24 aprile 2012

LA PARTECIPAZIONE A MILANO: SENTIMENTO VIVO OPPURE LONTANO RICORDO?


Tra le caratteristiche principali della democrazia, analizzata in chiave moderna, si colloca la partecipazione politica. E Milano ha assunto un ruolo guida sotto questo aspetto. Non è passato nemmeno un anno dall’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco del capoluogo lombardo. Quei giorni furono caratterizzati da un alto livello di partecipazione da parte dei milanesi. Si respirava davvero l’aria del cambiamento. Non tanto per la figura del candidato sindaco del centrosinistra, quanto per la voglia di tornare a essere decisivi e di riappropriarsi del ruolo assegnato ai cittadini dal concetto stesso di democrazia. Un concetto legato a un governo soggetto al popolo, responsabile tramite il voto della sua elezione. Quindi un coinvolgimento attivo.

Nelle strade milanesi era da tempo che delle elezioni comunali non destassero tanto interesse. Si discuteva sulla necessità di puntare sulle energie rinnovabili, anche a livello nazionale. Si riteneva indispensabile la modifica del Prgc, piano regolatore generale comunale, così da permettere la costruzione di nuove pista ciclabili. La riduzione sugli accessi delle auto in centro, checché se ne dica, era già sulla bocca di tutti. Quantomeno su coloro che avevano intenzione di votare per Pisapia. Questa “onda arancione” avrebbe cambiato il modo di fare politica, avrebbe imposto un nuovo linguaggio istituzionale. Qualcuno si spinse oltre, affermando che la vittoria di Pisapia a Milano avrebbe spianato il terreno per un cambiamento politico a livello nazionale. Le vittorie del centro sinistra a Torino e a Napoli avrebbero intensificato questa spinta riformatrice. Sarebbe stata la fine del sistema “berlusconiano”, colpevole di aver caratterizzato il panorama politico italiano degli ultimi vent’anni. “Il vento è cambiato” era la frase più ricorrente. E qualcuno ci aveva creduto.

A un anno di distanza dalle elezioni comunali di Milano del 2011, quali conclusioni possiamo trarre? La partecipazione politica è davvero un sentimento che si è diffuso nelle vie del capoluogo lombardo, impossessandosi del cuore e della testa dei milanesi? Essi sono davvero passati da uno stato di sconfortante passività a uno di esaltante attività politica?

La risposta non può essere immediata alla luce del poco tempo trascorso dal momento del voto. Sempre per la stessa motivazione, sarebbe poco proficuo avvalersi dell’operato attuale della nuova giunta. È utile sottolineare come l’informazione sui provvedimenti attuati da Pisapia sia decisamente scarsa. Spesso vengono posti i riflettori sulle decisioni che hanno un impatto economico negativo sulle persone. Questa potrebbe essere già una risposta alla domanda posta.

L’informazione locale, spinta da interessi opposti a quelli del primo cittadino milanese e appoggiati da lobby potenti, tende a esaltare quei temi che possono delegittimarne la carica. I cittadini, ritenendo questo tipo d’informazione l’unica possibile, non accettano le iniziative della giunta e protestano il loro contenuto. Un momento. Purtroppo è proprio la protesta che manca.

L’anno scorso i militanti della lista Pisapia sono stati in grado di scossare Milano. Le loro iniziative sono state, a livello partecipativo, eccezionali. I concerti organizzati sia in piazza Duomo sia in piazza Duca d’Aosta ne sono un esempio. Sono stati dei grandi eventi anche le biciclettate, specie quella partita sempre sotto lo sguardo della Madonnina e conclusasi all’Arco della Pace. Per gli amanti della statistica è utile ricordare come l’affluenza alle urne è stata superiore rispetto alle elezioni precedenti del 2006, nonostante gli standard troppo bassi. Non vogliamo dimenticare gli incontri, le conferenze e le manifestazioni civili. Tutto ciò culmino con la serata in cui, dopo il verdetto finale, ci fu una grande festa in tutta la città. Poi il silenzio. La partecipazione politica che caratterizzò uno dei momenti più importanti della storia milanese (diciotto anni governati dal centro destra) scomparve nel nulla. Questa è l’impressione che la maggior parte degli abitanti di Milano percepiscono.

In certi momenti lo stimolo a partecipare può essere viziato dall’entusiasmo. Su questo non ci sono dubbi. Non si può pretendere una mobilitazione permanente dei cittadini. Sarebbe da folli. “Ma vai a lavurà” risponderebbero in molti. Allora come possiamo concedere la possibilità ai milanesi di tornare a sentirsi al centro del progetto politico del nuovo sindaco e non solo un mezzo con cui arrivare alla poltrona più ambita di palazzo Marino? Considerando che ogni individuo potrebbe avere la sua proposta, come poterle accogliere tutte?

Un’idea potrebbe essere la seguente: la creazione di uno “sportello del cittadino” online. Questo mezzo permetterebbe ai milanesi di promuovere iniziative, discutere temi che necessitano l’immediato intervento del Comune e, punto fondamentale, criticare l’operato della giunta. Solo quando la politica ascolterà il cittadino potremmo finalmente dire che il vento è cambiato.

 

Gabriele Di Terlizzi

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