24 aprile 2012

INVENZIONI E BREVETTI, MILANO CAPITALE DEI MODERNI ARCHIMEDE


Italiani popolo di poeti, santi e navigatori. Milanesi popolo di inventori, si potrebbe aggiungere. Nel 2010 la Camera di Commercio di Milano ha ricevuto più di 16 mila richieste di depositi, di cui 2.481 brevetti per invenzioni. Significa che un’innovazione su quattro in Italia è registrata nel capoluogo lombardo. La creatività è senza freni, anche se non tutto può essere brevettato. In media un’idea su cinquanta viene bocciata per mancanza di requisiti perché già esistente o irrealizzabile. Come la ruota o il riporto per la calvizie che qualcuno ha provato a brevettare negli Stati Uniti.

Alla folgorazione di un’idea geniale segue spesso un iter burocratico molto lungo. «I tempi per approvare ogni singolo progetto si attestano intorno ai tre anni» spiega Maria Grazia Testa, responsabile dell’ufficio Proprietà Intellettuale alla Camera di Commercio meneghina. Una delle ragioni del boom di brevetti a Milano è che in città operano alcuni dei maggiori studi legali specializzati nel campo. I quali, come prima cosa, firmano col cliente un patto di riservatezza bilaterale. Alcuni inventori, che chiedono di rimanere anonimi, rivelano che la parcella per un brevetto si aggira intorno ai cinquemila euro. Il cliente ottiene copertura legale, studi approfonditi per capire se l’invenzione è originale a livello nazionale ed europeo. Lo studio si occupa anche di tutta la parte burocratica. «Scrivere la domanda per registrare un brevetto non è facile», ammette un inventore milanese. «Ho imparato a farlo da solo dopo diversi anni e molti depositi, ma ora presentare una domanda di brevetto mi costa meno di 100 euro».

Il riserbo caratterizza anche gli inventori. Forse perchè il 90% dei brevetti ha alle spalle un’azienda e solo il 10% viene da privati. «Per ragioni commerciali non possiamo rivelare nulla del progetto» oppure «Sono un dipendente, se parlo mi cacciano» sono alcune delle risposte che si ottengono cercando di indagare meglio sulle loro invenzioni. Eppure il 60% dei brevetti ha dato vita a una nuova attività commerciale negli anni scorsi, segno che l’iniziale riservatezza dà i suoi frutti. «Si evita la contraffazione – spiega Giorgio Rapari, consigliere della Camera di Commercio – che per le industrie milanesi rappresenta un danno da 4 miliardi di euro all’anno». Il giorno dopo che Berlusconi utilizzò il termine “bunga bunga” furono depositati 4 diversi marchi con questa espressione e a oggi sono saliti a 23. La scintilla di creatività, insomma, può colpire più persone in una volta sola. Ecco perché la signora Cristina Chillemi è così spaventata alla sola idea di parlare della sua invenzione. «Ho creato una ceretta completamente indolore» dice con orgoglio. Sa di avere tra le mani una pepita d’oro e non vuole rivelare dettagli. In fondo è qualcosa che potrebbe cambiarle il conto in banca. «Il metodo è stato testato su alcune clienti, rimaste esterrefatte per non aver sentito nemmeno un pizzico. Ciò che ho inventato è rivoluzionario».

Sono due i settori in cui gli inventori milanesi sono all’avanguardia. La moda innanzitutto. Dal 1980 sono state brevettate 1.750 idee in questo campo. La Lombardia risulta la quarta regione europea per numero di brevetti modaioli, ma è al primo posto per quelli riguardanti gioielli e cappelli. L’altro settore in cui Milano gode di ottima salute è quello delle energie, meglio se pulite. Brevetti che spaziano dallo sfruttamento del moto ondoso del mare all’uso alternativo di oli e liquami. Dal riciclaggio dei rifiuti urbani fino alle automobili di nuova generazione. Risparmio e basso impatto ambientale sono i punti in comune di queste innovazioni.

Il dottor Mauro Zaninelli, ricercatore dell’Università San Raffaele e inventore a sua volta nel campo dell’ingegneria agraria, spiega il perché della concentrazione di tante domande “ecologiche” nel capoluogo lombardo: «Milano ha alcune delle migliori università italiane. Questi istituti formano talenti, soprattutto nei settori della creatività e delle tecnologie. E loro si avvicinano ai brevetti per avere pubblicazioni e quindi curriculum. Negli ultimi dieci anni il peso di un’università si basa molto sul numero di brevetti arrivati dai propri ricercatori».

C’è anche chi arriva al brevetto da una strada opposta. Lorenzo Spagnoli è il proprietario di Biotech Italia, azienda che produce prodotti innovativi per il benessere animale. Le sue invenzioni sono frutto dell’esperienza. Anni di lavoro sul campo a volte danno l’ispirazione per qualche nuova idea. «Ho quattro brevetti alle spalle e credo di poter dire che la globalizzazione è un’alleata degli inventori, non un rischio. Serve sperimentazione, finanziamenti per produrre l’idea e strategie di marketing per venderla. Troppe cose per una persona sola». La diffusione del brevetto su scala internazionale è la soluzione. «Abituiamoci al concetto. Un’idea creata a Milano può trovare il suo naturale sviluppo in Cina e il suo mercato migliore in Sudamerica». Creatività e invenzioni non avranno più confini.

 

Pietro Pruneddu

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