutta e fibre di amianto; latte, formaggio, grano, verdure, vino, farina, pane e fibre di amianto. Lo lascia disperdere nell’ambiente cittadino e su rigogliosi campi coltivati; prosperare in quartieri densamente abitati come in ubertose campagne. Corrodere dall’acqua piovana e dalle intemperie.

Il mio e il vostro paese ignora tutto questo perché ne ho le prove: ogni volta che indicavo un casolare contadino, una cascina dai tetti ricoperti di eternit, una vasca per raccogliere acqua piovana e irrigare un orto o abbeverare una mucca; ogni volta che segnalavo i tetti di una distesa di garage a ridosso di case, oratori e graziose villette; ogni volta che richiamavo l’attenzione sulle coperture di decine e decine di stazioni ferroviarie da nord a sud, di capannoni industriali, fabbriche dismesse, silos, caseifici e quant’altro, ai miei compagni di viaggio, la risposta su quei materiali era invariabilmente errata. Desolatamente ignota. Ma non crediate che l’amianto riguardi arie marginali e depresse: non ne è immune l’armonioso territorio della Francia Corta con le sue bellissime distese di vitigni pregiati, e non ne è immune il ricco lodigiano o la benestante Brianza; non ne è immune Domodossola, posta ai confini elvetici, e non ne è immune Reggio Calabria che guarda sullo stretto. Ne trovate a Pesaro, a Casale Monferrato, a Sesto San Giovanni come a Battipaglia. In Liguria come in Emilia; nell’agro campano come lungo il tavoliere; nella piana di Sibari come nella pianura padana. Ma ho fatto la prova anche nei centri urbani: nelle cittadine di provincia e nelle città di grandi dimensioni dove mi è capitato di sostare; nei paesini e nei piccoli borghi.

Ho fatto infine la mappatura di Milano e dintorni: sono salito su terrazzi e mi sono infilato dentro cortili; ho potuto spaziare su tetti e penetrare dentro grandi e piccole strutture; in zone centrali e semicentrali, in periferia e fuori porta. Il risultato è stupefacente: nell’indifferenza generale, l’amianto staziona visibile a occhi nudi sui capannoni del mercato del pesce tra via Lombroso e l’ultra-trafficata via Molise, a ridosso del deposito dell’Azienda Trasporti Milanese (ATM) e accanto all’Asl di zona; dentro all’asilo e accanto alla scuola elementare. Sui tetti del mercato comunale di piazza XXIV Maggio, sui garage interni di un popoloso condominio nei pressi di piazza Salgari, sul tetto dell’ex-cinema Maestoso in piazzale Lodi, come su quello dell’albergo Major nello stesso sito, alla stazione Centrale o attorno alla mia amata Abbazia di Chiaravalle. E potrei continuare con una noiosa campionatura da una zona all’altra della città.

Non bisogna perdere altro tempo; ne va della salute di tutti. Quella che viene definita società civile non può delegare il bene primario della sua salute. Deve farsi forza di pressione e pretendere il varo di un grande piano nazionale per la bonifica e lo smaltimento dell’amianto controllato e sicuro. ‘Odissea’(*) sta facendo la sua parte.

 

Angelo Gaccione

 

*)Rivista di cultura http://www.odisseaweb.com

 

 



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