1 maggio 2012

FORMIGONI E I POTERI DEBOLI


La caduta di un regime e del suo capo ha sempre qualcosa di patetico oltre che di drammatico. Patetico il capo che cade e che negli ultimi suoi atti cerca di allontanare da sé le colpe addossandole ad altri e pure patetico chi cerca all’ultimo istante di prendere le distanze per non venir “contagiato”. In ordine di tempo è esemplare la lettera che ha scritto a Repubblica ieri Don Julian Carron,(leggi la lettera) presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione per prendere le distanze, con parsimonia per altro, da Formigoni e dai suoi corrotti famigli.

Su quella lettera ci sarebbe molto da dire per il tono e per il contenuto, per la visione del mondo che ne traspare e per il linguaggio usato. Su una sola affermazione mi voglio fermare. “Solo così nel mondo potremo essere una presenza diversa, come tanti di noi testimoniano nel loro ambiente di lavoro, in università, nelle vita sociale e in politica o con gli amici, per il desiderio che la fede non sia ridotta al privato”. Trapela da queste parole non solo il desiderio di essere “diversi”, e già questo non piace – di “diversi “e delle loro azioni ne abbiamo già visto – ma anche il sottinteso che questa loro rivendicarsi diversi incorpori automaticamente il concetto di “migliori”. E anche di “migliori” ne abbiamo già sentito parlare e visto.

Qui non solo non si sfiora nemmeno il concetto di laicità della politica e dello Stato, ma nelle parole la si nega. Quanto l’umanità abbia pagato ai “diversi” e ai “migliori” è nella memoria di tutti, forse non dei più giovani ai quali non è mai tardi per rammentarlo. Ma torniamo a lui, al Celeste. “Sono vittima di una congiura dei poteri forti”. Anche lui come tutti quelli che negli ultimi tempi l’hanno preceduto nella parabola discendente. Anche da lui vorremmo qualche chiarimento: chi e dove stanno i poteri forti che insidiano il suo trono? Non certo nel mondo della sanità privata che costituisce uno dei poli economici più forti in Lombardia e che vedranno la sua scomparsa come una iattura. Non certo i poteri forti del settore immobiliare, che nella Regione, nelle sue leggi e nei suoi compagni di fede, assessori o deputati, hanno visto il più sicuro baluardo ai loro affari, gente tutta che non bada, tra l’altro, tanto al colore delle idee e delle fedi quanto alla “malleabilità”. Non certo questo mondo finanziario che sugli affari poco limpidi è cresciuto e si è sviluppato e che si augura solo di poter proseguire.

Allora chi? Alcuni autorevoli giornali? Cinicamente potremmo dire che sulla cronaca degli illeciti ci campano anche e quindi perché uccidere la gallina dalle uova d’oro? La verità sta forse altrove. I suoi nemici sono i poteri deboli, quelli rappresentati dai professionisti che sono stati messi da parte per favorire gli accoliti, gli imprenditori che si sono visti fatti fuori dalle commesse pubbliche e in molti casi anche private per far largo alla Compagnia delle Opere, le cooperative sociali che non hanno ricevuto quel che si meritavano perché gravitanti al di fuori del cerchio magico di CdO e CL. Inutile proseguire in un elenco che comprende il grande mondo degli esclusi dal regime formigoniano.

Per finire, se anche così non fosse, se ci fosse invece una “congiura”, bisognerebbe solo chiamarla una lotta di potere, tra poteri forti, tra i quali CdO e CL non sono da meno di altri per forza e per potere. Dunque Formigoni si metta l’animo in pace, chi di potenza ferisce di potenza perisce. Quando ero ragazzino e frequentavo ancora il confessionale, il buon prete di campagna, si era sfollati, mi chiedeva sempre: “Hai frequentato cattive compagnie?” Io non capivo a cosa alludesse perché pensavo che tutti fossimo uguali e buoni. Era una domanda di rito? Il confessore la fa a Formigoni?

Luca Beltrami Gadola




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