1 maggio 2012

I PENDOLARI: I DIRITTI DI UNA CITTÀ IN MOVIMENTO


Recenti dati Istat ci dicono che il 30% dei lavoratori in Lombardia si allontanano quotidianamente dalla propria città o paese di residenza per ragioni professionali, per poi far rientro a casa alla sera. Ovviamente, la meta decisamente più frequente è Milano, crocevia commerciale e industriale in cui sono collocati la maggior parte degli uffici amministrativi delle grandi società, un gran numero di uffici pubblici e servizi, tra cui plessi scolastici, strutture ospedaliere, università e quant’altro. I dati ci dicono che, ogni giorno, circa novecentomila, tra studenti e lavoratori, arrivano a Milano per quotidiane occupazioni e, ogni tardo pomeriggio, questa “città viaggiante” rientra nei propri paesi o città di origine.

Le problematiche che i pendolari hanno, nella gestione quotidiana del tempo, sono tantissime e sono principalmente dovute alle difficoltà logistiche dei mezzi di trasporto, per quanti, tra loro, utilizzano i mezzi pubblici. Si è calcolato che, mediamente, il pendolare incontra un ritardo quotidiano nei propri spostamenti almeno quattro volte al mese e, nella grande maggioranza dei casi, questo ritardo comporta problematiche economiche di trattenuta sullo stipendio e, in ogni caso, problematiche disciplinari e organizzative.

I pendolari che si muovono in auto subiscono il congestionamento di tutti i giorni delle principali reti viarie di ingresso a Milano, impiegando, per il loro trasferimento, un periodo di tempo del 30% superiore a quello impiegato in caso di traffico normale. Conseguenza diretta anche del traffico automobilistico sono ritardi, quantificati in termini economici per il lavoratore e in termini di pregiudizio per il funzionamento del sistema, ma anche inquinamento ambientale e maggior numero di incidenti stradali.

Fin qui, ci si muove in ambito di “fatiche quotidiane tangibili” che affliggono il popolo dei pendolari, ma anche la comunità intera, l’ambiente e il territorio. Ma ci sono degli ulteriori aspetti critici, forse più impalpabili e valutabili solo in ottica sociologica, che, ad avviso di chi scrive, sono ben più dannosi per l’equilibrio della società. Infatti, il pendolare che si trova a dover percorrere un viaggio superiore ai 45/60 minuti ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro e un periodo di tempo equivalente per fare rientro presso la propria abitazione la sera, è spesso sottoposto a un notevole stress psico-fisico che va oltre il tangibile ritardo o sovraffollamento dei mezzi pubblici ovvero il traffico veicolare. È qualcosa di più.

Infatti, la singola persona si trova a trascorrere un periodo di tempo pari al 10% della propria giornata – e al 15% del proprio periodo quotidiano di veglia – in viaggi spesso molto scomodi, con persone che condividono le medesime fatiche e spesso in condizioni di notevole stanchezza fisica. Questo tempo è indubbiamente – e ineluttabilmente – sottratto alla famiglia, alle occupazioni domestiche e al tempo libero; ragione per la quale il periodo trascorso in viaggio è spesso visto come una “parentesi mentale” faticosa e da concludere al più presto.

Posto che la grande città, fisiologicamente, offre un numero di posti di lavoro esponenzialmente superiore alle piccole realtà locali e che quindi il pendolarismo è fenomeno strettamente connesso alla nostra civiltà occidentale, occorre tuttavia consentire di “vivere” il periodo di trasferimento quotidiano del pendolare in condizioni il meno precarie possibili. Penso quindi a treni più confortevoli, ad autobus più comodi e veloci, a sale di attesa dotate anche di qualche confort, a servizi di bar o edicola anche nelle stazioni più piccole e periferiche.

Inoltre, anche il periodo di viaggio potrebbe essere reso più funzionale e piacevole con l’organizzazione, sui convogli ferroviari, di spazi di studio comune, di brevi lezioni di lingue o pratici insegnamenti di hobbies (dal ricamo al modellismo), oltre a rivendite di libri e giornali: tutti momenti di incontro e formazione che possano arricchire le persone e rendere più piacevole e fruttuoso il viaggio. Sono idee non sempre di facile realizzazione pratica, ma devono costituire spunti che non devono mai venir meno in qualsiasi “agenda programmatica” degli amministratori locali.

Si tratta, infatti, di aiutare una parte produttiva del paese, che, per compiere il proprio lavoro quotidiano, deve spostarsi ogni giorno con vari mezzi di trasporto, a vivere questo viaggio con la maggior serenità, comodità e “dignità” possibile. Così che questo importante periodo della giornata divenga non solo una “parentesi” da superare il più in fretta possibile verso il lavoro o verso casa, ma un “momento di vita” a tutti gli effetti, con possibilità di leggere, studiare, incontrare persone nuove, accrescendo la propria personalità e la propria qualità di vita.

 

Ilaria Li Vigni



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti