9 maggio 2012

libri – ESERCIZI SUPERFICIALI


 

ESERCIZI SUPERFICIALI

Nuotando in superficie

Raffaele La Capria

Libellule, Mondadori 2012

pp.162, euro 10

 

LUNEDÌ 14 MAGGIO, ore 18, il libro verrà presentato con l’Autore, a cura di Unione Lettori Italiani,presso Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, con A. Franchini e E. Dell’oro

 

Tra i più significativi scrittori del ‘900, Raffaele La Capria, con il suo “Esercizi superficiali. Nuotando in superficie” è il padrino della nuova collana Libellule, della Mondadori, dedicata ai testi brevi, il tempo di un volo, veloce e sorprendente.

La Capria, napoletano, è cittadino del mondo, avendo soggiornato in Francia, Inghilterra, Usa. Animatore a Napoli della Rivista “Sud”, che raccoglieva l’intellighenzia meridionale, si stabilisce a Roma nel ’50, entra in Rai, frequenta la dolce vita romana e sperimenta come “un elisir la felicità dell’incontrarsi” al Rosati o al Canova con scrittori, poeti, attori, architetti, pittori, politici, registi. E per Rosi curerà alcune sceneggiature di suoi film come “Le mani sulla città“. Amico di Peppino Patroni Griffi, lega la sua vita al teatro, sposando Ilaria Occhini.

Nel 1961 vince per un punto il Premio Strega con il romanzo “Ferito a morte“, al quale seguiranno Racconti come “La lezione del canarino” e Saggi, quali “False partenze“. Nel 2001 vince il Premio Campiello e nel 2002 il Premio Chiara, entrambi alla carriera. Nel 2002 un Meridiano è stato dedicato alla sua opera dalla Mondadori. Attualmente è condirettore della rivista Nuovi Argomenti e collabora alle pagine culturali del Corriere della Sera

Ed è proprio una raccolta di articoli, apparsi sul Corriere della Sera tra il 2009 e il 2010, questo nuovo libro, che assurge, per la scansione dei capitoli e la stessa scelta degli scritti, a una summa del pensiero dell’autore, una sorta di sua “visione del mondo”, raggiunta dall’alto della saggezza dei suoi novanta anni, all’insegna dell’inno del senso comune, come nel suo scritto del ’72 “La mosca nella bottiglia. Elogio del senso comune”.

Illuminante è la metafora iniziale, nel titolo stesso, che accomuna la pesca subacquea, sua passione come in “Ferito a morte“, alla scrittura, per quell’osservare dalla superficie la profondità del mare con “stupefatta attrazione”, sentendo “un’emozione sublime”, come su un precipizio, come lo scrittore dinnanzi al pensiero che muove le parole. La presenza dei pesci “ravviva la profondità” così come “le idee ravvivano la scrittura”. E con Hoffmansthal afferma che “la profondità va nascosta, dove? Alla superficie.”

Esalta la Capria la valenza della brevità propria del Racconto, che come la poesia sa esprimere l’essenziale. E tesse un peana alle bellezze della sua Italia, contro l’incultura attuale, e difende l’italianità pur nei suoi difetti, per la musicalità della lingua italiana, per la grandezza dei suoi artisti nei secoli, per i suoi uomini di scienza. E critica l’incapacità oggi di dialogare civilmente in una società dell’apparire in TV, fatta di battibecchi come i polli di Renzo.

E difende la sua Napoli accusata senza appello da un’Italia per bene e più agiata di lei. E parla delle tre infelicità di cui è preda l’Italia, quella oggettiva, italiana, personale, dalle quali si potrà forse uscire solo “in una solitudine e intransigenza morale” proprie degli spiriti eroici. E accusa la “mala informacion”, dove si allude sempre senza mai riuscire a conoscere la verità. Auspica una maggiore spregiudicatezza nella satira troppo conformista, e una più incisiva “dissenting opinion” nel “conformismo intruppato” degli intellettuali impegnati, e suggerisce “una distrazione vigilante” che tenga in un continuo “stato di perplessità”.

Disquisisce La Capria anche sul “conflitto di civiltà”, che non si può pronunciare perché infrange un tabù, nonostante l’evidente infrazione del principio di reciprocità da parte di un certo mondo islamico. E rivendica il “principio di ragione” e il valore della Modernità, considerata una minaccia dal mondo islamico, e denuncia infine il circolo vizioso dello scambio petrolio-armi.

Rifiuta il nucleare perché infrange l’insondabilità della materia, provocando il terrore dell’imprevedibile. Rimpiange l’ingannevole giovinezza. Si rivolge infine a Dio con senso di poesia e stupore del mistero, davanti al quale bisogna fermarsi, perché è il mistero che dà la forza di sentire tutta la meraviglia della vita.

Come dicevamo all’inizio, ci troviamo di fronte a una filosofia totale dell’esistenza, pur se a volte opinabile, espressa con leggerezza consapevole e senso di responsabilità, proprie dei grandi animi, con una scrittura lucida e armoniosa.

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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