1 maggio 2012

MULTIUTILITIES: I GIGANTI DELLA POLITICA


Tra le società controllate dai Comuni si evidenzia la presenza di veri e propri colossi dell’economia italiana, risultato di una tendenza a un gigantismo – inefficiente, politicizzato e oligopolista – in corso da anni, dovuta a fusioni, acquisizioni e crescita di fatturato in mercati poco o per nulla concorrenziali. A fine 2006, ben 230 imprese facevano capo a soli cinque gruppi quotati in Borsa, gruppi diventati quattro nel 2008 con la costituzione della milanese-bresciana A2A (44 Società nel 2011). Le altre tre sono ACEA (63 società nel 2010), HERA (44 società nel 2011) e IRIDE.  Quest’ultima nel 2010 si è fusa con ENIA dando vita a IREN.

Queste quattro grandi multiutilities – che controllano o hanno partecipazioni in decine di società che a loro volta partecipano al capitale di numerose altre società – sono uno degli esempi più clamorosi di connivenza tra politica ed economia. Queste società operano nel settore dell’energia e hanno avuto un fatturato complessivo per l’esercizio 2010 di circa 14,5 miliardi di euro con quasi 30 mila dipendenti.

Le nomine nei consigli di amministrazione spettanti ai Partiti – dato il controllo dei Comuni sulle capogruppo – pesano a cascata su centinaia di nomine, assunzioni e consulenze nelle decine e decine di società partecipate. La funzione di controllo dell’assemblea elettiva dell’Ente locale non è, invece, pienamente garantita: nel caso di società controllate direttamente dalle Istituzioni, i consiglieri raccolgono informazioni con difficoltà e in tempi lunghi. Nel caso delle società di secondo e terzo livello controllate indirettamente dal Comune, per i consiglieri è impossibile avere chiarimenti se non dalla società capogruppo. Gli amministratori delle imprese pubbliche rispondono ad azionisti, i cittadini, sempre più lontani dalla loro funzione di controllo. Laddove l’azionista controlla poco aumenta il rischio di fenomeni corruttivi. A2A controlla EDIPOWER che produce il 5% del fabbisogno energetico nazionale, della quale è azionista anche IREN. La presidenza di EDIPOWER è stata data all’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, nel corso dell’ultima campagna elettorale milanese, da Letizia Moratti dopo la “minaccia” di Albertini di tornare in campo a danno di Letizia.

Il ruolo dei principali Comuni italiani è ormai quello di azionista finanziario, vista la complessità della struttura societaria delle imprese controllate e le partecipazioni di straordinaria importanza che detengono. Queste realtà sono attori economico-politici che operano anche in mercati concorrenziali. Infatti, se la produzione di gas ed energia elettrica sono attività “a maggior tutela”, protette, la distribuzione è attività in parte “tutelata” e in parte liberalizzata e la vendita è in gran parte attività liberalizzata, in libera concorrenza, o così dovrebbe essere, gestita spesso attraverso società del Gruppo (ad esempio ACEA Energia SpA, del gruppo ACEA, vende energia elettrica, gas e servizi energetici ai clienti finali).

Il rischio di operare contemporaneamente in mercati protetti e concorrenziali è, tra gli altri – come dimostrato da alcuni procedimenti dell’Antitrust – quello di mettere in pratica politiche di “cartello” con le altre utilities pubbliche a danno delle imprese private, le quali possono occuparsi solo di vendita e non di produzione e distribuzione.

L’Antitrust ha chiuso nel settembre 2010 quattro istruttorie avviate nei confronti di A2A, ACEA e IREN – oltre che di Italgas (gruppo ENI) – per verificare possibili abusi di posizione dominante. Le istruttorie si sono concluse con alcuni impegni presi dalle multi utilities, accettati dall’antitrust, che in un comunicato stampa affermava che le preoccupazioni sulla presenza di una effettiva libera concorrenza “nascevano dalla constatazione che la discriminazione nella qualità dei servizi forniti dai distributori alle società di vendita a seconda che queste appartenessero o meno al gruppo di riferimento (derivante in particolare dall’adozione di procedure inefficienti), accresceva il costo di competere dei venditori al dettaglio di energia elettrica e gas nuovi entranti”. Anche la “rossa” HERA ha attuato pratiche simili rilevate dall’Autorità garante.

Insomma, il mercato liberalizzato della vendita di gas ed elettricità, di fatto non si è rivelato essere un mercato effettivamente aperto alla concorrenza. Le politiche attuate da gruppi pubblici presenti sia nella distribuzione – mercato “protetto” – che nella vendita – mercato concorrenziale aperto ai privati, sono state attuate a danno di nuovi competitor privati. Non è finita. A2A si sarebbe resa protagonista, secondo quanto denunciato dall’Antitrust, insieme agli altri soci di Edipower di “un’intesa restrittiva della concorrenza” per “tenere alto il prezzo dell’energia venduta in Sicilia” e ACEA ha condizionato un numero imprecisato di gare d’appalto per la gestione di servizi idrici.

La romana ACEA della quale il Comune di Roma sta cercando di vendere il 21%, mantenendone però il controllo, non ha distribuito il saldo sul dividendo2011, haun utile in calo e un indebitamento netto di 2,32 miliardi di Euro.

A2A – controllata a maggioranza dai Comuni di Milano e Brescia guidata da uomini vicini a Comunione e Liberazione, come vicino al Movimento è il sindaco bresciano Adriano Paroli – ha chiuso il 2011 con una perdita di 420 milioni a causa, come riportato da Il Sole 24 Ore, del rosso 2011 di 66,5 milioni della società controllata del Montenegro Epcg e soprattutto della svalutazione da 630 milioni legata al riassetto di Edison. L’acquisizione definitiva di Edipower farà lievitare il debito finanziario netto a 5 miliardi di euro.

Pur essendo molti i fattori che contribuiscono al prezzo finale si può affermare che per i consumatori non ci sono stati vantaggi dalla nascita di queste grandi utilities pubbliche le quali avrebbero dovuto calmierare le tariffe ma così non è andata. Il sistema dei giganti pubblici controllati dai Comuni non ha dato risultati favorevoli visto che i prezzi italiani dell’elettricità sono più alti di quelli medi dell’Europa dei 27. Lo stesso accade per le tariffe sul gas. La qualità dei servizi inoltre non è migliorata. E non va dimenticato che il capitale di rischio delle utilities pubbliche viene dalle tariffe che i cittadini non possono certo non pagare. Peraltro, la politica tariffaria dei servizi energetici non è tra le leve delle municipalità, essendo determinata a livello nazionale, né lo è il monitoraggio della qualità che ricade sotto la responsabilità dell’Authority (i vertici delle authorities in Italia sono nominate dai Partiti). Eppure sono i Comuni che controllano le società, un’altra contraddizione di questo mercato protetto e inquinato.

 

Valerio Federico

 



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