24 aprile 2012

QUANDO IL COMUNE SI ASSOCIA ALLA CITTÀ


Storia di una rete tra associazionismo locale, Giunta e cittadini.

È trascorso poco meno di un anno dall’insediamento della Giunta Pisapia a Milano. Tra i protagonisti del “cambiamento del vento” si colloca una sostanziosa fetta di associazionismo milanese, talvolta definito il vero vincitore delle amministrative 2011, più oggettivamente il motore partecipativo della campagna elettorale prima e degli albori di governo della città poi. Ma come si colloca il mondo associazionistico in questa nuova città? Quale il suo ruolo nella società meneghina? Proviamo a tracciare un quadro con chi di associazionismo ci si sporca le mani quotidianamente e con chi di mestiere osserva il tessuto sociale urbano: Eugenia Montagnini dello spazio di formazione partecipata Studio Excursus e docente di Sociologia Urbana presso Politecnico e Università Cattolica di Milano; Franco Beccari, coordinatore dei Circoli territoriali di Legambiente Lombardia e Michele Marzulli, presidente del CNGEI Milano (l’associazione di scoutismo laico italiana) oltre che docente di Sociologia Generale presso l’Università Cattolica di Brescia. I nostri tre interlocutori smarcano in fretta l’associazionismo locale dall’etichettatura di vincitore morale delle ultime elezioni, concentrandosi sul riconoscimento dell’impegno civico di esso come forza innovativa nel panorama partecipativo milanese. L’adozione di questa concezione si riscontra non a caso nella Rete dei Comitati per Pisapia sopravvissuti al post-campagna elettorale mutando forma in Comitati per Milano, promotori della partecipazione e del confronto prima che nella città, nelle singole zone, come ci fa notare la professoressa Montagnini. Sia Montagnini che Marzulli citano il Primo Forum Cittadino delle Politiche Sociali (tenutosi al Teatro Strehler il 2-3 dicembre scorsi) come primo snodo in cui il welfare istituzionale si è rivolto, ha consultato e ascoltato associazioni e cooperative che agiscono nella città. Quest’esempio è rincarato da Beccari, che ricorda come Legambiente sia stata immediatamente interpellata dall’assessore Maran circa Area C e dall’assessora De Cesaris a proposito del PGT. Ma allora davvero l’associazionismo locale ha svolto un lavoro così importante a Milano da essere innalzato a consulente informale delle istituzioni? Torna di nuovo, preponderante, la parola partecipazione. Secondo l’opinione di Beccari le associazioni sono state negli ultimi anni “il cemento che ha tenuto unita la città”, da questa forza scaturisce una nuova concezione di far politica, oltre all’alto gradimento della funzione svolta dalle stesse associazioni “ma – mette in guardia Beccari – i cittadini hanno saputo distinguere e sostenere quelle associazioni in grado di agire e di contestualizzarsi nel territorio in cui operano rispetto all’associazionismo delle chiacchiere e dei grandi proclami fini a se stessi”. L’azione e l’identità associativa non trovano centralità unicamente nelle dichiarazioni di Beccari. La Montagnini infatti sostiene che le associazioni e le cooperative che si occupano di politiche sociali siano state negli anni spremute fino all’osso, delegate a braccio operativo di tali politiche rischiando che ciò sfociasse piuttosto che in una vittoria delle suddette realtà associative, in una sconfitta della democrazia e del pubblico, assoggettato all’impostazione identitaria dei singoli operatori. A evitare ciò si sta contrapponendo una buona cabina di regia coordinata saldamente da questa Giunta, in grado di attivare bandi e concorsi di idee aperti a tutti ma di marcare chiaramente il campo istituzionale da quello operativo, equilibrando e regolando questa sinergia tra i due settori. È proprio su questo punto che differisce invece il pensiero di Marzulli, che denuncia la mancanza di un modello partecipativo definito: “concorsi di idee e tavoli di confronto sono stati aperti – dice Marzulli – Milano però è una città ancora assopita, non abituata alla partecipazione attiva e il rischio d’incomprensione o scarso interesse verso questa nuova modalità decisionale è alto. In Francia ad esempio la legislazione obbliga alla consultazione pubblica, la regione Toscana ha introdotto i Town Meeting, esperimenti di democrazia attiva e deliberativa, criticatissimi, ma ottimi punti di partenza. Senza una strategia mirata questo tripudio partecipativo innalzato dai movimenti e dalla Giunta sarà un buco nell’acqua, un autogol, una sconfitta inattesa per i quattro anni a venire”. Marzulli confida però nella stesura e nell’adozione di tale modello strategico, contando sulle competenze e l’esperienza di assessori interessati quali Majorino, Granelli e Maran. Palazzo Marino si gioca una grande partita sul coinvolgimento attivo dei propri cittadini, pare che possa trovare una sponda nel mondo delle associazioni, disposto questo, a portare in dote pratiche rodate e credibilità per contribuire nella costruzione di un rinnovato modo di far politica a Milano.

 

Vittorio Artoni

[contact-form-7 id=”18305″ title=”Modulo di contatto 1″]

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti